Politica

Ci sono troppi lupi?

Dopo l'abbattimento in Valle di Blenio, salgono le polemiche
© Andrea Boscherini
Giorgia Cimma Sommaruga
04.12.2022 10:44

Lo scorso lunedì 28 novembre, nei pressi di Aquila in Val di Blenio, è stato abbattuto un giovane esemplare di lupo. Proprio così. Se ne è parlato tanto, fino al gesto decisivo arrivato direttamente da Berna il 23 novembre con l’autorizzazione ufficiale per la regolazione del branco. Ad ogni azione c’è una reazione, sembrerebbe. È questo il terzo principio della dinamica. Il lupo è un pericolo. Ci sono troppi branchi. Abbiamo paura. Come dobbiamo comportarci. Lasciate stare il lupo, non vi ha fatto niente. I pericoli sono ben altri. Insomma, le polemiche attorno al tema non si sono placate, anzi. «Questo è stato un primo passo, ma non è abbastanza», puntualizza Sandro Rusconi vicepresidente dell’Associazione per la protezione del territorio dai grandi predatori (APTdaiGP).

I numeri non tornano

Secondo Rusconi il territorio ticinese è sovrappopolato da questa specie, «a detta dell’Ufficio caccia e pesca, durante gli incontri che si sono tenuti a Blenio e a Cevio la scorsa primavera, in Ticino sarebbero presenti una decina di lupi. Ma non è così. Abbiamo tre branchi garantiti e uno transfrontaliero nella Morobbia. Se calcoliamo 5 esemplari per branco, con 4 branchi arriviamo già a 20. E poi dobbiamo considerare quei lupi singoli, che in parte sono stati cacciati dal branco ma non si sono ancora allontanati del tutto, dunque gravitano in zona». E qui si arriva al nocciolo della questione. Secondo Rusconi il problema riguarda proprio il sovrapopolamento delle zone selvatiche, tant’è che evidenzia: «per ogni lupo ci vorrebbero 100 km2 di zone selvagge - dove l’uomo non ci mette piede -. In Ticino, di zone del genere ne abbiamo in totale circa 400 km2», dunque, se la matematica non è un’opinione, «in Ticino ci sarebbe spazio per non più di 4 lupi, diversamente, significherebbe non rispettare la biologia di questo animale», puntualizza Rusconi.

Esiste un grado di pericolo?

E allora il problema che solleva Rusconi, riguarderebbe il benessere della specie, che, a suo dire, «vivendo costretta in un territorio troppo piccolo è sempre più a contatto con l’uomo e dunque più confidente e pericolosa». Ma è proprio a questo riguardo che Sissi Gandolla del WWF Svizzera Italiana ha qualche dubbio. «Il rischio zero con la selvaggina non esiste, tuttavia, non ritengo che il lupo sia nella fattispecie da considerarsi un grande pericolo», tant’è che secondo Gandolla, «è possibile andare nei boschi senza pericolo di venire attaccati, anche in zona branchi. Se si ha un cane però non bisogna mai lasciarlo vagare senza controllo - e poi osserva - basti pensare che in Morobbia c’è un branco già da anni e un altro si è aggiunto in Val Colla. E il Monte Bar è proprio in mezzo ai 2 areali e non si è mai verificato alcun incidente con i numerosissimi turisti che lo frequentano ogni anno…». Con questo però Gandolla non vuole minimizzare il problema, quanto rendere attente tutte le persone su quanto può accadere. «A mio avviso - interviene -, dove si riscontrano incidenti è sempre in situazioni in cui il lupo si è abituato all’uomo, soprattutto in contesti urbani e periurbani in cui trovano facilmente cibo». E per questo ammonisce: «è vietato lasciare fuori da casa gli avanzi per nutrire gli animali randagi, eppure molte persone lo fanno. E quindi, è vero, il lupo ama predare, ma se trova del cibo facilmente si abitua anche a quello». Tuttavia, continua Sissi Gandolla, «il rischio per l’uomo rimane comunque basso. Ma, attenzione, non voglio dire che il rischio è zero, perché nessun animale al mondo lo è. Basterebbe il corretto comportamento di tutta la comunità e il rischio passerebbe da basso a bassissimo».

Comunicazione dinamica

E poi precisa Gandolla, appoggiata da Rusconi, «non dovrei essere io a dare la ricetta del giusto comportamento da adottare nei confronti del lupo, quanto il Cantone, a cui chiediamo una comunicazione più dettagliata e precisa sul tema». Infatti interviene Sandro Rusconi, «da tempo l’Associazione per la protezione del territorio dai grandi predatori, raccoglie i messaggi di tantissime persone che documentano con foto e video gli avvistamenti dei lupi vicini ai centri abitati, ma poi, solo alcune arrivano agli uffici preposti, perché molti hanno paura ad esporsi viste le polemiche generate da questo tema». E visto che,secondo Gandolla, «in poco temo il lupo sarà un po’ dappertutto con o senza regolazione, sarebbe bene promuovere una comunicazione attiva e a tappeto non solo nelle aree di montagna. Le persone devono sapere che comportamenti adottare. E poi la trasparenza, perché la gente ora ha scarsa fiducia nelle autorità: avvistamenti, predazioni, decisioni e decreti. Ci vorrebbe un sito internet più semplice in cui sia intuitivo per tutti cercare informazioni e un sistema di segnalazioni più dinamico, magari tramite app o un formulario online».

La regolazione della specie

Proprio a causa della vicinanza con l’uomo che quindi avrebbe influenzato i comportamenti dei lupi presenti in Ticino, «non possiamo più parlare di esemplari standard, certo, questi lupi rimangono animali competitivi che si contendono il territorio, ma dobbiamo tenere in considerazione che non hanno più quel timore ancestrale che li tiene lontani dall’uomo, ed è li che si rompe l’equilibrio. Io non sono per l’azzeramento della specie, sarebbe inutile, dovrebbe essere una decisione presa anche dagli altri paesi attorno alla Svizzera, tuttavia ritengo indispensabile una riduzione drastica del numero. La mia ricetta è semplice, ogni anno bisognerebbe eliminare tra il 20 e il 30% degli esemplari circolanti». Certamente per fare ciò che propone Sandro Rusconi la Svizzera, che nel 1979 ha firmato la convenzione di Berna che prevede la tutela a livello nazionale di specie protette, tra cui il lupo, dovrebbe fare un passo indietro, «e dunque riproporre un firma con riserva - auspica Rusconi -, anche perché dagli anni ’80 ad oggi le cose sono cambiate». Più conciliante è Sissi Gandolla. «Certamente in passato il WWF si è schierato a spada tratta dalla parte del lupo, ma la situazione era molto diversa, ora, con il ritorno della selvaggina in modo massiccio, e grazie anche alla protezione della specie, il lupo è tornato. Noi vogliamo promuovere una sana convivenza tra le specie, e l’uomo. Non siamo contrari ad una regolazione, però che sia fatta in modo molto ben studiato, senza abbattere solo gli esemplari più facili da prendere, quanto quelli che si sono dimostrati realmente pericolosi».

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