La posta di Carlo Silini

Non basta essere bastian contrari per diventare geni

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Carlo Silini
05.03.2022 06:00

A parte le polemiche e l’histoirette in cui qualche volta ci impantaniamo e qualche volta ci divertiamo a sguazzare come paperette, c’è una chiara linea di tendenza a cui bisogna prestare molta attenzione. Si tratta della tendenza a sentirsi e definirsi particolarmente intelligenti, particolarmente svegli, particolarmente furbi perché si canta «fuori dal coro», si legge fuori dal «mainstream», e insomma si pensa di andare «contro corrente» come il famoso barcarolo della canzoncina.
Ora, non è che le maggioranze abbiano sempre ragione. Anzi: solo nella storia degli ultimi cento anni hanno preso cantonate mostruose e tipicamente apprezzato più i barabba e gli animatori del villaggio vacanze che i profeti. Un sano spirito critico sarà sempre necessario per pensare con la propria testa invece che muoversi come un gregge di pecoroni. E però andare contro un’opinione comune o maggioritaria non è per forza una cosa buona. Se il mainstream ti dice di non infilare una mano in una pentola di acqua in ebollizione, non è particolarmente astuto lessarti un arto per dimostrare di essere indipendente. Il sarcasmo viene quasi spontaneo, ma io in realtà trovo profondamente triste che questa ricerca dell’anticonformismo intellettuale diventi talvolta una posa e talvolta una forma mentale che stravolge considerazioni giuste e le deforma in maniera grottesca.

Francesco Mazzucotelli, Bergamo

La risposta

Caro Francesco Mazzucotelli, applaudo alla tua arguzia. La verità non si stabilisce per alzata di mano, cioè a maggioranza, ma questo non vuol dire che sia automaticamente appannaggio delle voci fuori dal coro, tra le quali spiccano quelle spesso chiassose e arroganti degli intellettuali anticonformisti. Sia chiaro: a me piacciono i pensatori originali, quelli che ragionano secondo schemi inediti costringendoti a riflettere in modo diverso. Lo spirito critico e il dubbio sono necessari per verificare la solidità delle affermazioni che ci piovono addosso. Ma non basta essere un bastian contrario per diventare un genio. Ci vuole un pensiero originale e articolato, immaginazione, fatica, rigore, un paziente lavoro di verifica. Invece abbondano i generatori automatici di negazioni, ebbri delle attenzioni che attirano su di sé senza produrre particolari sforzi intellettuali. Troppo facile. Se molti li ascoltano è perché nessuno vuol farsi abbindolare e, per principio, nessuno dovrebbe aderire acriticamente a qualsiasi cosa gli venga detta, anche quando proviene da una fonte attendibile. Il bastian contrario risveglia la diffidenza animale che cova in ognuno di noi e spesso ha il potere di farci dubitare di tutto e di tutti fuorché di lui. Un bel paradosso. Anche noi media abbiamo responsabilità: il negatore seriale di informazioni mainstream è l’ospite agognato dai talk show anche quando è brutalmente ignorante o di parte, perché eccita la platea e fa schizzare gli indici di ascolto. E così, social e programmi tv pullulano di vanesi urlatori salottari che però potremmo far sparire molto in fretta con un semplice click sul mouse o sul telecomando.