Il caso

«Non stiamo nascondendo nulla»

Morti in casa anziani: il Municipio si è espresso dopo i decreti nei confronti dei vertici dell'istituto di Sementina - «Oltre all'accusa di omicidio colposo sono cadute altre imputazioni, come la somministrazione non consentita di morfina»
© CdT/Gabriele Putzu
Alan Del Don
17.05.2022 15:16

«Il Municipio non ha nulla da nascondere. Alla fine del processo saremo i primi ad esser sollevati sapendo come sono andate davvero le cose. Tuttavia s’impongono cautela e rispetto non solo di quelli che sono i principi legali che disciplinano la ripartizione delle competenze tra gremi e autorità diverse, ma pure dei principi fondamentali che regolano il nostro sistema istituzionale e processuale». Prima sembrava che nessun membro dell’Esecutivo volesse parlare (anche perché il Legislativo ha mostrato il pollice verso alla discussione generale, ritenendola prematura), ma poi a sorpresa ecco il coup de théâtre. Il capo del Dicastero anziani Giorgio Soldini, alla fine della lunga seduta di Consiglio comunale di ieri sera, ha risposto alla recente interpellanza del gruppo Lega-UDC inoltrata dopo l’emanazione dei tre decreti d’accusa nei confronti del direttore generale, della direttrice sanitaria e dell’ex responsabile delle cure della casa anziani di Sementina. Nell’istituto, come è noto, durante la primavera 2020 sono deceduti 21 anziani a causa del COVID.

La presunzione d’innocenza

La premessa è doverosa: come per tutte le persone finite sotto inchiesta, vale il principio della presunzione d’innocenza. Tanto più in questo caso, visto che i due dirigenti e l’ex collaboratrice hanno impugnato i decreti stilati dal procuratore generale Andrea Pagani e dalla collega Pamela Pedretti per il reato di ripetuta contravvenzione alla Legge federale sulla lotta contro le malattie trasmissibili dell’essere umano. Ciò significa che entro la fine dell’anno verrà celebrato il processo in Pretura penale; gli indagati rischiano una multa compresa fra i 4.000 e gli 8.000 franchi. Giorgio Soldini ha puntualizzato come l’imputazione principale, quella di omicidio colposo, «sembra essere caduta insieme ad altre, tra cui quella secondo cui i familiari avrebbero avuto libero accesso alla struttura di Sementina quando ormai era stata ordinata la chiusura, rispettivamente il tema della somministrazione ‘non consentita’ di morfina».

«Posizione alleggerita»

Il Municipio, come fatto in questi due anni, ha confermato la fiducia ai propri collaboratori anche dopo la decisione del Ministero pubblico di inizio mese: «Dal profilo delle imputazioni mosse, l’emanazione del decreto d’accusa pare peraltro aver sensibilmente alleggerito la loro posizione processuale». Parallelamente, l’altroieri sera, il capo del Dicastero anziani ha ribadito la vicinanza sua e dell’Esecutivo «alle persone e alle famiglie colpite dal virus e in particolar modo a chi purtroppo ha avuto anche un lutto». Giorgio Soldini ha poi ricordato che l’Ufficio del medico cantonale ed il Dipartimento della sanità e della socialità hanno sempre rilasciato l’autorizzazione d’esercizio alle case anziani cittadine, compresa quella di Sementina.

Le ultime due domande contenute nell’interpellanza riguardavano le spese legali. Da un lato quelle dei vertici della casa anziani e dell’ex capocure («ad oggi la vertenza giudiziaria non è costata nulla al Comune. Per quanto riguarda gli oneri assunti dall’assicurazione, ciò esula dalle competenze municipali») e, dall’altro, l’eventuale patrocinio dei familiari delle vittime. Nella fattispecie il capodicastero ha precisato quanto segue: «Persone che si ritengono vittime di reato possono fare capo al sostegno (anche finanziario) assicurato almeno dal 1993 dalle pertinenti normative federali e cantonali. Inoltre in caso di condanna dell’autore, possono pretendere il risarcimento del danno patito tra cui figurano pure le spese legali».

La destra: «Era meglio tacere»

Le risposte non hanno soddisfatto gli interpellanti. A nome di tutti ha preso la parola il consigliere comunale democentrista Tuto Rossi, secondo il quale «un bel tacer non fu mai scritto. A questo punto era meglio se restavate zitti come avete fatto in apertura di seduta. Al di là del fatto che, ancora una volta, non vi siete scusati con le famiglie degli anziani deceduti, non mi è piaciuto il tono della risposta. In generale su questa e su altre vicende serve la massima trasparenza. Perché non rivelare gli onorari degli avvocati? Nascondendo delle cose così banali non fate altro che alimentare la curiosità e, pertanto, la discussione sul caso non potrà mai finire, con tutto il male che ciò può provocare a chi ha perso una persona cara».

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