Quei Gesù Bambini con la valigia

di EMANUELE GAGLIARDI - L'arrivo del Natale, ormai da alcuni anni, in Paesi a noi vicini è sempre preceduto da qualche polemica. La discussione, che subito sconfina nel campo politico, riguarda episodi isolati, avvenuti, tra l'altro, in istituti scolastici in cui è stato proposto (o deciso) di non realizzare, per esempio, in occasione del 25 dicembre, il presepe. Gesù Bambino, quindi, esiliato, costretto a fare i bagagli; oppure è stato stabilito di non fare eseguire canti natalizi, comprese le tradizionali recite. Tutto per non urtare studenti di fedi diverse. Vicende che finiscono sulle prime pagine dei giornali locali (e non) e che vengono, puntualmente, riprese dagli altri organi di informazione. Per fortuna, ognuno è padrone (o almeno dovrebbe esserlo) in casa propria e perciò, in famiglia, per quanto concerne la rappresentazione della Natività, ci si regola come meglio si crede. Ci sono case in cui la tradizione di allestire il presepe resiste da anni, tramandata di padre in figlio. La materia prima (capanna, pastori, pecore, angioletti, Re magi, cammelli, dormiglione e via discorrendo) arriva, a volte, dal passato (genitori, nonni e bisnonni) quando non è andata persa nel corso di tribolati traslochi. Di certo non mancano le new entry, giunte per sostituire i personaggi scomparsi nel corso degli anni. Statuine, magari, non realizzate più in gesso, cartapesta o addirittura in legno, ma in plastica o in altro materiale a basso costo. Figure, comunque, che ricoprono in modo egregio il ruolo chiamato a sostenere. In queste famiglie, dove la posa di ogni pastore viene studiata in modo attento, il Gesù Bambino è collocato nella mangiatoia alla mezzanotte del 24 dicembre. Non tutti, però, sono presepisti o aspiranti tali. Per questa ragione, non sono pochi coloro che acquistano in negozi specializzati (che sono sempre meno) o al supermercato, nel reparto degli articoli natalizi, la capanna con tanto di Sacra famiglia, asinello, bue e qualche pastore. Spendendo qualcosa in più si aggiungono anche i Re magi e le lucine. Un modo rapido per perpetuare una tradizione dai contorni un po' sbiaditi e che consente, il giorno successivo al Natale, quando si parte (chi può) per la settimana bianca, di riporre tutto in modo rapido nell'armadio, in attesa del prossimo anno. Oppure di infilare la capanna e i pastori nel baule dell'auto, insieme agli altri bagagli per piazzarlo su un mobile della casa in montagna. Un altro Gesù Bambino con la valigia in mano. E mentre ci si accinge a chiudere la porta d'entrata della casa risuona, a volte, la frase: «L'albero di Natale lo disferemo quando torneremo all'Epifania. Abbiamo fatto bene, quest'anno, ad acquistarne uno artificiale: così non abbiamo il problema di dargli l'acqua e trovare, al rientro dalle vacanze, tutti gli aghi in terra». Intanto i sacerdoti, nelle loro prediche delle feste e delle novene, esortano a riscoprire i veri valori della Natività, il suo profondo significato, ben lontano dal fragore commerciale legato a questo periodo dell'anno. Idem per quanto concerne i bollettini parrocchiali di dicembre. Inoltre ci sono coloro ai quali poco importa del Natale, della Natività, tanto meno dei regali. Il 25 dicembre è un giorno normale. Qualcuno, però, a distanza di anni, all'improvviso, riscopre i natali passati. Potremmo fare diversi esempi. Ci ha colpito, tra gli altri, la storia, fresca di qualche giorno, che riguarda due Gesù Bambini, uno di gesso e l'altro di legno (lunghi circa una quarantina di centimetri l'uno) che per anni avevano dormito, placidamente, in una scatola depositata in una soffitta, avvolti nei loro vestitini che portavano i segni del tempo e della polvere. Due statuine con una lunga storia alle spalle. Purtroppo, come spesso accade, i due pargoli avevano chi un braccio rotto, chi alcune dita della mano mancanti. Un giorno, uno dei proprietari di questi piccoli capolavori, parlando con un appassionato di presepi, si ricordò dei due Bambinelli che erano nella scatola in soffitta e lo raccontò. Il resto è cronaca recentissima. I Gesù Bambini in questione sono ritornati al loro antico splendore. In più, sono arrivate due mangiatoie con la paglia. Sono due Gesù Bambini che non sfigurerebbero ai piedi dell'altar maggiore di una chiesa. Non è finita. Il proprietario in questione, di recente, recuperando le vecchie statuine (sue e dei figli, ormai maggiorenni) che teneva in soffitta da anni, ha realizzato un pregevole presepio. Con tanto di Gesù Bambino. Un altro pargolo, che come gli altri, per una ragione o per l'altra, ha dovuto fare, dopo vari anni, la valigia. Stavolta per tornare a casa. Succede a Natale.