Ucraina

Nuove esplosioni in Crimea: distrutto un deposito di munizioni

Le cariche esplosive detonate nel nord, per il Cremlino, sarebbero la conseguenza di un «sabotaggio» – Una delegazione dell'ONU vuole recarsi a Zaporizhzhia, ma i russi la frenano – Putin agli USA: «Prolungate la guerra»
Andrea Colandrea
17.08.2022 06:00

Nuove esplosioni in Crimea, una settimana dopo quelle verificatesi nella base militare aerea di Saki. Ieri mattina, una serie di cariche esplosive sono detonate in un deposito temporaneo di munizioni in mani russe a Maiske (nel distretto di Dzhankoi), località nel nord della penisola annessa da Mosca nel 2014. Le immagini delle fiamme e del fumo denso che si sono alzate in aria e che sono subito rimbalzate sulle televisioni di mezzo mondo, hanno mostrato l’ampiezza degli incendi, di cui il Ministero della difesa russo, ancora una volta, non ha fornito dettagli. Secondo il governatore della Crimea, Sergei Aksionov, l’esplosione ha provocato un morto, due persone sono rimaste ferite. Per il consigliere del capo dell’Ufficio del presidente ucraino Volodymyr Zelenski, Mykhailo Podolyak, la serie dideflagrazioni rappresenta l’inizio della «demilitarizzazione» della penisola; lo ha scritto su Twitter, citato dall’agenzia Ukinform. 

Nuova versione dei fatti

Se il primo comunicato di Mosca faceva riferimento a un semplice «incendio», con il passare delle ore il Ministero russo ha poi cambiato versione parlando di «un sabotaggio». Secondo Kiev, come già per Saki, anche a Maiske vi sarebbe stato un attacco mirato delle forze ucraine (non vi è comunque stata alcuna rivendicazione diretta), forze militari che ora potrebbero contare su nuove, più sofisticate armi da guerra, ottenute dall’Occidente (leggi: lanciarazzi a media e lunga gittata). Un alto funzionario ucraino, parlando con il New York Times in condizione di anonimato, ha affermato che queste esplosioni sarebbero state provocate da un’unità militare ucraina d’élite che operava dietro le linee nemiche. Ma non vi sono conferme.

Visita a Zaporizhzhia

Mentre i combattimenti proseguono, resta alta la tensione attorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia. Ieri, dopo che l’ONU ha chiarito che dispone delle capacità logistiche e di sicurezza per fornire assistenza a una visita degli ispettori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) nella struttura, un diplomatico russo ha imposto delle condizioni per poterlo fare, rimarcando che una possibile missione non deve passare attraverso Kiev poiché «è troppo pericoloso». Da segnalare che ieri il presidente russo Vladimir Putin ha sferrato un duro attacco contro gli Stati Uniti, che ha accusato di voler prolungare la guerra utilizzando gli ucraini come «carne da cannone», ma anche di cercare di «destabilîzzare» la situazione globale con la visita della speaker della Camera Nancy Pelosi a Taiwan. Fa discutere, intanto, la notizia pubblicata dal quotidiano inglese Daily Mirror, secondo cui un alto ufficialedi Mosca in disaccordo Putin, si sarebbe messo in contatto con l’intelligence occidentale per individuare una strategia per fermare il conflitto. Solo speculazioni o una (nuova) crepa nell’entourage del presidente russo?

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