L'editoriale

La Russia gioca sporco e «punisce» la Svizzera

Dopo gli auguri di Putin per la nostra festa nazionale, le critiche di Mosca: «La Svizzera ha perso il suo status di Paese neutrale»
Osvaldo Migotto
12.08.2022 06:00

Secondo il Cremlino la Svizzera in futuro non potrà rappresentare gli interessi ucraini in Russia in quanto, come ha dichiarato ieri a Mosca il viceportavoce del Ministero degli Esteri Ivan Nechayev, avrebbe perso il suo status di Paese neutrale. Inoltre, sempre stando alle dichiarazioni di Nechayev, la Confederazione «ha adottato le sanzioni occidentali illegali» contro la Russia e sostiene «il regime nazista ucraino e la campagna russofobica» in atto. Fa un certo effetto sentire i rappresentanti di Mosca parlare di «sanzioni occidentali illegali». Come dovremmo allora definire l’invasione di uno Stato indipendente da parte di una potenza nucleare? Un atto «legale»?

Non va del resto dimenticato che nel 1994 firmando il cosiddetto «Budapest Memorandum» l’Ucraina aveva accettato di smantellare il proprio arsenale nucleare, in cambio di garanzie dalle altre potenze nucleari, compresa quindi la Russia, che avrebbero rispettato la sua indipendenza e sovranità e i confini esistenti. Se vogliamo parlare di azioni illegali (Mosca ritiene illegali le sanzioni occidentali nei suoi confronti in quanto non sono state votate dall’ONU), allora dovremmo ricordare anche quelle che pesano come macigni sulla coscienza della dirigenza russa. Non basta definire un’invasione spietata e senza esclusioni di colpi «un’operazione militare speciale», per sottrarsi alle proprie responsabilità. Non basta neppure definire «regime nazista», quello insediatosi democraticamente in Ucraina, per giustificare bombardamenti a tappeto su intere città.

Per la nostra festa nazionale Putin aveva rivolto i suoi auguri alla Svizzera, malgrado le sanzioni elvetiche per la guerra in Ucraina. Pensavamo si trattasse di un primo passo positivo per rindirizzare la politica estera del Cremlino. Se l’Ucraina, giustamente, pensa già alla sua ricostruzione in un futuro di pace, anche Mosca dovrebbe forse riponderare la sua politica estera in vista di una futura pace. A meno che Vladimir Putin non voglia tener fede alle minacce che aveva lanciato nella prima fase dell’invasione dell’Ucraina. Ripetiamo: invasione! Nel nostro Paese, fortunatamente, non si finisce in carcere per il semplice fatto di definire una guerra con il suo vero nome. E non si finisce in manette neppure se si contesta la politica estera del nostro Governo. L’uomo forte del Cremlino aveva detto che dopo la guerra in Ucraina nulla sarebbe più stato uguale al passato. Facendo probabilmente riferimento alla supremazia economica e militare degli Stati Uniti. Difficile dire a cosa punti veramente la Russia di Putin. Secondo diversi analisti di politica internazionale, alleandosi in modo troppo stretto con Pechino, Mosca finirebbe per diventare il socio minoritario di un blocco antioccidentale che potrà contare sull’appoggio di altri regimi autoritari, come quello iraniano.

Eppure anche l’Iran degli ayatollah non ha negato alla Svizzera la possibilità di rappresentare gli interessi USA a Teheran. La Confederazione ha svolto per la prima volta il ruolo di intermediario durante la guerra franco-prussiana del 1870-1871. In tale ambito rappresentava in Francia gli interessi del Regno di Baviera e del Granducato di Baden. Da allora il nostro Paese ha ricoperto in diverse occasioni tale delicato compito di rappresentanza. Ora Mosca, per ripicca, toglie a Kiev la possibilità di avere un partner affidabile. L’ennesimo «sgarbo» a un Paese che Mosca fino a pochi anni fa definiva fratello.

In questo articolo: