«Clandestini trasportati con straordinaria intensità»
Bisognava fermali prima? I viaggi fatti durante quel mese abbondante in cui il trio era già stato identificato, così come l’attività da passatori, sono da considerare nella ponderazione della pena? Questa e altre domande sono state sollevate dagli avvocati difensori dei tre uomini alla sbarra anche oggi, per il secondo giorno consecutivo, perché accusati di usura aggravata, incitazione all’entrata; alla partenza o al soggiorno illegale; tentato riciclaggio di denaro e truffa (subordinatamente ottenimento illecito di prestazioni di un’assicurazione sociale o dell’aiuto sociale). Per il giudice Amos Pagnamenta ciò che conta sono però i fatti: gli 80 viaggi circa fatti per portare clandestini in Svizzera, per 240 persone circa. Il presidente della Corte delle assise criminali riunita a Lugano non ha infatti abbracciato le richieste della difesa. O meglio, lo ha fatto solo in minima parte. Perché il trio, seppur con responsabilità diverse, ha «trasportato con straordinaria intensità, anche 4-5 volte al giorno» clandestini tra il luglio e il settembre del 2022, ha detto Pagnamenta pronunciando la sentenza. Prima da Varese a Paradiso, e poi da Paradiso alla Germania, facendoli anche pernottare in Ticino, a casa di uno dei tre.
Alla sbarra vi erano tre cittadini iracheni, due di 46 anni difesi da Yasar Ravi e Andrea Cantaluppi e un 39.enne assistito da Davide Ceroni. Avvocati che, nelle loro arringhe difensive, hanno chieste riduzioni massicce delle pene proposte dalla procuratrice Chiara Buzzi mercoledì (che aveva suggerito condanne tra i 20 mesi sospesi e i 3 anni e 9 mesi, più l’espulsione dalla Svizzera), chiedendo in particolar modo che i periodi di carcerazione fossero ridotti al minimo (se non assenti).
Andrea Cantaluppi, patrocinatore dell’imputato che ha ospitato a casa sua i clandestini si è soffermato sul reato di usura, contestandolo: «Ha sbagliato ad ospitare persone a casa sua, ma chiedeva un centinaio di franchi, per me la cifra non è sproporzionata e queste persone non si trovavano nemmeno in stato di necessità». Davide Ceroni, patrocinatore del 39.enne che ha avuto il ruolo più marginale si è invece concentrato proprio su questo aspetto: «Il mio cliente non ha avuto alcun ruolo decisionale o di coordinamento in questa storia, e non ha guadagnato praticamente nulla». Il legale si è espresso anche sull’atto d’accusa: «Molte cifre non tornano, si fa confusione ad esempio sul numero di viaggi e di passeggeri, questo elemento è centrale, perché non abbiamo il numero di passeggeri preciso sulla tratta tra il Ticino e la Germania». Tratta di cui si è occupato proprio il 39.enne.
Il reato di truffa è infine stato protagonista dell’arringa di Yasar Ravi, che ha parlato di come il suo assistito si sia trovato all’improvviso senza un lavoro a causa di una problema di salute (percependo rendite dal Cantone). «Bisogna capire anche la ragione per cui l’imputato ha fatto un grande numero di trasporti: è la situazione difficile che si è creata», ha detto non tanto per giustificare l’uomo, ma per spiegare la necessità di guadagnare.
Fino a 3 anni
Le linee difensive non hanno però convinto la Corte. Le sentenze decise sono di 10 mesi da espiare per il 39.enne, riconosciuto colpevole per 10 trasporti in Germania; di 2 anni e 8 mesi (14 mesi da espiare) per il 46.enne difeso da Andrea Cantaluppi, e 3 anni (14 mesi da espiare) per il 46.enne patrocinato da Yasar Ravi. «È evidente che era in grado di lavorare», ha detto parlando di lui Pagnamenta. I reati di usura aggravata e di truffa non sono però stati riconosciuti. In relazione al reato di truffa, Pagnamenta ha chiarito che l’atto d’accusa non è stato rinviato al Ministero pubblico solo perché tale reato non è stato confermato. Il giudice non ha infatti risparmiato critiche a chi ha condotto l’inchiesta. «Ci sono carenze e mancanze, la Corte ha incontrato diversi problemi nell’accertamento dei fatti, ci sono diverse incongruenze sulle cifre». Espulsione, infine, per tutti e tre.
L'ambulanza in Tribunale
Il processo ha vissuto una sorta di colpo di scena. Uno degli imputati, circa mezzora dopo l’inizio del dibattimento si è infatti accasciato improvvisamente a terra. Immediato l’intervento, prima degli agenti di polizia presenti in aula penale, poi dei paramedici. L’uomo è stato trasportato in ospedale per quella che si sospetta una crisi epilettica e il processo è poi proseguito senza di lui.