Libera circolazione

La Tripartita è stata dimezzata: «Serviva un cambiamento di rotta»

Approvata la riorganizzazione interna della Commissione – L’Ufficio di statistica e l’IRE avranno un ruolo centrale Modenini: «Le decisioni saranno supportate da un’analisi più approfondita» – Ricciardi: «Ma il controllo degli abusi resta comunque prioritario»
Francesco Pellegrinelli
24.01.2022 06:00

Da 18 a 9 membri. La Commissione tripartita alla fine ha deciso di dimezzare i propri rappresentanti. Che saranno limitati a 3 per la parte padronale, 3 per quella sindacale, e 3 per lo Stato.

Così ha deciso lo stesso organo cantonale nella sua ultima seduta di dicembre, mettendo fine a una lunga discussione, passata attraverso un periodo di forti tensioni interne sfociate anche in una fase di confronto attraverso un Workshop gestito da due personalità esterne, Carlo Marazza e Sigfried Alberton.

Ma la riduzione numerica è solo la parte più evidente di una riforma che intente rilanciare il ruolo della Commissione. «Abbiamo chiesto un cambio di passo affinché questo gremio potesse svolgere un lavoro di analisi e di riflessione sulle sfide attuali e future del mercato del lavoro ticinese», commenta il direttore di AITI Stefano Modenini. Che tradotto significa: bisognava correggere la rotta.

Più cauta, invece, la parte sindacale che in un primo momento aveva sollevato alcune perplessità sull’opportunità di ridurre i membri: «I maggiori timori inizialmente riguardavano la minore rappresentanza delle parti sociali all’interno della Commissione», osserva Renato Ricciardi, segretario cantonale OCST. «Volevamo che tutte le sigle sindacali potessero continuare ad essere rappresentate. Comunque, la soluzione raggiunta personalmente mi convince, nella misura in cui ci sarà spazio per tutti. Ogni membro avrà infatti un suo supplente che verrà coinvolto e informato sull’evoluzione dei lavori prima di ogni seduta».

In passato abbiamo avuto la sensazione che la Commissione prendesse decisioni non sufficientemente fondate su dati oggettivi

Non solo CNL
Ma perché optare per una riduzione? Nelle intenzioni del padronato, la scelta mira soprattutto a una maggiore responsabilizzazione dei membri. «In passato abbiamo avuto la sensazione che la Commissione prendesse decisioni non sufficientemente fondate su dati oggettivi». Di qui la novità, emersa nell’ambito del Workshop, e fatta propria dalla commissione: la necessità di integrare maggiormente le analisi dell’Ufficio cantonale di statistica e dell’istituto di ricerche economiche dell’USI. «Questo supporto scientifico ci aiuterà ad analizzare l’evoluzione del mercato e dell’economia», chiosa Ricciardi. «Si tratta di una novità voluta dal mondo padronale, gli fa eco Modenini secondo cui in passato la Commissione si è limitata - troppo spesso - a «sfornare contratti normali di lavoro (CNL)». In altri cantoni, osserva ancora il nostro interlocutore, la Commissione lavora più a monte «per cercare di prevenire gli abusi, mentre qui si preferisce controllare e sanzionare». Per questo motivo, secondo il direttore di AITI, oggi la Commissione «non si deve limitare a controllare le buste paga, ma deve anche approfondire l’analisi delle dinamiche del mercato». Ciò detto, aggiunge Modenini, la Commissione continuerà a svolgere il suo lavoro di verifica delle condizioni salariali con l’introduzione di CNL. «Il controllo e la sanzione, però, da soli, non possono bastare. Serve l’analisi e la promozione di un cambiamento culturale nel modo di fare impresa». Insomma, il mercato è qualcosa di così complesso che non ci si può limitare a sanzionare. Su questo punto anche Ricciardi si dice pronto a riconoscere l’opportunità di una nuova sfida: «Così facendo la Tripartita può diventare un ottimo alleato per le decisioni politiche, a livello cantonale e federale a sostegno della deputazione ticinese. Le misure d’accompagnamento alla libera circolazione per un territorio di confine come il Ticino rappresentano un obiettivo indispensabile da potenziare».

