Economia

Ecco l'agroecologia, punto di incontro fra agricoltori ed ecologisti

Conosciamo meglio «Agroecology Works!», associazione ticinese che punta a un futuro più sostenibile e alla sovranità alimentare
© CdT/Chiara Zocchetti
Andrea Stern
Andrea Stern
05.02.2023 07:00

Paolo Pamini, noto provocatore e deputato UDC, sosteneva che i promotori della sovranità alimentare fossero riusciti ad «abbindolare la popolazione con una proposta bella ma inattuabile».

Per una volta, forse, si sbagliava. Poiché l’iniziativa comunista - approvata nel giugno 2021 dal popolo ticinese con il 62% dei voti -  ha già centrato un primo obiettivo, che non era per nulla scontato: riconciliare agricoltori ed ecologisti, all’interno di una nuova corrente di pensiero, l’agroecologia, che in Ticino si ritrova nell’associazione «Agroecology Works!». 

«Siamo un gruppo eterogeneo, abbiamo approcci diversi e non la pensiamo sempre allo stesso modo - esordisce Lea Ferrari, agronoma, deputata PCe promotrice della sovranità alimentare -. Però siamo tutti consapevoli della necessità di essere uniti, compatti, senza demonizzare nessuno né creare inutili spaccature. La sovranità alimentare è una base comune sulla quale lavorare insieme».

L’aspetto che balza all’occhio, in questo gruppo che vuole prendere in mano le redini dell’agricoltura per proiettarla verso un futuro più sostenibile, è la sua gioventù. Tutti coloro che si riuniscono attorno alla rete di «Agroecology Works!» sono giovani, molto giovani.

La messa in pratica

«C’è una nuova corrente di agricoltori che ha voglia di condividere e scambiare opinioni - osserva Gabriele Bianchi, produttore di vino, miele ed erbe officinali ad Arogno nonché presidente di BioTicino -. Ora che è stato approvato il principio della sovranità alimentare, si tratta di metterlo in pratica con un piano di azione. Bisognerà favorire l’approvvigionamento interno e questo stimolerà la produzione. Le idee non mancano.Ci troviamo a una tavola rotonda e cerchiamo soluzioni».

A favorire la propositività è senza dubbio l’entusiasmo giovanile. «Nel comitato di BioTicino l’età media è di 35 anni - spiega Bianchi -, siamo nove persone tra i 25 e i 40 anni di età. È molto stimolante. Siamo tutti motivati dalla voglia di innovare, di diffondere l’agricoltura sostenibile».

In questo senso si inserisce il ciclo di eventi che - dopo l’esordio  di domenica scorsa alla Filanda di Mendrisio - abbracceranno l’intero cantone per discutere di sviluppo sostenibile del sistema agro-alimentare e dei comportamenti di consumo (vedi sotto).

«Dal pubblico sono già pervenute varie proposte si applicazione del principio della sovranità alimentare - riprende Ferrari -. Si va dagli orti condivisi alle piattaforme online per migliorare lo smercio dei prodotti locali. Dalle iniziative per valorizzare l’eccesso di produzione o  evitare lo spreco alimentare fino al sostegno cantonale o comunale a progetti agricoli alternativi».

L’innovativa cooperativa

Tra questi ultimi si annovera la cooperativa Seminterra, che gestisce un progetto di agricoltura collettiva sul Piano di Magadino. «L’idea è di avvicinare i consumatori all’agricoltura coinvolgendoli nell’attività produttiva - spiegaEric Vimercati, ingegnere ambientale -.Abbiamo un centinaio di persone che si sono abbonate, mettendosi a disposizione per lavorare nei campi almeno quattro giorni all’anno. In cambio ricevono ogni settimana, oppure ogni due settimane in inverno, una cassetta con i prodotti della terra».

Nell’ultima cassetta, ad esempio, c’erano spinaci, verze, cavoli neri, rape, formentino e germogli. «Questa partecipazione attiva permette di rendersi conto di cosa significa arrivare al prodotto finale - osserva Vimercati -. Permette di capire come mai da noi non ci sono pomodori e fragole in inverno, al contrario dell’offerta dei supermercati, un’aberrazione secondo noi.Permette anche di capire i rischi cui va incontro l’agricoltore. In caso di gelate tardive o grandinate estive, purtroppo per un paio di settimane non ci sarà raccolto».

I cambiamenti climatici

Anche alla cooperativa Seminterra si respira un entusiasmo giovanile capace di trascinare persone di ogni età, pensionati compresi, che hanno a cuore lo sviluppo di un’agricoltura sostenibile e resistente ai cambiamenti climatici. 

«Il principio di sovranità alimentare ben si iscrive in un processo di adattamento ai cambiamenti climatici, poiché propone un modello produttivo di autoapprovigionamento diversificato, interconnesso e dinamico - spiega Sofia Cereghetti, specialista in cambiamenti climatici che partecipa al ciclo di incontri -. Interconnesso poiché avvicina consumatori e produttori con filiere corte e locali. Diversificato poiché non dipende da una sola coltura o da un solo metodo di produzione. Dinamico poiché deve sapersi  adattare al meglio all’evoluzione climatica, ambientale e sociale e soddisfare le esigenze di chi produce e chi consuma».

In modo che tutti possano avere accesso a  cibo di qualità.«Durante il dibattito in Gran Consiglio Paolo Pamini affermava di ritenere giusto che i poveri mangino junk food - ricorda Lea Ferrari -. Noi invece riteniamo che l’obesità dei paesi ricchi sia la fame dei paesi poveri, perché si sono persi i cardini dell’alimentazione. Ora vogliamo contribuire a ritrovarli».

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