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L'authority indaga sulle donazioni cash al principe Carlo

L'accaduto rischia tuttavia di proiettare qualche nuova ombra sull'erede al trono britannico
Ats
27.06.2022 19:29

Sarà oggetto di una verifica da parte della Charity Commission, l'autorità di controllo indipendente chiamata a vigilare sulle organizzazioni di beneficenza britanniche, l'imbarazzante vicenda portata alla luce ieri dal Sunday Times delle donazioni milionarie pronta cassa fatte in contanti al principe Carlo fra il 2011 e il 2015 dallo sceicco Hamad bin Jossim: ricchissimo ex premier del Qatar, businessman e membro della dinastia regnante nello Stato del Golfo alleato di Usa e Regno Unito.

La Commission non svolge indagini penali e, del resto, sull'accaduto non pesano per ora sospetti d'illegalità. Ma ha comunque poteri amministrativi e può arrivare a sospendere certe attività di una charity laddove individui violazioni delle regole interne che le associazioni si sono date e son tenute a rispettare sull'isola.

Clarence House insiste ad assicurare che tutto è stato fatto nel rispetto pieno non solo della legge, ma anche delle consuetudini e degli statuti. L'accaduto rischia tuttavia di proiettare qualche nuova ombra sull'erede al trono britannico, in un momento in cui il principe di Galles, 73 anni, appare sempre più coinvolto in un ruolo da co-reggente di fatto accanto alla madre, la 96enne Elisabetta II.

E proprio oggi Carlo s'è visto assegnare, a margine di una visita della regina in Scozia, un altro titolo: quello, ereditato dal padre Filippo, di patrono del Royal College of Surgeons di Edimburgo, gloriosa istituzione medica nazionale.

Sulla faccenda delle donazioni dello sceicco del Qatar pesa il fatto che il denaro che Clarence House assicura sia stato immediatamente e regolarmente girato nelle casse di uno degli enti benefici patrocinati da Carlo - 3 milioni di euro in tutto - fosse stato versato in modo del tutto irrituale in cash, in tre diverse tranches.

Due nelle mani di collaboratori del principe (con le banconote in un'occasione racchiuse in bustoni del prestigioso negozio di gastronomia Fortnum & Mason di Londra); e una consegnata in una valigetta addirittura direttamente al delfino di casa Windsor. Il tutto nell'ambito di colloqui informali di cui non risulta traccia, secondo il Times, nell'agenda di corte dell'epoca.

A peggiorare le cose c'è inoltre il precedente di un'altra inchiesta aperta da tempo sulla Prince's Foundation, una delle organizzazioni benefiche promosse in prima persona da Carlo: non solo dalla Charity Commission in quel caso, ma pure dalla polizia, sul sospetto scambio fra donazioni e onorificenze reale negoziate con un chiacchierato intermediario saudita.

Donazioni delle quali nella circostanza il principe di Galles non avrebbe saputo nulla, ma che comunque si ritiene siano state gestite dal suo ex assistente Michael Fawcett, collaboratore strettissimo per molti anni, costretto alla fine nei mesi scorsi a dimettersi dalla carica di amministratore delegato della Foundation.