L’epilogo di una lunga caccia all’uomo

Adesso rimane soltanto una palazzina bianca semi distrutta circondata da olivi nei pressi del villaggio siriano di Atmeh, nella provincia di Idlib, nel nord ovest della Siria. Il presidente Biden ha dichiarato che Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurayshi, il leader dell’ISIS, è morto durante un raid delle forze speciali statunitensi in un attacco effettuato prima dell’alba. Il leader del gruppo militante dello Stato Islamico si trovava in un edificio di tre piani nel nord della Siria, a poca distanza dal confine con la Turchia, quando sono arrivate le forze speciali statunitensi. Al-Qurayshi, braccato, al terzo piano dell’edificio, ha fatto esplodere una bomba che ha ucciso sé stesso e diversi membri della sua famiglia. Al-Qurayshi è stato un membro di spicco di al-Qaida in Iraq e aveva scalato i ranghi dell’ISIS prima di essere nominato al vertice nell’ottobre 2019, poco dopo che il suo predecessore Abu Bakr al-Baghdadi risultò ucciso durante un raid statunitense.
Biden, che martedì ha approvato l’operazione, ha assistito alla missione di due ore dalla Situation Room della Casa Bianca insieme alla vicepresidente Kamala Harris, al segretario alla difesa Lloyd J. Austin III e al generale Mark A. Milley. «Questa operazione testimonia la portata e la capacità dell’America di eliminare le minacce terroristiche, indipendentemente da dove cerchino di nascondersi in qualsiasi parte del mondo», ha affermato Biden.
Il raid
Nell’esplosione sono morte 13 persone, tra cui il leader dell’ISIS e sei bambini, probabilmente (ma non si sa con certezza) membri della stessa famiglia del leader. «Mentre le nostre truppe si avvicinavano per catturare il terrorista, in un atto finale di disperata codardia, lui ha scelto di farsi esplodere invece che affrontare la giustizia per i crimini che ha commesso», ha detto il presidente Joe Biden dopo il blitz. Questa è la più grande incursione statunitense nel Paese dall’operazione che ha visto come protagonista Abu Bakr al-Baghdadi. Il presidente USA ha annunciato la notizia dalla stanza Roosevelt della Casa Bianca a Washington, il 3 febbraio 2022.
L’assalto è avvenuto per mezzo di elicotteri da combattimento, due dozzine di commando americani e droni Reaper. Mentre la situazione si faceva tesa, con richieste di resa in arabo date per mezzo di altoparlanti, un’esplosione ha scosso l’edificio. Altri abitanti, tra cui civili ignari di quanto accedeva ai piani superiori sono fuggiti prima dello scoppio. La Casa Bianca ha aggiunto che tutti i membri USA coinvolti nella missione sono tornati a casa sani e salvi dopo l’operazione.
Abu Bakr al-Baghdadi, il precedente leader dello Stato Islamico, era morto in modo simile nel 2019, facendosi esplodere con un giubbetto esplosivo, mentre le forze statunitensi facevano irruzione nel suo nascondiglio, non lontano da quello di al-Qurayshi. Ma anche Osama bin Laden, leader di Al Qaeda era rimasto ucciso nel 2011 in un raid americano.
Fermare l’ISIS
I leader islamici trovano spesso rifugio in ambienti che non danno nell’occhio, si nascondono dove non ti aspetti. La provincia di Idlib, in Siria, è stata un rifugio sicuro per gli estremisti per gran parte dell’ultimo decennio e la presenza di al-Qurayshi è una conferma. In quella zona si trovano i campi dei rifugiati in fuga dalla guerra civile, povera gente che vive in condizioni precarie. Stanze semplici, stuoie sui pavimenti, una stufa, vestiti, coperte. Questo si vede dalle immagini che circolano sui social e che ritraggono la palazzina del raid. L’operazione pianificata da mesi è stata possibile grazie alle scoperte dell’intelligence, attraverso un piano studiato per eliminare il leader riducendo le vittime civili. L’anno scorso si era infatti supposto che il leader dell’ISIS vivesse in una casa nel nord ovest della Siria, nei pressi del confine turco. A marzo 2019, l’organizzazione terroristica aveva perso terreno in parti della Siria e dell’Iraq. Ma il mese scorso, i combattenti dell’ISIS avevano attaccato una prigione nel nord-est della Siria nel tentativo di liberare i loro membri incarcerati. Questo attacco aveva fatto sorgere i dubbi che l’ISIS potesse risollevarsi e riorganizzarsi.
Al-Qurayshi, califfo dell’autoproclamato Stato Islamico, ha sempre tenuto un basso profilo, anche se si tratta di una persona abile nel pensiero strategico. Nato in Iraq nel 1976, non certo popolare come al-Baghdadi, il suo vero nome sarebbe Amir Muhammad Said Abdel-Rahman al-Mawla al-Salbi. Si presume sia stato un veterano della jihad ed esperto di guerriglia. La sua morte ha certamente inflitto un duro colpo al gruppo terroristico e ha segnato una vittoria per l’America. Ma bisogna prestare attenzione perché l’ISIS è un serpente dalle mille risorse: quando una testa manca, ne spunta un’altra.
Chi sarà, adesso, il nuovo leader dell’ISIS?