Sotto la lente

Fascino e pericoli della montagna

In un mese e mezzo sono morte cinque persone in Ticino – Massimo Bognuda: «Il cambiamento climatico? Fattore minimo» – Arturo Rothen: «Troppa pubblicità all'escursionismo è nociva»

«Difficile trovare una spiegazione. Quello che è certo è che, negli ultimi due casi, le persone erano preparate, equipaggiate e con esperienza. Anche perché a quelle quote l’escursionista alle prime armi non ci arriva di sicuro. Il cambiamento climatico? Direi che occorre prestare attenzione, piuttosto, alla conformazione del terreno, a trovare la traccia giusta…». Massimo Bognuda è una guida alpina provetta e membro della Commissione del progetto di prevenzione «Montagne sicure» promosso dal 2018 dal Dipartimento delle istituzioni. Ieri sera vi è stato l’ennesimo infortunio mortale con esito letale nelle valli ticinesi, per la precisione a Cevio, nella zona del Pizzo Cristallina, ad oltre 2.800 metri di altitudine. È purtroppo già il quinto decesso in un solo mese e mezzo: Frasco (7 giugno), Cresciano (18 giugno), Blenio (9 luglio) e Verzasca (17 luglio). Le statistiche ci ricordano che, negli ultimi anni, hanno perso la vita 4 persone nel 2021, 5 nel 2020, 7 nel 2019, addirittura 11 nel 2018, 4 nel 2017, una nel 2016 e 9 nel 2015.

Quella pioggia primaverile

Dietro il numero nudo e crudo vi sono le cause, che solo l’inchiesta di polizia può stabilire con certezza. Disattenzione, stanchezza, malore. «In montagna ci vuole prudenza. Questo è il messaggio che deve passare forte e chiaro. In Ticino, come in ogni attività, si trova ogni tipologia di escursionista anche sui nostri sentieri. Prima di partire occorre sincerarsi della meteo e del proprio stato di salute, scegliere un itinerario che va bene per le proprie capacità, avere l’attrezzatura adatta, essere equipaggiati», afferma Massimo Bognuda. La tragedia della Marmolada ha portato nuovamente sotto i riflettori il tema del riscaldamento globale, del deterioramento ambientale e dell’anomala situazione climatica. Le temperature si alzano. I ghiacciai sono fragili. Alle nostre latitudini come siamo messi? «Nella regione dei ghiacciai, quindi penso al Basodino, al Tencia e all’Adula, si notano dei cambiamenti. Ovviamente certe salite, con la neve e con il ghiaccio, sono più facili da affrontare. Se mancano l’accesso è difficoltoso. Ma più che altro, a Sud delle Alpi, va prestata attenzione alla conformazione del terreno. I forti temporali primaverili hanno di sicuro avuto delle conseguenze. A ciò si sono aggiunti delle frane e degli scoscendimenti in alcuni punti, che non vanno sottovalutati», puntualizza il nostro interlocutore, coordinatore di Guide Alpine Ticino. Passo sicuro e massima concentrazione a dove si mettono i piedi, insomma. Le cadute sono le cause più frequenti degli infortuni in montagna. Ognuno deve procedere al proprio ritmo, soprattutto per non stancarsi, e non uscire dai sentieri.

La fatalità può sempre capitare: un malore, la stanchezza, un attimo di disattenzione possono tramutarsi in tragedia
Giorgio Matasci, presidente della Federazione alpinistica ticinese e della Società escursionistica verzaschese

Sempre più persone in quota

«La fatalità può sempre capitare: un malore, la stanchezza, un attimo di disattenzione possono tramutarsi in tragedia. E con l’aumento esponenziale di escursionisti sulle nostre montagne al quale stiamo assistendo da qualche anno a questa parte cresce, oserei dire inevitabilmente, anche il numero di incidenti». Giorgio Matasci, presidente della Federazione alpinistica ticinese e della Società escursionistica verzaschese, lo constata pressoché quotidianamente percorrendo i sentieri d’alta quota: le vette ticinesi non sono più una meta per pochi, bensì luoghi molto frequentati sia dai turisti sia dai residenti. La prevenzione, secondo Matasci, è diventata dunque più che mai importante. «Collaboriamo con il Cantone nell’ambito della campagna ‘Montagne sicure’, però poi sta al singolo seguire regole e consigli per evitare problemi durante un’escursione. Le società alpinistiche, inoltre, organizzano delle gite con personale esperto e promuovono corsi di formazione. Ma poi, ribadisco, è una questione di responsabilità individuale». Detto in altri termini, un’escursione non va mai improvvisata, ma sempre preparata a puntino studiando il percorso, le condizioni meteo e, soprattutto, non sopravvalutando le proprie capacità fisiche. Sono le regole minime per evitare brutte sorprese che in montagna sono sempre dietro l’angolo. E che possono trasformare in tragedia una giornata di attività all’aria aperta.

«Oggi è un bene di consumo»

Sulle responsabilità individuali insiste anche Arturo Rothen, presidente della Società alpinistica valmaggese (SAV), per il quale il problema principale consiste però nel cambiamento culturale ed economico al quale si sta assistendo negli ultimi anni. «La montagna è diventata un bene di consumo. Escursionismo e arrampicata vengono sempre più pubblicizzate alla stregua di tanti altri prodotti. E questo è un grande errore». Certo, rileva Rothen, le cause degli incidenti possono essere molteplici, ma alla base di tutto c’è il comportamento dell’escursionista. «Chi pianifica un’escursione, specialmente ad alta quota, non lo deve fare sulla base della pubblicità che viene diffusa a più livelli, bensì tenendo contro della propria preparazione atletica e delle proprie capacità tecniche».

Alla stregua di Matasci, il presidente della SAV Rothen sottolinea l’importanza della campagna di prevenzione e sensibilizzazione «Montagne sicure» promossa dal Dipartimento delle istituzioni. «È decisamente un’ottima iniziativa, ma ci sarà sempre chi affronta i sentieri delle nostre montagne senza seguire le basilari regole di sicurezza mettendo a repentaglio la propria incolumità».

Correlati