Chiasso

Caso permessi: «Tutti quei controlli ci creano problemi»

Bruno Arrigoni teme che la rigida politica cantonale sui permessi danneggi il Comune: «I controlli sono eccessivi e abbiamo visto situazioni decisamente poco simpatiche» - Il sindaco teme che vengano mandate via persone ben integrate e contribuiscono al tessuto economico
© CdT/Chiara Zocchetti
John Robbiani
04.01.2021 06:00

Il «caso permessi» ha fatto e continua a far molto discutere a livello politico e giuridico, tanto che è stata proposta l’istituzione dell’Alta vigilanza parlamentare. Ed è un problema che riguarda anche i comuni e le città. Alcune settimane fa - commentando di fronte al suo Consiglio comunale il Preventivo - il sindaco di Chiasso Bruno Arrigoni non ha risparmiato alcune critiche alla politica portata avanti in questi anni e su questo tema dal Dipartimento delle istituzioni e dalla Sezione della popolazione. «Una politica - aveva detto - che rischia di danneggiarci seriamente». Abbiamo dunque voluto approfondire il suo punto di vista.

Sembra «I fabbricasvizzeri»

La vicenda, lo ricordiamo, era emersa soprattutto dopo un servizio di Falò intitolato «La vita degli altri» in riferimento al celebre film del 2006, incentrato sulle azioni con cui la STASI manteneva il controllo sugli abitanti della DDR. Anche Bruno Arrigoni nella sua riflessione utilizza una metafora cinematografica, rifacendosi però a Die Schweizermacher (I fabbricasvizzeri, del 1978). «Sembra davvero - ci spiega - di vedere una scena di quel film». Nella pellicola di Rolf Lyssy i protagonisti sono dei funzionari statali, un po’ troppo zelanti, incaricati di «pedinare» e «giudicare» l’idoneità di alcuni candidati alla naturalizzazione. «È una problematica - sottolinea il sindaco - che tocca diversi comuni. Io parlo per quanto constato sul nostro territorio. Abbiamo diverse persone che sono state tenute sotto osservazione per il loro permesso di residenza. Di solito tra l’altro controlli di questo tipo vengono fatti quando una persona ha il permesso B e chiede di passare al C. Ma abbiamo notato diversi casi di persone controllate dall’autorità cantonale anche senza aver chiesto il permesso di domicilio. Stiamo parlando di persone ben integrate, che a Chiasso spesso hanno un’attività, che pagano le imposte e che contribuiscono al tessuto economico della nostra regione. E questo può diventare un problema».

«Non esce prima delle 8»
Arrigoni parla di casi concreti. «Come detto mi sembra di assistere a delle scene de Il Fabbricasvizzeri. Conosco una persona sottoposta a controlli molto intensivi. Sapeva che spesso i controlli a casa sua avvenivano la mattina presto, attorno alle 7.30. Lui allora, per paura di perderli, non usciva mai di casa prima delle 8». Aveva cioè paura che dei funzionari, non vedendolo a casa la mattina, potessero dire che non abitava per davvero a Chiasso. Che la sua era una residenza fittizia. E allora, per non rischiare di perdere il permesso, se ne stava ad aspettarli prima di uscire e andare a lavorare.

Boom di imposte alla fonte
«Situazioni come queste - spiega Arrigoni - sono un po’ esagerate e non sono neppure simpatiche. Non lo sono neppure per noi. Non lo sono per la Svizzera. Chi ha un permesso B paga le imposte alla fonte e noi da questo punto di vista abbiamo avuto un boom incredibile. Oggi incassiamo più di 9 milioni, mentre una volta erano la metà. Si tratta di persone con un’elevata mobilità e contatti in tutta Europa». Persone che - secondo Arrigoni - rischiano di essere mandate via oppure essere spinte verso altri lidi. Verso luoghi (altre nazioni o altri cantoni) in cui si sentono magari meno sotto pressione.

«Aveva la fidanzata in Italia»
«Lo ripeto ancora: spesso si tratta di persone integrate e che non danno alcun fastidio. Ci sono stati casi in cui ad alcuni è stato consigliato di fare il frontaliere. Perché? Perché avendo la fidanzata in Italia è stato detto loro che il “centro d’interesse” della loro vita non era in Ticino. Ma perché? Su quali basi si può affermare una cosa del genere?».

Un giro dei bar come prova
«In un altro caso - continua Arrigoni - a un imprenditore è stato negato il permesso C perché gli veniva rinfacciato di non vivere davvero a Chiasso. Alla fine però ha fatto ricorso e lo ha ottenuto. Come? Facendo il giro dei bar e dei ristoranti della cittadina e facendo attestare che si fermava da loro a pranzo o a cena. Per noi situazioni di questo tipo possono diventare un problema perché abbiamo tante attività che si sono insediate negli ultimi anni. A Chiasso hanno portato entrate e imposte alla fonte. I controlli sono esagerati e spesso queste persone non hanno nulla da nascondere. Il rischio è davvero quello di creare un danno di immagine». Il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi ha sempre difeso l’operato della polizia e della Sezione della popolazione. «Di arbitrarietà, e quindi illegalità, non ce n’è stata. Le leggi permettono di essere applicate con dei margini che possono essere o rigorosi o più aperti e questo è stato fatto. Di illegalità non ce ne sono state e mi sembra esagerato parlare di abuso o repressione a fronte di 115 mila decisioni dell’Ufficio della migrazione, delle quali meno di mille negative, nel corso del 2019».

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