Scozia indipendente, petrolio a rischio

LONDRA - Una Scozia indipendente finirebbe per danneggiare il settore petrolifero nel Mare del Nord. Lo ha dichiarato il premier britannico David Cameron che oggi ha riunito, in via straordinaria, il consiglio dei ministri nel centro petrolifero scozzese di Aberdeen.
Il leader conservatore ha aggiunto che le riserve possono essere gestite meglio da un Paese "con le spalle larghe" come il Regno Unito, "una delle dieci maggiori economie mondiali, in grado di assicurare sgravi, investimenti e una struttura di lungo termine" al settore.
Cameron ha anche illustrato uno studio presentato oggi, a cura dell'ex top manager Sir Ian Wood, in cui si chiedono al governo alcune misure che permetterebbero di estrarre nel Mare del Nord 3-4 miliardi di barili di petrolio in più nei prossimi 20 anni, che valgono 200 miliardi di sterline per l'economia nazionale.
A pochi chilometri da Aberdeen, anche il primo ministro scozzese, Alex Salmond, aveva riunito il suo esecutivo per discutere dello stesso argomento ma arrivando a conclusioni opposte rispetto a quelle di Cameron. Per Salmond infatti Londra e le sue leggi sono solo una zavorra per le possibilità di sviluppo dell'industria petrolifera scozzese.
"Abbiamo avuto 16 cambiamenti di regole fiscali nel Mare del Nord in 10 anni, 14 diversi ministri per il petrolio negli ultimi 17 anni, tre negli ultimi quattro anni, una cosa che il controllo scozzese sulle riserve di petrolio e gas offrirà è una politica più stabile e di lungo termine", ha affermato Salmond, secondo cui una Scozia indipendente potrebbe seguire l'esempio di altri Paesi 'piccoli' con risorse petrolifere come la Norvegia.