Sanità

Tutte le nascite a La Carità: «Quali vantaggi per l’EOC?»

Il Partito socialista e il Movimento per il socialismo sollevano dubbi sull’operazione tra pubblico e privato - Glauco Martinetti: «Scelta in sintonia con la popolazione» - Raffaele De Rosa: «Progetto a vantaggio della comunità»
Francesco Pellegrinelli
05.10.2022 06:00

Dopo l’accordo, gli atti parlamentari. A chiedere lumi con due interpellanze sul progetto pilota avviato nel Locarnese tra l’EOC e il Gruppo ospedaliero Moncucco sono il partito socialista e il Movimento per il socialismo. «Migliorare la presa a carico, valorizzando le competenze presenti nella regione, è senza dubbio un obiettivo lodevole», premette la prima firmataria e co-presidente del PS, Laura Riget: «Tuttavia, non vediamo quali siano i benefici di questa manovra per l’ente pubblico». Il progetto, ricordiamo, propone una nuova spartizione dei mandati in ambito ginecologico e ostetrico tra la clinica Santa Chiara e l’Ospedale La Carità. Nel concreto, il progetto prevede di accorpare tutte le nascite sotto il tetto dell’ospedale pubblico, e di spostare invece tutti gli interventi chirurgici ginecologici alla clinica privata. Di qui, l’interrogativo sollevato da PS e MPS. «L’impressione è che la specialità più redditizia, ossia la ginecologia, sia stata ceduta al privato, mentre quella meno redditizia, ossia le nascite, sia stata scaricata sulle spalle del settore pubblico», commenta Riget. Del tipo, «privatizziamo gli utili e socializziamo le perdite». Un concetto che torna anche nell’interpellanza dell’MPS. «L’accordo riapre la discussione dei rapporti tra sanità pubblica e privata sui quali si è già votato nel 2016», commenta il deputato MPS e primo firmatario Matteo Pronzini. «Ricordiamo che nella votazione popolare di allora la modifica della Legge sull’Ente ospedaliero cantonale (LEOC), che voleva di fatto aprire la strada a una collaborazione in ambito ospedaliero tra pubblico e privato, fu bocciata dalla popolazione ticinese. Uno degli elementi centrali del dibattito aveva proprio coinvolto il settore dell’ostetricia e ginecologia». Malgrado ciò, aggiunge Pronzini, «tale discorso ritorna oggi sia nel comunicato stampa congiunto dell’Ente e del Gruppo Moncucco».

La replica dell’Ente

«Da sempre le cliniche private sono libere di scegliere l’ambito sanitario in cui operare», replica dal canto suo il direttore EOC, Glauco Martinetti, che aggiunge: «Credo piuttosto che sia importante ribadire che la maternità, nel Locarnese, rimane in mani pubbliche. Inoltre, la concentrazione delle nascite sotto un unico tetto porterà a una diminuzione dei costi e un aumento della qualità delle cure, in linea con quanto chiede la popolazione ticinese». Ma come giustificare la perdita del mandato di ginecologia a favore del privato? «In realtà, il mandato per la ginecologia complessa non viene toccato. Il centro di riferimento continuerà a essere il Civico di Lugano», spiega il direttore de La Carità Luca Merlini. Secondo il direttore dell’ospedale, il progetto non fa che valorizzare gli indirizzi che già oggi caratterizzano i due nosocomi: «Soprattutto la comunità medica non sarà divisa tra chi fa i parti e chi la ginecologia di prossimità». Gli stessi professionisti continueranno a operare in entrambe le strutture. In questo senso, prosegue Merlini, «si realizza una piena collaborazione tra pubblico e privato che va oltre la spartizione dei mandati». Quello più redditizio però andrà al privato? «È noto che la chirurgia ha una remunerazione migliore, ma raggruppando i parti sotto un unico tetto si potrà ridurre in maniera significativa il deficit, avvicinandosi all’autofinanziamento».

«Non con il bilancino»

«Si tratta di un progetto che nasce dal basso e che si propone di migliorare la qualità delle cure», commenta il direttore del DSS, Raffaele De Rosa. «Il progetto consente inoltre di assicurare nel tempo la presenza della maternità, della neonatologia, dell’ostetricia e della ginecologia nel Locarnese». Quanto agli eventuali margini di riduzioni dei costi ventilati dalla collaborazione, De Rosa aggiunge: «Il progetto non è nato in un’ottica finanziaria, ma in ragione della problematica connessa alla disponibilità di personale qualificato e all’importanza di aumentare il numero e il volume dei casi trattati». Un’operazione, dunque, contro la frammentazione dei parti, a vantaggio della qualità delle cure e dell’attrattività del posto di lavoro per il personale qualificato. La suddivisione delle competenze avrà anche un impatto positivo sull’evoluzione dei costi, aggiunge De Rosa: «Con, di riflesso, un impatto positivo sui premi di cassa malati. È la dimostrazione che vogliamo sfruttare appieno i limitati margini di manovra a disposizione del Cantone”. Sulla possibilità di replicare un modello d’intesa simile nel Luganese, De Rosa tende ad escluderlo: «Quello di cui stiamo discutendo è un accordo puntuale che nasce dal basso e che poggia sulla volontà dei medici e delle strutture di collaborare». Difficilmente questo esempio potrà quindi essere replicato in altre regioni. «Un approccio simile può tuttavia fungere da esempio per altri settori puntuali». Sui dubbi sollevati da una parte della politica, che teme una perdita di competenze da parte dell’ente pubblico, De Rosa risponde: «Entrambe le strutture perdono qualcosa, ma vince il paziente e la comunità. Questo progetto non va in ogni caso guardato con il bilancino del contabile, ma con lo sguardo di chi vuole garantire una presenza di qualità nella regione, nell’interesse delle pazienti e dei neonati». Ma l’Ente cede il mandato più redditizio? «Difficile trarre una conclusione univoca, ma ritengo che l’Ente ne esca piuttosto rafforzato. Senza dimenticare che una parte degli interventi ginecologici complessi, grazie alla collaborazione con il privato, non andranno più oltre Gottardo, ma potranno essere trattati in futuro dall’EOC», conclude De Rosa.