Pensieri di libertà

Estati arabe

La nuova Costituzione tunisina dà ulteriori poteri al presidente Kais Saïed e inserisce il Paese nella Umma (la grande nazione islamica senza confini)
Francesca Rigotti
Francesca Rigotti
28.07.2022 06:00

Lunedì 25 luglio scorso si è tenuto in Tunisia, un anno dopo la presa del potere del presidente Kais Saïed, il referendum sulla nuova Costituzione. L’esito ha dato ulteriori poteri al presidente e ha inserito la Tunisia nella Umma (la grande nazione islamica senza confini), pur togliendo il riferimento all’Islam quale religione di stato. Anche se cittadine e cittadini tunisini sono distratti dalla grave crisi finanziaria e economica, non sono mancate nel Paese manifestazioni contro la nuova Costituzione che sostituirà quella del 2014, un modello per tutti i Paesi musulmani che comprendeva persino la parità uomo-donna. La Costituzione del ‘14 era nata sull’onda dei movimenti del 2010-2011 di opposizione al precedente regime, cui rimproveravano mancanza di libertà, censura, corruzione, disoccupazione. Fioriva la primavera araba, che inaugurò altre primavere, in Egitto, Libia, Yemen, Siria… Com’erano felici i volti dei partecipanti alla rivoluzione dei gelsomini, e come eravamo contenti anche noi che li seguivamo da lontano. Sì perché quella stessa primavera, all’USI, avevo proposto agli studenti un seminario su democrazia e Islam, nel quale seguivamo con passione e impegno quel che accadeva sulla sponda meridionale del Mediterraneo. Mi ero rivolta a un giornalista e scrittore ticinese che scrive anche sulle pagine di questo giornale, Marco Alloni, di cui sapevo che operava in Egitto al Cairo ma che non conoscevo se non per i suoi libri, proponendogli di parlare con gli studenti e rispondere alle loro domande in una videoconferenza che avremmo tenuto durante la lezione. E così fu. Noi stavamo nell’aula A21 del Palazzo Rosso dell’Università mentre Marco Alloni, da una specie di caffè del Cairo, ci dava informazioni su quanto stava accadendo in Egitto, in Tunisia... Audio e video dell’attrezzatissima aula per qualche motivo non funzionavano, così che ci trovammo a seguire davanti al piccolo schermo di un laptop, ma andò tutto benissimo lo stesso, anzi, la cosa contribuì a tenerci vicini anche fisicamente oltre che nello spirito. Era l’ultimo incontro dell’Anno Accademico, quello del 1 giugno 2011. Una data importante, un momento di grande intensità emotiva pur solo per noi che eravamo lì, di qua e di là del Mediterraneo. E poi? E poi avanti nella costruzione in Tunisia della democrazia e dello stato di diritto, incoraggiata nel 2015 dal premio Nobel per la pace alle organizzazioni tunisine che più si erano distinte in tale processo. E poi? E poi l’erosione, la ripresa della corruzione, la cancellazione dei diritti faticosamente raggiunti, la povertà, la disperazione, il populismo... Una storia nota, ma che ogni volta è triste veder accadere di nuovo. E che insegna una volta di più che il prezzo della libertà, ovunque, è l’eterna sorveglianza.