Quelle statue all’Ospedale italiano che insospettirono gli antifascisti

Anche nella neutralissima Lugano c’è un - piccolo - memoriale della Prima guerra mondiale, che celebra la vittoria italiana e il sacrificio dei soldati caduti. Si trova nel parco dell’Ospedale italiano e, quando nel 1926 venne inaugurato, scatenò polemiche. Faceva parte di un più ampio Viale delle Rimembranze, voluto dalla colonia italiana in Ticino per ricordare i soldati partiti e mai più tornati.
I loro nomi, molti ormai illeggibili, sono stati incisi nella pietra. Tra di essi anche quello di Pietro Capelli, primo direttore dell’Ospedale, ferito mortalmente in Trentino nel 1916. Il memoriale fece discutere perché c’è chi ci vide un tentativo di propaganda fascista. Era appunto il novembre del 1926, il mese in cui Mussolini sciolse i partiti, le associazioni e i giornali che contestavano il regime. Emblematico il titolo in prima pagina di Libera Stampa: «Monopoli infami!». Si denunciava come in Italia (e di riflesso tra gli italiani in Ticino) i fascisti stessero tentando di monopolizzare il patriottismo, la storia e il dramma della Prima guerra mondiale, infilandosi anche tra le associazioni dei reduci. E proprio alcuni reduci italo-ticinesi presero carta e penna e dichiararono che non avrebbero partecipato a una cerimonia «spiccatamente politica».
In effetti i toni utilizzati per chiamare la popolazione all’inaugurazione oggi suonano un po’ così così. Si parla di «stile del tempo nuovo», di «orgoglio d’ogni italiano vivo e sano». E c’è pure quella che sembra una minaccia neppure troppo velata: «Chi di voi mancherà all’adunata? Chi non tornerà commosso e fiero? Chi oserà restare assente?».
Ma torniamo al memoriale. Una statua ricorda l’impresa del Monte Grappa, mentre l’altra ospita una medaglia con la scritta (strana se si pensa che siamo in Svizzera) «Coniata nel bronzo nemico». In realtà significa che, come da decreto istitutivo italiano, è stata realizzata fondendo «le artiglierie tolte al nemico».

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