Porlezza

Salvataggio sul Ceresio e frecciatina a Campione

Soccorsa una turista finita alla deriva con il pedalò a causa delle forti raffiche di vento – Non riusciva a tornare a riva nonostante il mezzo fosse elettrico – L’Autorità di bacino critica l’enclave per la motovedetta contesa: «Al momento dobbiamo garantire la sicurezza con una sola barca»
Il pedalò elettrico trainato a riva. © Autorità di bacino del Ceresio
Giuliano Gasperi
08.08.2022 06:00

Ritrovarsi a bordo di un pedalò in mezzo al lago, da soli, in balia del vento e senza la forza per riportare a riva l’imbarcazione. Ha vissuto il proverbiale «brutto quarto d’ora» la donna soccorsa sabato sul Ceresio di fronte a Porlezza. La turista, partita da Claino con Osteno, voleva solo godersi un’uscita tranquilla in sella al suo pedalò elettrico. Inizialmente è anche stato così, ma ad un certo punto gli elementi atmosferici hanno ribaltato la situazione e lei si è trovata in grossa difficoltà.

Per sua fortuna, nei paraggi navigava una motovedetta dell’Autorità di bacino del Ceresio, Piano e Ghirla, che l’ha raggiunta e trainato il pedalò fino alla spiaggia. «È stata sorpresa da forti raffiche di vento convettive (che si generano quando una massa d’aria calda sale rapidamente e quasi verticalmente, ndr) createsi a causa del temporale scoppiato in Valle d’Intelvi. Il piccolo pedalò sul quale si trovava, per quanto assistito da batteria, non avrebbe resistito alle onde. Si è quindi proceduto all’imbarco della donna e al traino fino alla sua abitazione». Tutto è bene quel che finisce bene?

Per la turista sul pedalò sicuramente. All’Autorità di bacino, invece, al netto della soddisfazione per aver messo in salvo la signora, rimane un po’ di amaro in bocca. E il «colpevole», anche se nel comunicato stampa non viene menzionato, è chiaro: il Comune di Campione d’Italia.

Folate politiche

«Questo intervento – premette il vicepresidente dell’Autorità di bacino Giovanni Bernasconi – unitamente ad altri recenti, non fa altro che rafforzare il principio secondo il quale sia necessaria, a garanzia della sicurezza della navigazione e degli utenti, la presenza di un servizio di pattugliamento da parte delle unità nautiche da noi coordinate». La nota stampa prosegue spiegando che «l’Autorità di bacino, allo stato attuale, dispone solo di un’imbarcazione, in quanto un gommone è in cantiere per un’avaria al propulsore e poi – ed ecco il punto chiave – si rimane in attesa della consegna di una terza imbarcazione». Il riferimento – come confermatoci dallo stesso ente responsabile dei soccorsi – è alla motovedetta utilizzata in passato dalla Polizia locale di Campione d’Italia e che l’Autorità di bacino, ora, vorrebbe indietro. Dopo il dissesto finanziario del Comune, il natante era stato posto sotto sequestro dal Tribunale di Como e l’Autorità di bacino si era detta disposta ad acquistarlo per 20 mila euro. L’ente, poi, si era accorto che la motovedetta era stata privata di alcuni strumenti come i lampeggianti, il GPS e la barella, e aveva quindi chiesto a Campione di «consegnarla completa entro cinque giorni».

Replica dell’enclave in sintesi: «La barca non è di proprietà dell’Autorità lacuale, è ancora nostra, e per poterla vendere è necessaria una perizia di stima. La rimozione dei componenti? Sono in dotazione alla Polizia locale, non può usarli nessun altro». Altro che le raffiche di vento convettive.

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