Complesso residenziale sul pratone a Breganzona

È uno degli ultimi prati liberi da costruzioni nella zona. «Il più importante vuoto urbano edificabile di Breganzona, un frammento di verde privato inaccessibile al quartiere», per citare i promotori del progetto. Sfumature linguistiche. Il fatto è che su questo terreno, incastonato fra la parte storica e quella moderna del rione collinare, dovrebbe sorgere un complesso residenziale con 13 edifici e un totale di 153 appartamenti. Sul pendio sopra via Bolio e via Polar sono apparse le modine e nei giorni scorsi è stata pubblicata una domanda di costruzione firmata da Swisslife (che a Lugano si è appena assicurata anche il parco Maraini). La parte pianificatoria è affidata a Implenia, quella architettonica allo studio Baumschlager Eberle di San Gallo.
Dodici metri al massimo
Per il Piano regolatore siamo di fronte a una «zona residenziale speciale soggetta a piano di quartiere». In parole povere si può costruire, ma garantendo una certa qualità architettonica e urbanistica. Ci sono ovviamente anche delle altezze massime, che oscillano tra i 9,5 e i 12,5 metri, così come dei vincoli a protezione di alcuni alberi, di una porzione di prato che deve rimanere verde e di Villa Frasca, una residenza ottocentesca tutelata come bene d’interesse comunale.
Duecento parcheggi
Spiegati i paletti giuridici e spuntati quelli metallici, cioè le modine, passiamo ai contenuti del progetto, che i promotori hanno sviluppato ponendosi tre obiettivi. «Primo, creare un quartiere con una propria identità e quindi un’edificazione ordinata e armoniosa, di omogenea lettura architettonica – leggiamo sulla relazione tecnica consultabile alla cancelleria comunale – Secondo, identificarsi e integrarsi nel paesaggio e nel contesto del territorio. Terzo, ridurre al minimo le aree veicolari con una sistemazione esterna rispettosa dell’orografia esistente, evitando muri di sostegno superiori a 1,5 metri d’altezza». A proposito di viabilità, è previsto un doppio parcheggio sotterraneo con 217 posti accessibile da via Bolio.
La quinta facciata conta
Dicevamo dell’integrazione nel paesaggio: in questo progetto è un aspetto cruciale e i promotori lo sanno bene. La loro ricetta è quella di posizionare i vari edifici in modo da preservare delle ampie fasce di prato tra di essi e di creare dei terrazzamenti verdi, come verde sarà il tetto piano degli stabili. È la cosiddetta quinta facciata e il suo impatto visivo è particolarmente importante sui terreni in pendenza come quello di Breganzona: lo stile delle future costruzioni potrà piacere oppure no, ma è certo che guardandole dall’alto non vedremo il grigio della solita ghiaia. Sempre in tema d’integrazione, il terreno sarà attraversato da due percorsi pedonali, mentre al centro ci sarà uno spazio d’incontro con un parco giochi. Alla fine di tutto, le superfici verdi occuperanno circa il 51% dell’area interessata dall’opera – 32 mila metri quadrati – mentre il Piano regolatore richiede un minimo del 30%.
L’altro pratone
Tredici unità abitative per un totale di centocinquantatre appartamenti, dicevamo. Lo standard delle abitazioni va dall’alto al medio, le metrature dai due locali e mezzo ai cinque locali e mezzo. I piani pubblicati parlano anche di locali amministrativi e di uno spazio commerciale «di media frequenza». Tra l’altro, per chi non conosce Breganzona, il progetto sopra via Bolio e via Polar non è da confondere con quello promosso dalla Fondazione Vanoni sulla collina di Biogno, il cui futuro diciassette anni fa era stato anche oggetto di una votazione popolare. Potrebbe assomigliargli, ma non è quello. Ricorda anche un altro progetto: quello che ha visto la nascita di un mini quartiere residenziale in mezzo al verde in zona Casarico a Sorengo