L'intervista

«Sostenere il settore non profit, agente del cambiamento»

Sabato 1. ottobre a Villa Negroni, a Vezia, si terrà il «Non Profit Day» – Abbiamo parlato con Giorgio Panzera, fondatore e direttore della Fondazione Cenpro
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Roberto Giannetti
28.09.2022 21:30

Sabato 1. ottobre a Villa Negroni, a Vezia, si terrà il «Non Profit Day», una giornata dedicata alle organizzazioni del settore che operano in Ticino, promossa dalla Fondazione Cenpro. Abbiamo intervistato Giorgio Panzera, fondatore e direttore della Fondazione, per capire gli obiettivi dell’iniziativa. Per iscrizioni alla giornata: www.cenpro.ch.

Quali sono gli obiettivi che vi siete posti con il «Non Profit Day»?

«Vogliamo dedicare una giornata per le circa 6.000 organizzazioni non profit (associazioni, fondazioni, cooperative, imprese sociali) che operano nella Svizzera italiana. L’obiettivo è quello di poter dare una piattaforma di incontro per fare rete, favorire la collaborazione, aggiornarsi su buone pratiche, scambiarsi conoscenze e la possibilità di apprendere nuovi strumenti. . La giornata vuole essere un momento inclusivo e d’ispirazione per tutti coloro che operano nell’affascinante terzo settore».

A vostro avviso, come è possibile migliorare il grado di professionalità del terzo settore?

«Il terzo settore viene descritto come agente del cambiamento. Vivendo in una società che muta in tempo reale ed è sempre più instabile, incerta, complessa e ambigua le organizzazioni devono poter operare con solide competenze, le quali vanno promosse rendendole di facile accesso. Essere professionali non significa dover stipendiare le persone, ma possedere abilità e capacità tali per affrontare le sfide della società. Il grado di professionalità di un’organizzazione è misurato con l’efficacia (fare la cosa giusta) e l’efficienza (fare le cose nel modo giusto)».

Quali sono le sfide, le tendenze e le opportunità del terzo settore?

«La reperibilità delle risorse è sicuramente una delle sfide principali. Che siano di natura finanziaria, di forza lavoro, di disponibilità dei volontari, oppure di competenze è ben saputo che scarseggiano. Aumentare il grado di professionalità di un’organizzazione significa avere gli strumenti giusti e aggiornati per aver maggior possibilità di accesso a nuove risorse. In generale assistiamo a una tendenza molto interessante: da un canto il settore non profit si avvicina sempre di più a quello for profit, ad esempio con l’introduzione di tecniche di gestione di un’azienda, dall’altro le imprese iniziano ad agire seguendo le logiche di sostenibilità e responsabilità sociale. Questo avvicina i due mondi e di conseguenza è un’importante opportunità che bisogna cogliere per progredire e restare al passo coi tempi».

Qual è il grado di sensibilità della popolazione ticinese al terzo settore? C’è disponibilità a partecipare?

«La Svizzera è il Paese delle associazioni e vanta un elevato numero di volontari. L’Osservatorio del volontariato indica che i tre quarti della popolazione svizzera dai 15 anni in su sono membri di un’organizzazione di utilità pubblica. Il 61% collabora attivamente e questo dato è rimasto costante negli anni. Non si possiedono statistiche ticinesi, ma la sensazione è la stessa. Quello che sta mutando è il ruolo del volontariato nelle organizzazioni poiché si è passati da un costante lavoro e supporto ad un ingaggio più puntuale».

In un certo senso, il terzo settore è necessario anche di fronte a mancanze o limiti dello Stato e dell’economia nell’affrontare problemi sociali. In Ticino esiste una buona collaborazione fra questi tre attori?

«La società, lo Stato e le imprese non possono affrontare da sole le sfide dei nostri tempi. I tre settori devono agire in modo coordinato e con strategie condivise. Dal nostro osservatorio in Ticino vi è una buona collaborazione tra Stato e terzo settore. Per esempio, molti temi sociali lo Stato li delega al terzo settore per una mancanza di risorse e competenze interne. Il settore delle imprese, visto l’avvicinamento alle logiche non profit, si sta pian piano rivelando un nuovo attore e questo è un bene per lo sviluppo del territorio».

Quali sono le fonti principali di finanziamento per il terzo settore? Cosa si può fare per migliorare la sua efficacia?

«La Fondazione Zewo ha svolto un sondaggio tra 500 organizzazioni ed è emerso che il 25% dei contributi provengono da ricavi propri (quote sociali, vendita di prestazioni, ecc.), il 32% proviene dalle donazioni private (persone private, fondazioni, aziende), il 40% dallo Stato e il restante 3% da altre fonti di finanziamento (marketing, investimenti, ecc.). Maggior efficacia la si può raggiungere creando delle alleanze tra le organizzazioni, oppure delle cooperazioni sia strategiche sia operative per affrontare determinati temi. Per sfruttare le sinergie bisogna prima incontrarsi, poi conoscersi e infine capire come poter collaborare: questo è il mix del “Non Profit Day”».