I nuovi compiti
Altro capitolo, il salario minimo, obbligatorio dal primo dicembre. «La Legge, infatti, assegna all’Ispettorato del lavoro e alla Commissione tripartita nuovi compiti che non si limitano al controllo dei salari. «Dovremo monitorare gli effetti del salario minimo, osservando se la legge in futuro continuerà ad applicarsi a un numero ristretto di lavoratori». Oggi sono circa 11 mila. Ma il numero crescerà? E poi ancora: quali sono le ripercussioni sull’intero sistema economico? Domande che restano aperte e che confluiranno nelle valutazioni che il Gran Consiglio sarà tenuto a fare nel 2024 sull’applicazione della legge.

Se AITI si impegnasse di più a favore dei contratti collettivi non ci sarebbe bisogno di introdurre nuovi CNL

Le frizioni
La strada per la Commissione tripartita, dunque, sembra tracciata, non senza alcuni punti di frizione. «Fissare dei CNL con dei salari minimi obbligatori anche ai livelli salariali più elevati significherebbe trasformare il Ticino in uno Stato di polizia e noi ci opporremmo perché verrebbe violata la libertà economica garantita dalla Costituzione». Dal canto suo, Ricciardi rassicura: «Non intravedo questo rischio. Piuttosto, se AITI si impegnasse di più a favore dei contratti collettivi non ci sarebbe bisogno di introdurre nuovi CNL». Secca la replica di Modenini: «I sindacati hanno in testa i CCL che a loro rendono; a noi interessa invece avere dei buoni contratti di lavoro, indipendentemente dalla loro forma». Insomma, commissione nuova, problemi vecchi.

«La Commissione non è uno strumento di politica economica»

«È un’evoluzione giusta ai fini dell’efficacia». Luca Albertoni - direttore Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato (Cc-ti) e già presidente della Commissione tripartita - commenta positivamente la riduzione del numero dei membri. La nuova formula, inoltre, darà la possibilità ai sostituti di essere informati sull’evoluzione dei lavori: «Non sarà una struttura rigida. I vari sostituti, in funzione del loro settore di competenza, verranno coinvolti nelle discussioni».

Più in generale, sul nuovo indirizzo della commissione, Albertoni non ha dubbi: «Il maggiore coinvolgimento dell’Ufficio cantonale di statistica e dell’IRE rafforzerà la conoscenza dei dati in base ai quali la Commissione dovrà esprimersi. È una novità importante che aiuterà i commissari nelle loro valutazioni, riducendo i margini di errore».

L’importanza dei dati e delle analisi, dunque, per evitare che la commissione diventi uno strumento di politica economica: «Non voglio dire che in passato sia stato fatto», tiene a precisare Albertoni che loda il lavoro dell’attuale presidente Stefano Rizzi, «anche in qualità di mediatore tra le parti». Tuttavia, aggiunge il nostro interlocutore, «è chiaro che in queste dinamiche c’è sempre in filigrana la tentazione di usare la Commissione come strumento di politica economica, quando in realtà non lo è. Il suo compito è osservare e proporre dei correttivi. Ma questa osservazione va fatta nella maniera più rigorosa possibile».

Quanto ai compiti - spiega Albertoni - il mandato è chiaro: «Osservare le dinamiche del mercato. E in questo senso, una parte delle osservazioni verterà sugli effetti del salario minimo». Se l’economia cambia, occorre osservare e riconoscere questi mutamenti in atto, chiosa Albertoni, «adattando i propri modelli in modo che possano analizzare l’evoluzione del mercato del lavoro. Questa è la vera sfida che oggi attende la Commissione».

Le valutazioni interne sono in corso

I prossimi passi
La riorganizzazione deve essere approvata dal Consiglio di Stato che, inoltre, procederà alla nomina dei rappresentanti proposti dalle parti. I sindacati avranno diritto a tre membri e a tre subentranti. Idem per i datori di lavoro e per lo Stato. In questi giorni, internamente, sono in corso le valutazioni su chi ne farà parte in qualità di membro o di supplente. Le parti, inoltre, proporranno un presidente e due vicepresidenti. Con ogni probabilità, Stefano Rizzi, direttore della Divisione dell’economia, continuerà a presiedere la commissione.

Quando è nata
La Commissione tripartita in materia di libera circolazione è stata costituita nel 2000 nell’ambito delle misure di accompagnamento alla libera circolazione delle persone.

Con quali obiettivi
Tra i suoi compiti originari c’è il monitoraggio dell’evoluzione del marcato del lavoro. Di fronte a casi di abusi, la commissione propone al Consiglio di Stato l’adozione di misure correttive, come, ad esempio, i contratti normali di lavoro (CNL).