L'editoriale

Il Festival, un unicum per tutto il Ticino

Da quella sera del 23 agosto 1946, quando venne proiettato il primo lungometraggio dell’edizione inaugurale, il Film Festival ne ha davvero fatta di strada
Paride Pelli
08.08.2022 06:00

Da quella sera del 23 agosto 1946, quando venne proiettato il primo lungometraggio dell’edizione inaugurale, il Film Festival ne ha davvero fatta di strada: oggi - come l’ha definita Alain Berset pochi giorni fa, in uno dei suoi numerosi interventi pubblici che arricchiscono la rassegna - «Locarno è la capitale estiva del Ticino». Il consigliere federale ha colto nel segno: l’unica vera manifestazione di carattere internazionale del Ticino è ospitata proprio dalla città sul Verbano. Dieci giorni in cui il Film Festival riesce a generare attorno a sé un’atmosfera magica, una vivacità unica, un circolo virtuoso di persone di tutte le età che arrivano in città da ogni angolo del mondo, ciascuna con il proprio bagaglio di cultura e di esperienze.

Già solo per questo, al netto dei contenuti artistici di alto o di altissimo livello, il Film Festival e Locarno formano un unicum in tutta la Svizzera italiana. L’edizione di quest’anno, la prima completa dal 2019 dopo le restrizioni sanitarie causate dalla pandemia, si sta rivelando un gran successo: e non solo per gli alberghi al completo e per tutte le strutture che risultano operative. Piazza grande, fulcro del Film Festival, si presenta infatti gremita praticamente ogni sera fin qui: segnale forte della voglia di tornare a vivere appieno quelle emozioni collettive che il COVID ha smorzato per due anni abbondanti. Ma è anche la prova, altrettanto inequivocabile, della capacità del Festival di intercettare un pubblico ampio e trasversale, non per forza di soli appassionati cinefili.

È questo che rende impareggiabile la manifestazione: tutta la vita che vi ruota intorno, dal mattino a notte fonda, è un pullulare continuo di persone, di scambi, di conversazioni, che contribuisce tanto al Festival quanto alla sua location, in un connubio di interessi e di entusiasmi. Risultato non da poco, in un contesto internazionale gravato da notizie che inquietano e che vanno compensate, per non soccombervi, con quella spensieratezza non superficiale, ma costruttiva, che si respira in questi giorni e che vi sarà fino a sabato, quando scorreranno i titoli di coda. Il Festival che taglia il traguardo della 75. edizione è, a livello organizzativo, una macchina ormai oliata in ogni suo ingranaggio, impeccabile sia nella gestione della logistica che a livello di immagine e promozione: merito del grande lavoro di chi è sul ponte di comando a dirigere le operazioni e dei novecento preziosi collaboratori. E del meteo che - caldo africano a parte - non ha fatto troppo le bizze fin qui, risultando un prezioso quanto fondamentale alleato del presidente Marco Solari e del suo team. Teniamoci stretto il Film Festival, insomma, unica vera terrazza ad affaccio internazionale del nostro cantone, nonché - è bene ricordarlo - la rassegna cinematografica più importante di tutta la Svizzera. Tanto che qualche ospite di grido in più e qualche tocco di sano «glamour», in futuro, non potrebbero che rafforzarne il peso in tutta Europa.

È già tempo, infatti, di guardare avanti: come ha più volte ribadito Solari, «un Festival che si ferma è un Festival morto». E al pari del dinamico e vulcanico presidente, anche la città di Locarno vuole continuare a camminare, anzi a correre, non solo adeguandosi ai tempi che cambiano così repentinamente pure nel mondo del cinema, ma provando dove possibile ad anticiparli. Per garantirsi un futuro ancora più luminoso, di cui potrà godere tutto il Ticino.

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