Territorio

L'oro blu ticinese conferma il suo valore

Nel 2021 il Laboratorio cantonale ha riscontrato sette casi di non potabilità – Il direttore Nicola Forrer: «La collaborazione è essenziale»
©Chiara Zocchetti
Nico Nonella
17.05.2022 21:48

In Ticino la qualità dell’acqua potabile è ineccepibile sotto tutti gli aspetti, microbiologici, chimici e fisici. Ma dietro a una semplice azione come quella di aprire il rubinetto e gustarsi un bicchiere di “oro blu” ci sono una serie di processi di verifica e controllo sia da parte delle aziende di acqua potabile, sia da parte del Laboratorio cantonale. Come ricordato in conferenza stampa dal direttore del DSS, Raffaele De Rosa, la qualità dell’acqua potabile è garantita anche dalla collaborazione tra i diversi attori in gioco. «Le aziende usano l’autocontrollo, regolato da un manuale con le linee guida da rispettare che va completato e adattato in base alla realtà di ciascuna azienda». Talvolta possono però subentrare alcune difficoltà e per questo motivo il Laboratorio cantonale e l’Associazione acquedotti ticinesi hanno elaborato un manuale, denominato AQUATI2.0, per aiutare le aziende nella redazione del proprio concetto di controllo autonomo.

In cifre

Tornando alla qualità dell’acqua in Ticino, il direttore del Laboratorio cantonale, Nicola Forrer, ha spiegato che «grazie a un continuo miglioramento degli impianti e all’aumento della professionalità delle aziende, negli ultimi anni non sono state riscontrate gravi lacune». In cifre, ha proseguito, l’Ispettorato acqua potabile effettua in media 70 ispezioni di acquedotti comunali all’anno (71 nel 2021) e i risultati migliorano di anno in anno. Basti infatti pensare che nel 2004 erano stati registrati 30 casi di non potabilità, scesi a 7 nel 2021. In caso di non conformità, l’azienda è chiamata a individuarne la causa e a procedere ai necessari interventi di miglioria. E particolare attenzione è rivolta agli eventi meteorologici estremi degli scorsi anni, che rappresentano un grosso stress per gli impianti. Forrer ha inoltre ricordato che, a complemento delle analisi obbligatorie per le aziende, il Laboratorio cantonale effettua verifiche regolari dell’acqua distribuita in rete (microbiologia, torbidità e arsenico) e dell’acqua delle captazioni sotterranee e a lago. E anche in questi ambiti i risultati sono buoni. Per quanto riguarda le analisi microbiologiche, ossia la ricerca di batteri fecali, le analisi effettuate sull’acqua potabile in rete durante lo scorso anno hanno rilevato solo 20 non conformità su 608 campioni. Passando ai controlli chimici, sono state rilevate tracce di solventi, come percloroetilene (in uso negli anni 90) e cloroformio, e di prodotti fitosanitari. A fronte di 58 analisi di campioni di acqua in rete non sono state rilevate situazioni di non conformità.

Le sfide future

Va però ricordato che se da un lato «l’avanzamento delle conoscenze scientifiche e l’evoluzione delle tecniche analitiche permettono l’aggiornamento continuo dei requisiti per l’acqua potabile» (basti pensare al valore massimo della concentrazione di arsenico, costantemente rivisto al ribasso negli scorsi decenni) e, di conseguenza, l’aumento della qualità delle nostre acque, dall’altro anche le sfide sono in continua evoluzione. I miglioramenti tecnologici, hanno sottolineato Forrer e De Rosa, «sono una grossa sfida per i Comuni e le aziende di approvvigionamento idrico, i quali devono continuamente adattare il proprio concetto di autocontrollo». La collaborazione rimane dunque essenziale.