Politica

La Quinta Svizzera a Lugano: «La sfida maggiore? Il voto»

Presentato il programma del 98. Congresso degli Svizzeri all'estero che si svolgerà al Palazzo dei congressi a partire da venerdì – Filippo Lombardi: «La partecipazione con il sistema per corrispondenza presenta dei limiti» – Tra le preoccupazioni, i rapporti con Bruxelles
Francesco Pellegrinelli
17.08.2022 06:00

Uno svizzero su dieci vive all’estero. Eppure la partecipazione alla vita politica da parte della «Quinta Svizzera» (sono oltre 780 mila gli svizzeri che vivono fuori dai confini nazionali) non è sempre garantita. La sfida più grande? Il diritto democratico per eccellenza, ossia la partecipazione al voto: «Talvolta il materiale arriva in ritardo o non arriva del tutto, oppure ritorna alle cancellerie comunali fuori tempo massimo». Un limite dell’attuale funzionamento del sistema elettorale evocato ieri dal presidente dell’Organizzazione degli Svizzeri all’estero (OSE), Filippo Lombardi, durante la conferenza stampa di presentazione del 98. Congresso degli Svizzeri all’estero che si terrà da venerdì a domenica a Lugano, a cui parteciperanno 400 persone provenienti da 40 Paesi.

La crisi della democrazia

«Quali sfide incontra la nostra democrazia?» sarà il tema principale del Congresso. Un argomento di carattere generale con una peculiarità tipicamente elvetica, ha chiosato Lombardi. «Oggi la democrazia ovunque è sotto pressione. Vuoi per la crisi delle istituzioni. Vuoi per la crisi dei partiti. C’è una disaffezione generale da parte dei cittadini. C’è il populismo che avanza e che si sostituisce alle forme tradizionali di partecipazione politica. C’è la superficialità e la mancanza di approfondimento da parte dell’opinione pubblica. E poi ci sono le fake news, che contribuiscono a rendere più complicato il sistema partecipativo». Nel caso della Svizzera e degli svizzeri all’estero, però, questa sfida presenta insidie maggiori e tipicamente elvetiche. La democrazia diretta impone infatti una partecipazione più attiva. «Non si tratta solo di eleggere un Parlamento ogni quattro anni. Ma di esprimersi regolarmente su referendum e iniziative. Per questo motivo, la nostra democrazia presenta maggiori sfide. Soprattutto per gli svizzeri all’estero, in quanto lo devono fare da lontano». Di qui, appunto l’obiettivo politico principale: «Partecipare senza intoppi alle elezioni e alle votazioni federali».

Gli ostacoli alla partecipazione

Su 780 mila svizzeri all’estero 210 mila sono registrati nei propri comuni come elettori. «Sono quelli che possono effettivamente votare. Due terzi, però, non riescono a partecipare a causa dei limiti del voto per corrispondenza», ha spiegato la direttrice dell’OSE, Ariane Rustichelli. Di qui l’importanza che il tema riveste per l’OSE. «Otto anni fa, una quindicina di cantoni applicava il voto elettronico. Oggi, questo numero si è ridotto a due, a causa di alcuni problemi informatici che hanno spinto il Consiglio federale a interrompere gli esperimenti». Un passo indietro che l’OSE guarda con una certa apprensione, consapevole che solo il voto elettronico può garantire una partecipazione attiva dei suoi membri alla vita politica. «Nuovi test verranno effettuati verso la fine del 2022, ma per una soluzione generalizzata, in tutti i cantoni, si dovrà attendere ancora a lungo», ha spiegato Lombardi. In quest’ottica si inserisce anche la discussione sulla digitalizzazione e l’identità elettronica. Un tema bocciato in votazione popolare, ma che per l’OSE rappresenta uno strumento indispensabile per una serie di servizi, dall’AVS/AI all’assicurazione malattia, oltre che per lo stesso voto online.

Libera circolazione e neutralità

Il 98. congresso si aprirà venerdì con il Consiglio degli svizzeri all’estero, denominato anche «il Parlamento della quinta Svizzera» (vedi box a lato). L’organismo voterà alcune risoluzioni, la prima sul tema della libera circolazione, ha spiegato Rustichelli. Due terzi degli svizzeri all’estero vivono nell’Unione europea. Il deterioramento dei rapporti tra Berna e Bruxelles viene quindi visto con una certa preoccupazione. «L’organizzazione non vuole che gli attuali screzi peggiorino le condizioni della libera circolazione». Per ora, le ripercussioni dello stop alle trattative con l’UE non sono ancora valutabili appieno, ha detto Lombardi. «Alcune però sono già visibili. La partecipazione della Svizzera ai programmi di ricerca, come Horizon Europe, non è ancora stata negoziata. Nel programma di istruzione Erasmus, invece, la Svizzera figura come Paese terzo, il che limita le opportunità di partecipazione degli studenti svizzeri. Di qui, appunto, la risoluzione con cui si intende chiedere al Consiglio federale una strategia chiara per preservare i risultati degli accordi bilaterali e mantenere pienamente la libera circolazione delle persone. Un altro tema che verrà discusso venerdì dal Consiglio riguarda la riforma dell’AVS, in votazione il 25 settembre. «Gli Svizzeri all’estero che hanno contribuito in patria a finanziare il sistema hanno il diritto di ricevere le prestazioni. «Infine, discuteremo anche di neutralità. Verrà infatti presentata una risoluzione da parte di un delegato che chiede di riaffermare maggiormente questo principio tipicamente svizzero». Difficile anticipare le sorti del dibattito, ha osservato Lombardi aggiungendo che «gli svizzeri all’estero hanno sempre vissuto con una certa fierezza quattro grandi miti: il passaporto, la Croce Rossa, la Swissair e la neutralità. Alcuni di questi simboli sono caduti. Altri sono stati messi in discussione. È chiaro dunque che il tema venga affrontato durante il Congresso».

L’assemblea plenaria, con circa 400 rappresentanti, si svolgerà sabato. «Si aprirà con un intervento del presidente della Confederazione Ignazio Cassis. Seguirà una tavola rotonda sui diritti politici degli svizzeri all’estero e poi una serie di workshop dedicati ai vari temi sulle sfide della nostra democrazia», ha concluso Rustichelli.