In aula

Dietro ai «bilux» alla Polizia, una grave turba psichica

Comminato un trattamento stazionario a un giovane ritenuto incapace di intendere e di volere mentre seminava la Polizia ad altissima velocità sull'A2 a metà agosto scorso
©CHIARA ZOCCHETTI
Federico Storni
09.12.2024 12:06

Non era assolutamente in grado di intendere e di volere il 22.enne algerino residente nel Comasco che lo scorso 17 agosto nella galleria autostradale del Monte Ceneri – direzione nord – ha fatto con insistenza i fari abbaglianti (i «bilux») alla vettura che lo precedeva per farla spostare e superarla «a gran velocità». D'altronde: la vettura che lo precedeva era una pattuglia di Polizia. La stessa ha poi provato a inseguire l'auto che sfrecciava. Senza successo però, perché l'inseguimento è stato giudicato troppo pericoloso. Il 22.enne alla guida verrà poi rintracciato pochi minuti dopo. Era fermo dalle parti del castello Sasso Corbaro a Bellinzona. Si stava dissetando a una fontanella. Agli agenti accorsi dirà poi di essersi fermato anche per prendere un panino. Dirà anche altre cose: confuse, sconclusionate. Tanto che emergerà subito la necessità di un ricovero in clinica psichiatrica a Mendrisio, dove saranno necessarie due settimane per stabilizzarlo.

Per tutto questo il giovane è apparso di fronte alla Corte delle assise criminali presieduta dal giudice Amos Pagnamenta, ma non per una sentenza di condanna, bensì per vedersi comminare un'istanza di misura. «Non si tratta di punire, ma di proteggere l'imputato da se stesso», ha detto la sua avvocata Fabiola Malnati. Che il giovane non fosse imputabile lo indicava peraltro una perizia psichiatrica, complicata dal fatto che poco era noto del suo quadro clinico precedente (aveva seguito una terapia ambulatoriale in Italia per diversi anni). E così gli è stato intimato di seguire un trattamento stazionario in carcere, finché non vi saranno maggiori garanzie che si possa tornare a una cura ambulatoriale, da svolgersi in Italia (il giovane è infatti stato espulso per sette anni). Quando ciò accadrà, è oggi impossibile dirlo.

Per la forma, i reati commessi dal giovane sono quelli di infrazione aggravata alla legge sulla circolazione, di impedimento di atti dell'autorità e di entrata illegale. La sua corsa in auto è stata descritta come «un folle viaggio in autostrada» dalla procuratrice pubblica Veronica Lipari, titolare dell'incarto. «È solo per un caso fortuito che la cosa non è finita in tragedia», ha affermato l'avvocata Malnati.

Accusa e difesa erano sostanzialmente d'accordo sulla necessità di una misura stazionaria. Gli inquirenti hanno ricostruito che mediamente viaggiava a una velocità di 170 chilometri orari sui 120.

A complicare la sua situazione personale vi è poi che non aveva i documenti necessari per entrare in Svizzera, né li hanno i suoi genitori, che dunque non possono venire a visitarlo in carcere.

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