Berna

Marti archivia l'inchiesta sulla vicenda Crypto

Il procuratore straordinario della Confederazione ha chiuso l'indagine penale per violazione del segreto d'ufficio — I sospetti a carico di quattro persone, fra le quali Peter Lauener, ex portavoce di Alain Berset, non hanno potuto essere provati — Ma il dossier nato dopo questa vicenda resta aperto
©ALEXANDRA WEY
Giovanni Galli
30.03.2023 23:37

Il procuratore straordinario della Confederazione Peter Marti ha archiviato l’inchiesta penale sul cosiddetto caso Crypto, venuto alla luce all’inizio del 2020. La procedura riguardava indiscrezioni legate a un rapporto parlamentare confidenziale, relativo alla società di Steinhausen (la Crypto AG) di proprietà a suo tempo della CIA (Stati Uniti) e dei servizi segreti tedeschi e che esportava apparecchi di criptaggio manipolati. I due servizi stranieri erano riusciti, in questo modo, a spiare le comunicazioni di più di cento Paesi. L’ordine di chiusura dell’inchiesta non è ancora giuridicamente vincolante.

L’indagine penale riguardava la violazione del segreto d’ufficio e l’istigazione alla violazione del segreto d’ufficio per la pubblicazione di informazioni contenute in un rapporto della Delegazione delle Commissioni della gestione, incaricata di fare luce sulla vicenda. Tra gli accusati figuravano Markus Seiler, attuale segretario generale del Dipartimento federale degli affari esteri e Peter Lauener, ex capo della comunicazione del Dipartimento federale dell’interno di Alain Berset. Il sospetto iniziale - ha scritto Marti - che Seiler e Lauener, così come un’altra persona accusata attiva in senso al Dfae e un giornalista di Tamedia avessero trasmesso ai media informazioni tratte dalla bozza di rapporto - classificata come confidenziale - non ha potuto essere provato nonostante indagini approfondite.

Il caso Crypto aveva scosso la Svizzera nel febbraio 2020, poco prima dello scoppio della pandemia. L’organo di vigilanza parlamentare, dopo diversi mesi di indagine, aveva appurato che il Servizio d’informazione strategico svizzero, predecessore dell’attuale SIC, era a conoscenza sin dall’autunno del 1993 che la Crypto AG apparteneva alla CIA e ai servizi segreti tedeschi e che esportava apparecchi di cifratura «vulnerabili». In seguito, grazie a un accordo di collaborazione con gli americani, gli 007 elvetici avevano anche avuto accesso alle conoscenze tecniche di criptaggio, traendone a loro volta vantaggio. Il Consiglio federale ne era all’oscuro, ma la collaborazione fra i servizi svizzeri e quelli statunitensi (conforme alla legge) implicava una corresponsabilità delle autorità elvetiche nell’attività svolta dall’impresa di Steinhausen.

Nel corso dell’indagine penale sono trapelate informazioni sulla bozza di un rapporto di ispezione, confidenziale, a singoli media. Le Commissioni della gestione del Parlamento hanno successivamente sporto denuncia penale contro ignoti al Ministero pubblico della Confederazione. Nel gennaio 2021, l’autorità di vigilanza sul Ministero pubblico della Confederazione ha nominato Peter Marti, per indagare su presunte violazioni del segreto d’ufficio.

Un caso tira l’altro

Indagando sul caso Crypto, Marti si era casualmente imbattuto anche nelle comunicazioni di posta elettronica (contenenti informazioni confidenziali sulla gestione della pandemia) fra l’ex portavoce di Berset Peter Lauener e il CEO di Ringier (la casa editrice del «Blick») Marc Walder. Sospettato di violazione del segreto d’ufficio, nella primavera scorsa Lauener aveva trascorso in cella alcuni giorni. In seguito si era dimesso. Questo filone d’indagine, a differenza del precedente, è ancora aperto. Lauener aveva a sua volta denunciato il pp federale straordinario per essere andato oltre i limiti del suo mandato. Per verificare questa accusa, l’autorità di vigilanza sulla procura federale, lo scorso dicembre, aveva nominato un ulteriore procuratore straordinario, Stephan Zimmerli. Accanto al caso penale è comunque scoppiato anche il caso politico, per chiarire se in che misura Alain Berset (che non è indagato) fosse a conoscenza di queste soffiate, fatte secondo alcuni per preparare l’opinione pubblica ai provvedimenti.  

In gennaio sono poi uscite sulla stampa rivelazioni sugli interrogatori condotti da Marti. Il Ministero pubblico della Confederazione ha chiesto all’autorità di vigilanza di nominare un ulteriore procuratore straordinario per indagare su questa nuova fuga di notizie e chiarire come possano essere trapelati email e verbali del procedimento contro Lauener. Per ora non è stato trovato nessuno. Dal canto loro, le Commissioni della gestione del Parlamento vogliono far luce sulle email di Lauener al capo di Ringier