Reazioni

Il Chiasso non c'è più, anzi c'è (e ci sarà) ancora

Luca Ortelli, l'ex sindaco Moreno Colombo, Raimondo Ponte e Fulvio Biancardi commentano il fallimento della SA che reggeva le sorti della prima squadra rossoblù
© CdT/Gabriele Putzu
Marco Ortelli
29.01.2023 07:00

Come un fulmine in una giornata temporalesca, venerdì 27 gennaio 2023 alle 9:11 è infine giunta la notizia, parole del pretore di Mendrisio Matteo Salvadè, del fallimento «immediato della FC Chiasso 2005 SA». Di fatto questo significa che la prima squadra professionistica saluterà la Promotion League per ripartire dal calcio regionale. Abbiamo raccolto le reazioni di chi ha vissuto a distanza variabile dalla costellazione FC Chiasso 1905. 

Lo storico: «Non finisce qui»

Luca Ortelli conosce ogni azione compiuta dal FC Chiasso dal 1905 a oggi. Autore, con il compianto Ruggero Glaus, del libro dedicato ai 100 anni del sodalizio rossoblù, quando lo raggiungiamo risponde laconicamente: «Cosa vuole che dica, dispiace, d’altronde la situazione era diventata insostenibile». Non è la fine del Chiasso. «Bisogna distinguere – osserva Ortelli –. Ad essere fallita è la società anonima che gestisce la prima squadra, la FC Chiasso 2005 SA, l’associazione fondata nel 1905 è invece sempre ben presente. Da questo punto di vista la storia continua. Il settore giovanile continua, marchio e nome sono salvi». Il futuro è un’ipotesi. «Si ripartirà, bisogna capire da quale categoria». Dal calcio professionistico a quello regionale. «Il problema – chiosa Luca Ortelli – è che oggigiorno il calcio professionistico ha raggiunto livelli tali che anche le società medie e piccole fanno fatica a stare a galla. Allora ci si affida a mecenati o a gruppi esterni con tutte le incognite del caso». 

Ad essere fallita è la società anonima che gestisce la prima squadra, la FC Chiasso 2005 SA, l’associazione fondata nel 1905 è invece sempre ben presente
Luca Ortelli, storico FC Chiasso

Per l’ex sindaco repetita «non» iuvant

Che le vicissitudini finanziare del Chiasso fossero invece ben note, lo si sa dall’anno 2006, quando le direttive dalla Swiss Football League avevano imposto che la gestione della prima squadra venisse resa autonoma dal resto del Club. Due anni più tardi, nel 2008, una gestione infelice e problemi finanziari avevano portato la squadra rossoblù a retrocedere in Prima Lega. Se lo ricorda bene Moreno Colombo, allora sindaco del Comune. «Già quindici anni fa c’erano problemi finanziari, da sindaco chiesi delle garanzie. Allora il Chiasso si salvò grazie all’intervento dei soliti noti, che per affetto nei confronti della società ci misero una pezza. Ma poi capisco che anche loro si siano stufati di sostenere una squadra che non aveva ormai quasi più legami con la piazza». Per Moreno Colombo il fallimento può anche rivelarsi un’opportunità. «È andata così. Speriamo che ora ripartendo dalla Quinta Lega si possa dare più chance ai nostri giovani. Si dovrà rivedere la politica dei giocatori indigeni, già a partire dal movimento giovanile».

Le richieste dell’allenatore: «Volevo ticinesi»

Sulla stessa lunghezza d’onda dell’ex sindaco anche Raimondo Ponte, già allenatore rossoblù nelle stagioni 2007-2008 e 2009-2012. La sua reazione? «Ma questi americani avevano garantito finanziamenti? Ah, i soldi non sono arrivati… Mi fa male, molto male». Una rapida incursione nel suo passato per dire che «quando avevo ricevuto l’incarico a Chiasso, la prima cosa che avevo detto ai dirigenti era stata di prendere giocatori ticinesi, anche quelli che giocavano nella Svizzera interna». Perché? «Un ticinese che vuole andare a vedere giocare il Chiasso, se non conosce i giocatori, non ci va». E ancora: «Chiasso non è una città che può contare sulla presenza di molti spettatori, se poi non ci sono giocatori del luogo ecco che lo stadio si svuota». Al di là di questo, «mi sono piaciuti gli anni trascorsi a Chiasso – osserva Raimondo Ponte –. Fa male, veramente…». 

Ma questi americani avevano garantito finanziamenti? Ah, i soldi non sono arrivati… Mi fa male, molto male
Raimondo Ponte, ex allenatore FC Chiasso

Il presidente FTC: se la speranza si fa chimera

Il presidente della Federazione ticinese di calcio Fulvio Biancardi si mostra perplesso. «C’era la speranza che la società manifestatasi per rilevare il Club fosse credibile. C’è da chiedersi come possano accadere (ancora, ndr) questi raggiri. Certo dispiace vedere finire in questo modo una società gloriosa come il Chiasso». Dopo Lugano, Bellinzona e Locarno. Da qui la ripresa di quanto anticipato da Luca Ortelli, «gli investitori locali latitano, oppure sono convogliati verso l’hockey su ghiaccio. Senza capitali esteri e persone che vogliono investire in modo autentico nel nostro calcio, rimanere nell’élite non è più praticabile». E adesso, cosa succederà? «Siamo nel campo delle ipotesi. Ripartenza dalla Quinta lega, ma anche dalla Seconda, quale partner del Team Ticino il regolamento dell’ASF lo potrebbe consentire. Senza scordare che una fusione dell’associazione rossoblù con un’altra società permetterebbe di ripartire da una categoria ancora superiore». Il presidente della FTC Fulvio Biancardi si è infine detto rammaricato della presenza minima a Chiasso di calciatori locali o formati in Ticino. Un discorso che si potrebbe naturalmente ampliare...

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