Balerna

Accoglienza e inclusione, in missione da mezzo secolo

La Fondazione Provvida Madre apre le sue porte e festeggia i cinquant'anni dalla sua creazione
© CdT/Chiara Zocchetti
Stefano Lippmann
18.05.2022 06:00

Con due anni di «ritardo», ma la cosa che più conta è che ora si possa tornare a festeggiare, ad aprirsi; a interagire anche con l’esterno. Due anni non facili, caratterizzati dalle restrizioni dovute dalla pandemia. «Per alcuni residenti non v’era la possibilità di lasciare la struttura a causa della presenza del virus. Per altri, abituati a frequentare il nostro centro diurno, le porte erano chiuse. Siamo stati toccati anche dalla malattia e in certi reparti, a causa della positività o delle quarantene, per il personale non sono stati momenti facili. Gli educatori si sono dovuti reinventare e per fortuna che c’è la tecnologia» la quale ha permesso di creare un ponte tra i residenti e i propri genitori, i quali non potevano far visita ai propri figli. Racchiuse in queste frasi di Adriano Cattaneo, direttore della Provvida Madre, traspaiono i sacrifici ma anche la forza (e la volontà) che sono stati impiegati per far sì che anche durante la pandemia l’istituto che ospita bambini e adulti con disabilità potesse funzionare al meglio.

E ora che di restrizioni non ce ne sono praticamente più (alla Provvida Madre, da direttive cantonali, la mascherina è ancora obbligatoria) è giunto il momento di fare festa. Per più motivi. Già, perché la Fondazione questo fine settimana festeggerà il mezzo secolo di vita (a dir la verità gli anni sono 52, ma il virus ha costretto a posticipare la festa).

«Per mostrare alla popolazione le nostre strutture – ha spiegato ieri alla stampa il presidente del Consiglio di Fondazione Fiorenzo Robbiani – abbiamo previsto, sabato, un pomeriggio di porte aperte, dando la possibilità di visitare una o più sedi e di ricevere informazioni sulle attività che si svolgono». Dalle 13.30 alle 17 si potrà infatti partecipare al «Provvida Tour», un circuito da percorrere a piedi (in alternativa è stato predisposto un servizio navetta) da Balerna a Mendrisio alla scoperta di tutte le sedi della Provvida Madre. Alle 17.30, nell’istituto di via Silva a Balerna è inoltre prevista una messa e poi, a seguire, un aperitivo.

Il gioiello: Casa Ursula

Gli interessati potranno anche vedere un piccolo gioiello, di recente realizzazione: Casa Ursula. Due edifici che svettano dal promontorio di Balerna e che, dall’ottobre scorso, fungono da casa con occupazione che può accogliere 14 persone residenti e offre 20 posti per le attività occupazionali diurne. Il primo dei due edifici è abitativo, dispone di appartamenti che possono accogliere sette persone ciascuno, mentre nel secondo trovano posto alcuni atelier occupazionali che offrono attività manuali come la ceramica, la pittura, il giardinaggio, creazioni con il cuoio e con il legno ma anche attività con i computer e ludiche. La scelta di realizzare due distinte strutture non è un caso: risponde infatti a un principio pedagogico che vuole aiutare la persona a comprendere meglio l’evoluzione della giornata e dei suoi ritmi. Insomma, i residenti devono vestirsi per uscire di casa e andare al «lavoro» in un altro spazio, avendo a che fare con altre persone (ricalcando così il modello presente nella nostra società). Undici i milioni di franchi che sono serviti per portare a compimento l’opera, cinque dei quali sono stati garantiti dal Cantone. Per arrivare al traguardo – ha fatto presente Robbiani – «un ringraziamento va fatto anche alle fondazioni e alle persone che ci hanno aiutato».

Storia e testimonianze

Il mezzo secolo di vita, oltre ai festeggiamenti previsti sabato, è stato omaggiato anche in un libro a cura di Dolores Rizza (direttrice di Provvida Madre per 24 anni) e della dottoressa Daniela Bertamini. Un libro che raccoglie la storia della Fondazione – dai primi passi sino ai giorni nostri con tutte le evoluzioni tecniche e scientifiche che si sono susseguite –, ma pure le testimonianze di chi l’ha vissuta: dei residenti, del personale e dei genitori che hanno affidato i propri figli.