Vincono i social-democratici di Dragnea

Stando agli exit poll diffusi dopo la chiusura dei seggi al Psd è andato quasi il 45% - Molto bassa l'affluenza alle urne: 39%
Il sindaco di Bucarest Gabriela Firea al seggio
Red. Online
11.12.2016 20:35

BUCAREST - Largo successo del Partito socialdemocratico (Psd) nelle elezioni politiche di oggi in Romania, dove sono state ampiamente confermate le previsioni dei sondaggi. Stando agli exit poll diffusi a Bucarest dopo la chiusura dei seggi al Psd è andato quasi il 45% dei voti, un margine di vantaggio molto ampio rispetto al Partito nazionale liberale (Pnl) attestato a poco più del 20%. Il Pnl è punto di riferimento del centrodestra romeno e ad esso fa capo il president Klaus Iohannis. Positivo il risultato fatto registrare dall'Unione per la salvezza della Romania (Usr), nuova formazione politica che alla sua prima partecipazione elettorale a livello nazionale ha superato ampiamente la soglia di sbarramento attestandosi intorno al 10%.

I socialdemocratici si sono affermati con largo margine nonostante le accuse di corruzione e malapolitica che un anno fa avevano costretto alle dimissioni l'ex premier del Psd Victor Ponta.

Il leader socialdemocratico Liviu Dragnea si è mostrato soddisfatto del risultato. "E' chiaro che non vi sia alcun dubbio su chi ha vinto le elezioni', ha detto dopo la diffusione degli exit poll. "I romeni vogliono sentirsi a casa propria nel loro Paese e io voglio che la Romania sia la casa per tutti i romeni".

Nei mesi scorsi lo stesso Dragnea era stato condannato a due anni con la condizionale per accuse di brogli elettorali in un referendum del 2012 sull'impeachment dell'ex presidente Traian Basescu. Votando in giornata al seggio elettorale il leader socialdemocratico aveva promesso crescita economica, più posti di lavoro, aumenti per salari e pensioni, miglioramenti per sanita' e istruzione.

I socialdemocratici con ogni probabilità formeranno un nuovo governo in coalizione con l'Alleanza democratica liberale (Alde), che ha ottenuto circa il 6%, potendo cosi contare su oltre il 50% dei seggi in parlamento. Una relativa boccata d'ossigeno per la governabilità della Romania, che avendo un sistema semipresidenziale sul modello francese si troverà comunque ad affrontare nuovamente una situazione di 'coabitazione' con presidente della repubblica e governo appartenenti a differenti schieramenti politici: centrodestra per il presidente Klaus Iohannis e centrosinistra il governo.

Sembra destinato a uscire di scena invece l'attuale premier Dacian Ciolos, ex commissario europeo all'agricoltura, che ha traghettato dignitosamente il paese al voto con un governo tecnico dal novembre 2015 dopo le dimissioni di Ponta.

Molto bassa e' risultata l'affluenza alle urne, che si è attestata - stando agli ultimi dati - al 39,49% degli oltre 18 milioni di aventi diritto. Resta comunque da considerare ancora il voto dei romeni all'estero, che quest'anno per la prima volta hanno potuto votare anche per corrispondenza. La campagna elettorale era vissuta sui temi portanti della lotta alla corruzione dilagante, il miglioramento delle condizioni di vita - la Romania è tra I Paesi più poveri dell'Ue - una maggiore integrazione europea con l'auspicata adesione al sistema Schengen di libera circolazione dei cittadini.

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