Pensieri dal battellino

Fermate la prima

Così, dopo essere stata esclusa dalla lista rosso-verde per il Consiglio di Stato blindata su misura per Marina Carobbio, Amalia Mirante ha deciso di lasciare il PS e di fondare una cosa politica sua
Bruno Costantini
26.11.2022 06:00

L’altra sera ero al porto comunale a lucidare il mogano del battellino e pensavo quanto sia stato irritante l’ipocrita moralismo, espresso con artifici retorici stomachevoli, del presidente della FIFA Gianni Infantino durante la conferenza stampa inaugurale dei Mondiali di calcio in Qatar, manco fosse JFK a proclamare: «Ich bin ein Berliner». A distrarmi dai pensieri sulle sfacciate prodezze pelose del vallesano governatore di una potente organizzazione che non ha molto da insegnare - altro che invitarci a chiedere scusa per i prossimi 3.000 anni per quello che noi europei abbiamo fatto negli ultimi 3.000 anni - è stata Asia giunta alla foce trafelata con la sua bici elettrica rosa per comunicarmi il fatto epifanico: l’Amalia ha fatto l’annuncio! Fermate la prima, si sarebbe esclamato nell’epoca gloriosa dei giornali. Così, serena ma con dolore, Amalia Mirante, dopo essere stata esclusa dalla lista rosso-verde per il Consiglio di Stato blindata su misura per Marina Carobbio, ha deciso di lasciare il PS e di fondare una cosa politica sua per la corsa sia al Governo sia al Parlamento. Cosa sarà questa cosa? Forse un partito, forse un movimento, tutto è ancora in una «fase creativa», ma si intuisce che il momento è topicissimo. Come quando, dopo la caduta del Muro di Berlino nel 1989, Achille Occhetto, segretario del Partito comunista italiano, inventò la «cosa» per definire il limbo e il pensatoio di transizione tra il PCI e il Partito democratico della sinistra. Sulla «cosa» Nanni Moretti ci fece anche un documentario. La mia amica microinfluencer del lago ha immaginato allora di fare dei video sulla nascita della cosa mirantiana, anche perché sul battellino avevamo detto che saremmo andati in soccorso dei «carichi residuali» che sarebbero stati ributtati al largo dal congresso socialista il cui esito era scritto in partenza. Però non è il caso di esagerare perché bisogna mantenere il senso delle proporzioni tra cosa e cosa. Al pontile di Caprino i nostri amici si sono messi a scommettere intere casse di Barbera fatto col mulo sugli effetti politici che potrebbe avere questa nuova cosa scissionista nella sinistra ticinese, guardata dal PS con molta sufficienza e con la solita serenità. La cosa che nascerà riuscirà a spiegarci quel che pensa e propone Amalia Mirante sui temi concreti per i quali bisogna pur dire se si sta di qua o si sta di là? Non basta rimproverare al PS di essersi spostato a sinistra (ciò che è poi relativo, visto che nell’arcipelago rosso un Pino Sergi direbbe che sta già troppo a destra inciuciato con i partiti borghesi per interessi cadregari, cioè «l’è tüta ’na mafia»), perché se la sinistra non fa la sinistra che deve fare? Senza nostalgia per i blocchi ideologici, è questione di avere un minimo di chiarezza. Si dirà che c’è comunque modo e modo di stare a sinistra, da massimalisti o da socialdemocratici (o da liberalsocialisti berviniani, per ricordare il breve esperimento politico di un quarto di secolo fa). Asia ha già le idee confuse sul casino nella sinistra e alla fin fine preferisce godersi con me la guerra di piazza della Riforma con l’ex liberale ora passato al Centro Guido Sassi che minaccia di «massacrare», politicamente parlando, con grande disappunto dello Spez stellato, il candidato al Governo sulla lista PLR Jean-Jacques Aeschlimann, detto JJ, ex capitano e oggi dirigente dell’HCL, già prestanome del criceto che faceva i pronostici per Euro 2016. Fermate la prima, i Puffi si menano!