Il ricordo

Con Marco una complicità che resta

Tutte le mattine, quando apro la porta del mio ufficio, vedo la foto di Marco che mi sorride dall’alto
Michele Foletti
Michele Foletti
11.08.2022 06:00

Tutte le mattine, quando apro la porta del mio ufficio, vedo la foto di Marco che mi sorride dall’alto. A dire il vero, quando le cose vanno bene mi sembra un sorriso, quando sono preoccupato e non so bene cosa fare mi sembra piuttosto una smorfia di rimprovero. Sia come sia, tutte le mattine lui è lì che mi guarda.

Può essere una consolazione, ogni tanto, ma non è purtroppo un aiuto.

Quando si parte per un’avventura si è in molti, motivati, spensierati e curiosi. Poi piano piano si rimane in pochi e si va avanti. Con Marco eravamo rimasti noi due in un’avventura politica iniziata a Lugano nel 1992 e sfociata nella presenza assieme in Municipio. Nel 2013 ci siamo trovati nel cuore di una città con tanti problemi, quasi tutti nascosti da un sistema politico opaco e connivente, che preferiva nascondere la polvere sotto il tappeto invece di far pulizia ed evitare che la polvere si accumulasse. E la decantata ricchezza di Lugano, che poi si è rivelata essere presunta, faceva da collante al sistema.

Insieme, con complicità e ognuno con le proprie competenze, abbiamo continuato l’entusiasmante avventura per dare una nuova dinamica alla nostra città. In tutta trasparenza, cercando di coinvolgere la parte migliore dei nostri cittadini e dell’amministrazione.

Abbiamo sanato il dissesto finanziario, abbiamo riformato l’amministrazione, abbiamo creato gli strumenti per una gestione coerente della città grazie a un piano finanziario, linee di sviluppo, regolamenti aggiornati, e abbiamo avviato una riflessione condivisa sul futuro della città con il progetto del piano direttore comunale.

Oggi i dati e i risultati ci dicono che quanto con Marco abbiamo seminato nei suoi anni di sindaco della Città sta dando i suoi frutti.

Se per me – e penso anche per i miei colleghi municipali – è stato possibile superare la scomparsa di Marco dando continuità alle idee e ai progetti, è soprattutto per l’enorme lavoro che aveva fatto lui, per ciò che aveva creato e predisposto con tenacia e passione. Tuttavia, dal lato umano e personale, quanto precede è solo una piccola consolazione.

Per me è stato facile fare il municipale con un sindaco come lui ma non è facile fare il sindaco senza di lui. Senza potermi confrontare con un compagno di avventura sincero e schietto, che aveva anche idee e visioni diverse dalle mie, ma sempre capace di costruire. Soprattutto in questo anno dove le sfide e i problemi non sono mancati.

Ho voluto prendere il suo posto di sindaco perché glielo dovevo e poi, in fin dei conti, un anno fa in quella situazione nessun altro voleva prendersi questa responsabilità. Non è facile - sono molto diverso da Marco: ognuno ha il suo stile e il suo modo di gestire la città - ma ogni mattina quando apro la porta del suo ufficio (che è diventato il mio) e lo vedo sorridente e gioviale nella foto che oggi si trova nel patio di Palazzo Civico e da domani spero torni nel mio ufficio, gli dico: mi hai proprio fatto un brutto scherzo, adesso però dammi una mano a fare il meglio per la nostra città che entrambi amiamo moltissimo. Ti prometto che farò di tutto per non deluderti.

In questo articolo: