Fenomeni

Che cos'è questa epidemia di flemma?

Si sono sdraiati sul divano e non si rialzano più: sono le «vittime», perlopiù giovani, dei lockdown
Lo studio è stato condotto in Francia ma le cui conclusioni possono essere trasposte in tutti i Paesi che hanno avuto a che fare con periodi di confinamento per motivi sanitari. © Shutterstock
Andrea Stern
Andrea Stern
27.11.2022 17:15

Durante la pandemia ci siamo tutti accomodati sul divano. Ce l’avevano chiesto le autorità e noi abbiamo obbedito. Poi, superata la pandemia, le autorità ci hanno consentito di tornare a uscire di casa. Ma molti di noi sono rimasti sul divano e ancora oggi non hanno alcuna intenzione di rialzarsi. Sono stati colpiti da una «epidemia di flemma», secondo la definizione della Fondazione Jean Jaurès, che in un recente studio ha analizzato le conseguenze del periodo pandemico sulla psiche degli individui.

Un «rammollimento generale»

In sintesi, si osserva un «rammollimento generale», usando le parole di Jérôme Fourquet et Jérémie Peltier, i due autori dello studio condotto in Francia ma le cui conclusioni possono essere trasposte in tutti i Paesi che hanno avuto a che fare con periodi di confinamento per motivi sanitari.

Periodi che hanno lasciato il segno. Oggi il 30% dei francesi dice di sentirsi «meno motivato» rispetto al periodo pre-pandemico, contro solo un 12% che si sente «più motivato». La perdita di stimoli riguarda in particolar modo i giovani (il 40% si dice meno motivato), mentre gli ultrasessantacinquenni (21%) sembrano aver retto meglio a livello psicologico i periodi di chiusura forzata in casa.

Discoteche e cinema in crisi

A corroborare questi risultati ci sono la crisi delle discoteche, dei cinema e della vita notturna più in generale. Una parte consistente della popolazione ha iniziato ad apprezzare le serate in casa - un film su Netflix, una cena consegnata dai fattorini di Divoora e al limite quattro chiacchiere via Zoom o WhatsApp - e non ha più ripreso a uscire.

Secondo un sondaggio citato nello studio, solo il 15% dei francesi indica quale attività ideale per il venerdì sera una «uscita con gli amici». Lo scenario più gettonato, indicato dal 37% degli interpellati, è invece quello di una serata davanti alla televisione mangiando un pasto consegnato a domicilio. C’è poi un 13% che preferisce «dormire» o fare altre attività a letto. Il restante 34%, infine, dedica il venerdì sera alle faccende di casa, che siano le pulizie, il bucato o altre attività che non si è riusciti a fare in settimana.

Più stanchi dopo lo sport

Poiché il periodo pandemico - a quanto pare - ci ha resi tutti più stanchi. Non solo mentalmente. Dallo studio emerge che dopo uno sforzo fisico il 41% dei francesi si sente più stanco rispetto a quanto accadeva prima della crisi sanitaria. Solo il 5% dice di sentirsi meno stanco di prima.

Una maggiore stanchezza che si collega a un calo dell’attività sportiva (l’improvvisa mania per il jogging durante il confinamento era solo un fuoco di paglia). Praticamente tutte le società francesi stanno perdendo affiliati. Tra il 2019 e il 2021 il numero di licenze - mettendo insieme tutti gli sport - è sceso da 18 a 14,4 milioni, una diminuzione del 20%.

Adolescenti meno prestanti

Si accentua così un problema di salute pubblica che affonda le sue radici in tempi più lontani. «I problemi fisici della popolazione e della giovane generazione sono regolarmente documentati da diversi anni - osservano i due autori dello studio -. Se si comparano i risultati di certi test fisici effettuati dagli adolescenti degli anni ’90 con quelli degli adolescenti di oggi, ci si rende conto che questi ultimi hanno perso, per esempio, un quarto della loro capacità polmonare a causa dello sviluppo della sedentarietà, alimentata in particolare dagli schermi».

I giovani si muovono meno. Interpellati in merito, indicano quale motivazione principale «la mancanza di tempo». E questo nonostante la durata dell’orario lavorativo sia in continua diminuzione. Gli autori dello studio ritengono che dietro a questa motivazione vi sia piuttosto «la difficoltà a motivarsi a prendere del tempo per realizzare qualsiasi attività che sia lontana dalla propria zona di comfort».

Crolla il valore della fatica

Si sta bene al calduccio, tra le mura domestiche. Si rigetta tutto ciò che genera fatica. Il concetto «no pain, no gain» (niente sofferenza, niente guadagno) trova sempre meno consensi tra le fasce giovanili. «La nostra inchiesta dimostra che le persone attive sono meno inclini a dedicarsi anima e corpo al lavoro e che una consistente minoranza ha chiaramente perso motivazione», osservano i ricercatori.

Oggi solo il 24% dei francesi considera il lavoro «molto importante nella vita». Nel 1990 era ancora il 60%.

L’aspetto curioso è che, nonostante la perdita di interesse per il lavoro, i giovani francesi si dicono più ambiziosi rispetto ai loro avi. Sono cambiati i valori. Se nella Francia di un tempo l’ambizione era mal vista, oggi è stata eretta a virtù. «Non è un caso se gli influencer sono così popolari tra i giovani - concludono i ricercatori -. Incarnano alla perfezione questa aspirazione al successo materiale e sociale, ma senza sforzi».