Una compagnia aerea ticinese punta a volare fino a Londra

Si chiama Northern Lights ed è il gruppo guidato da Damian Hefti e Andrea Burkhardt. Una delle sette cordate che si sono fatte avanti per rilevare la gestione di Lugano Airport. Northern Lights ha le idee precise. Forse non ha dalla sua i capitali a disposizione dei due gruppi favoriti (quello capitanato da Giovanna Masoni e sir Lindsay Owen-Jones e quello guidato da Stefano Artioli, Rolf Marending e Massimo Malgorani), ma ha esperienza e dinamismo. E poi non è detto. Una buona idea a volte trova finanziatori importanti. «Di persone interessate a investire nel progetto ne abbiamo diverse», ci viene confermato. Idea centrale di Northern Lights è riportare a Lugano i voli di linea attraverso la creazione di una nuova compagnia aerea: la SouthSuisse Airways. Un’idea che tra l’altro Hefti - giovane imprenditore ticinese - studia da molto tempo avvalendosi della consulenza di esperti del settore. Ed esperto del settore è Andrea Burkhardt. Pilota di linea, ha volato su Lugano per buona parte della carriera prima con Crossair, poi con Swiss e infine con Darwin (senza dimenticare un passaggio sugli MD-90 di Hello). Burkhardt conosce dunque molto bene lo scalo e i suoi difetti strutturali e tecnici. E conosce anche bene le strategie - e gli errori commessi - delle compagnie che dopo Crossair hanno deciso di impegnarsi nello scalo ticinese.
I collegamenti
Hefti e Burkhardt sono convinti - per diverse ragioni - che Lugano Airport abbia ancora grande potenziale per i voli di linea. Nel loro piano sono previsti - oltre ai voli «leisure» (quelli estivi) e all’arrivo di charter -, collegamenti regolari con almeno Ginevra, Francoforte e Londra. Non con i «soliti» Saab2000 ma con dei più moderni Embraer 170, che permettono avvicinamenti più sostenibili. Francoforte e Londra. Due destinazioni che per più di un decennio i vertici dello scalo luganese hanno tentato, senza mai riuscirci, di offrire. Come mai Northern Lights crede di riuscire dove tanti (da Swiss e dunque dal gruppo Lufthansa o - spostandoci a Berna - la compagnia SkyWork, poi finita in bancarotta) o hanno fallito o addirittura non ci hanno mai neppure provato ritenendo l’impresa non sostenibile finanziariamente? E oggi, con la crisi pandemica che ha messo in ginocchio il mercato dell’aviazione, è davvero realistico immaginare un florido futuro per una neonata compagnia aerea regionale, con l’hub principale in una città di meno di 100.000 abitanti? Hefti e Burkhardt ci rispondono senza esitare:_«Sì». «Sì perché la pandemia ha aperto anche molti spiragli, diverse nicchie e tante opportunità». C’è disponibilità di aerei in leasing a prezzi ragionevoli, c’è abbondanza di piloti e - soprattutto - nel breve-medio termine potrebbe cambiare la politica dei prezzi. «Quando si tornerà a volare - ci viene spiegato - la gente dovrà abituarsi a prezzi più alti. Dubitiamo che si volerà ancora per 39.90 tra Milano e Londra, e dunque Lugano da questo punto di vista tornerà ad essere concorrenziale».
La gestione
Ma i voli di linea non sono chiaramente l’unico obiettivo che il gruppo ha per Lugano. La cordata che verrà scelta dal Municipio dovrà occuparsi anche della gestione aeroportuale. Gestire cioè tutto quel che si trova nel perimetro dello scalo._Per questo Northern Lights intende creare una holding. Una società si occuperà della gestione dell’aeroporto, l’altra dei voli di linea. Un’idea simile tra l’altro a quella che - prima dello scioglimento di LASA - avevano in mente gli ormai ex azionisti (Città e Cantone) dello scalo luganese. Una struttura simile anche a quella dell’aeroporto di San Gallo (dove la compagnia aerea è proprietaria dello scalo).
Investimenti tecnici
Secondo Northern Lights per (ri)portare i voli di linea a Lugano sarà però essenziale investire in un nuovo sistema di avvicinamento. «Ne abbiamo già individuato uno - ci viene spiegato - che soddisfa i criteri imposti dall’Ufficio federale dell’aviazione civile. Un sistema che tra l’altro richiederebbe investimenti quantificabili in poche centinaia di migliaia di franchi ma che garantierebbe di atterrare e decollare da Lugano con praticamente qualsiasi tempo». E proprio questa - con una tecnologia risalente ai tempi di Crossair - è stata probabilmente la principale pecca di Lugano Airport negli ultimi 20 e forse più anni.