NATO: ora Finlandia e Svezia vorrebbero muoversi insieme
La guerra in Ucraina sta influenzando anche altri luoghi al di fuori dei confini in cui si muove. Mentre in Finlandia continua il dibattito sulla NATO, le posizioni di Sanna Marin, Primo Ministro finlandese e di Magdalena Andersson, Primo Ministro svedese, hanno toni sempre più netti. La posizione di Sanna Marin appare molto chiara: la decisione finale sulla presentazione di una proposta finlandese di ingresso alla NATO è una decisione di cui si discuterà nel Parlamento finlandese, «non possiamo dare una tempistica, ma si parla di settimane, non di mesi», fa sapere il Primo Ministro finlandese. La Svezia, invece, prevede di prendere decisioni sulla sicurezza «approfondite ma rapide». L’impressione, durante l’incontro tra le due premier, è che i due Paesi si vogliano muovere insieme.
Tutto in regola
Abbiamo chiesto a Stefano Stefanini, senior advisor di ISPI per le relazioni transatlantiche, che ha lavorato come consulente del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, come rappresentante permanente di Italia presso la NATO e vice-capo missione dell’Ambasciata d’Italia a Washington. «Svezia e Finlandia collaborano con la NATO ormai da una ventina d’anni. È una collaborazione che si è costruita nelle operazioni di mantenimento della pace, soprattutto in Afghanistan». Ma quanto reale è la possibilità di ingresso di Svezia e Finlandia nella NATO? «Quando ci sono delle candidature alla NATO», dice Stefanini, «i Paesi candidati devono affrontare essenzialmente due ostacoli: il primo è la capacità delle rispettive forze militari di operare insieme, quella che si chiama interoperabilità; il secondo è la realizzazione di riforme economico-politiche che li rendano compatibili con la struttura politica dei Paesi NATO. Quindi: democrazia, controllo civile sul militare, stato di diritto, rispetto dei diritti umani. Da questo punto di vista, Svezia e Finlandia non hanno nulla da imparare dai Paesi NATO».
Stefanini parla anche della compatibilità delle rispettive forze militari, cose che «permettono di cooperare direttamente sul terreno». In questi 20/25 anni di collaborazione con l’Alleanza atlantica, Svezia e Finlandia sono già avanti. «Per Svezia e Finlandia, decidere se vogliono essere membri della NATO, è una decisione puramente politica e di opinione pubblica». Questi due Paesi «hanno sempre avuto una remora che nasce dalla tradizione di neutralità che ha radici alquanto diverse. Perché per la Svezia è quasi una vocazione, per la Finlandia fu quasi una scelta obbligata dopo le guerre sostenute contro l’Unione Sovietica negli anni ’30. La neutralità era il compromesso che permise alla Finlandia di sviluppare un modello democratico parlamentare e uno stile di vita occidentale senza antagonizzare la Russia che le aveva sottratto un terzo del territorio». La Carelia, ci spiega, prima era Sovietica e poi è diventata russa. «La NATO è sempre stata ben felice di collaborare con questi due Paesi», ma una collaborazione di questo tipo «non prevede la garanzia di difesa dell’articolo 5. La NATO ha sempre messo in chiaro che o sei membro o non sei membro».
Il periodo di transizione
E il periodo di transizione, ovvero dalla domanda di ingresso all’accettazione, quanto può durare? Ancora l’esperto. «Dal punto di vista tecnico parliamo veramente di settimane, ma perché sia formalizzato occorre la ratifica di tutti i Parlamenti. Quello prende tempo». L’approvazione dell’ingresso di un Paese candidato è una decisione del Consiglio Atlantico. «Montenegro, Albania, Croazia, ci hanno messo circa un anno». Ma non mancano malumori su una possibile entrata di Finalndia e Svezia. «Malumore ci sarà senz’altro; cosa la Russia possa fare, al di là di quello che già sta facendo, è difficile da immaginare», dice Stefanini. «Da una parte la Russia spinge Finlandia e Svezia a cercare l’ingresso nella NATO, quindi accelera il loro processo» di adesione e dall’altra parte «una Russia che viene sconfitta in Ucraina non è una minaccia credibile per due Paesi militarmente ben attrezzati come Finlandia e Svezia. A meno che la Russia non usi il ricatto nucleare».
Le preoccupazioni
Abbiamo parlato anche con Régis Rouge-Oikarinen, che vive in Finlandia e ha lavorato per 18 anni nella cooperazione transfrontaliera tra UE, Finlandia e Federazione Russa. In merito alle intenzioni della Finlandia ci parla di un recentissimo sondaggio del terzo canale finlandese che mostra che la percentuale dei cittadini che ora desiderano che la Finlandia entri nella NATO stia aumentando sempre di più. «C’è una fascia della popolazione che non vuole andare a votare sulla questione, non vuole un referendum popolare, vuole che la cosa sia fatta al più presto possibile».
Ma la preoccupazione delle persone è anche e soprattutto relativa alle «garanzie di sicurezza». La maggior parte della popolazione chiede garanzie nel periodo di transizione, tra l’approvazione e la presentazione della richiesta di adesione e la sua accettazione da parte della NATO, periodo in cui «la Finlandia non godrà ancora dell’articolo 5».
Se la Finlandia deciderà per l’adesione, questo influenzerà anche la Svezia, dice Regis. Stoccolma ha un concetto di neutralità più sviluppato, la Finlandia ha circa 1.300 km di confine con la Russia. Sui viaggi al confine, Rouge-Oikarinen ci dice che una persona può ancora spostarsi in Russia dalla Finlandia se ha un motivo valido. «Il Ministro degli esteri finlandese sconsiglia di andare in Russia, perché la Finlandia è stata inserita tra i Paesi non amici della Federazione Russa». Allegro, il treno che collegava San Pietroburgo a Helsinki non viaggia più, il traffico commerciale è congelato. «Ora si può andare da San Pietroburgo a Helsinki in autobus, non ci sono voli aerei perché lo spazio aereo è stato chiuso. La maggioranza dei finlandesi vorrebbe aderire alla NATO per questioni di sicurezza». La guerra in Ucraina ha suscitato timori e un forte sentimento di preoccupazione. «Questa situazione ha fatto riaffiorare quelle vecchie paure che sono praticamente nel codice storico dei finlandesi».