L'editoriale

Il conto del virus e dei consumi

L'aumento dei premi è un monito per fare di più — Non bisogna vendere illusioni: se davvero si vogliono tenere i costi sotto controllo, servono interventi continui a livello di offerta e di tariffe
Giovanni Galli
27.09.2022 21:57

La stangata adesso è stata quantificata: l’anno prossimo, l’aumento medio del premio di cassa malati sarà del 6,6% in Svizzera (meno di quanto preventivato da alcuni assicuratori e da altri «esperti») e del 9,2% in Ticino, il terzo cantone più caro in cifre assolute alle spalle di Basilea Città e Ginevra. Siccome si tratta di una media, vuol dire che per una parte degli assicurati il rincaro potrebbe essere inferiore, per altri in linea con l’aumento generale e per gli affiliati a certe casse addirittura superare la fatidica soglia del 10%. Una persona sola dovrà pagare, mediamente, circa 400 franchi in più; mentre una famiglia di quattro persone, che non beneficia di contributi per la riduzione del premio, vedrà lievitare la fattura annuale di 1.600 franchi. Il fatto che da mesi i cittadini fossero pronti all’impatto non cambia gli effetti pratici. A differenza delle precedenti, questa stangata giunge in un momento difficile per il potere d’acquisto, già intaccato dall’aumento dei prezzi dell’energia e di altri beni.

È fuori posto fare il tiro al piccione con le casse malati, che sono semplici intermediari fra chi consuma e chi fornisce le cure. I premi aumentano perché i costi aumentano e le casse devono pagare un volume crescente di prestazioni, da parte di ospedali, medici, case per anziani, farmacie, fisioterapisti e servizi di cura a domicilio. Fra i premi, calcolati sulla base di stime su quanto si spenderà per curarsi, e i costi effettivi ci possono essere discrepanze, che però nel medio termine vengono sempre corrette. Negli ultimi undici anni i premi sono risultati sei volte inferiori ai costi e cinque volte superiori. L’amara verità è che nel biennio 2021-2022 sono stati praticati premi insufficienti per coprire i costi e che adesso, chi più (come il Ticino) chi meno, deve recuperare. È arrivato il conto della pandemia (interventi rinviati, cure per la COVID-19), sullo sfondo dell’aumento del consumo di prestazioni. A livello nazionale, nel 2021, la spesa pro-capite è aumentata del 4,5%, in Ticino dell’8,2%. Se nel 2020 l’assicurato ticinese aveva ricevuto cure sanitarie coperte dalla LAMal per 4.612 franchi, nel 2021 ne aveva ricevute per 4.992. Alla fine di giugno di quest’anno, l’importo su base annua era già salito a 5.141 franchi.

L’evoluzione non fa ben sperare. I premi devono coprire i costi e se i costi continuano a crescere anche i premi salgono di conseguenza. I costi aumentano in primo luogo a causa dell’invecchiamento della popolazione e del progresso medico, ma il forte aumento dei premi può anche incentivare un maggior ricorso a prestazioni sanitarie all’insegna del «più pago, più consumo». Sulle riserve degli assicuratori si può discutere, ma è un dato di fatto che, con l’aumento dei rischi, le esigenze minime legali sono cresciute e la solvibilità diminuita, a scapito del margine di manovra per interventi di contenimento dei premi. Nel 2022, a causa dei ribassi sui mercati finanziari e dei deficit d’esercizio, l’entità delle riserve potrebbe scendere dagli iniziali 12 a 9,5 miliardi di franchi, sempre tanti ma sempre meno per ammortizzare nuovi rincari. Serpeggia una facile demagogia, ma né le richieste di diminuire i salari dei manager assicurativi né le intemerate a senso unico contro i lobbisti delle casse malati (come se gli altri attori del sistema sanitario non ne avessero) porteranno mai a un contenimento significativo dei premi. Non bisogna vendere illusioni. Se davvero si vogliono tenere i costi sotto controllo servono interventi continui a livello di offerta e di tariffe. L’aumento dei premi è un monito per fare di più. La politica deve fare scelte difficili, sia a livello federale, dove alcune riforme potenzialmente incisive sono bloccate da veti incrociati, sia a livello cantonale, attraverso le pianificazioni ospedaliere, che per essere realmente efficaci potrebbero richiedere decisioni impopolari. Volere un sistema sanitario di qualità e diffuso capillarmente ha un costo. Pagare meno senza fare rinunce (a cominciare dal superfluo) non è possibile.