Qatar 2022

La caduta degli dei, con una finta

I Mondiali più discussi di sempre hanno fatto registrare, fra le altre cose, anche la fine di frasi fatte e luoghi comuni
Marco Ortelli
04.12.2022 10:00

Il calcio è un inganno, tutto sta nel far credere all’avversario che stai andando in una direzione, per poi cambiarla all’improvviso», ha detto Diego Armando Maradona. I Mondiali di calcio in Qatar si sono ormai incamminati sulla strada degli scontri diretti, ma dietro di sé hanno lasciato la caduta di molteplici luoghi comuni. Uno di questi, quello in circolazione da Italia ’90, quando l’inglese Gary Lineker aveva sentenziato: «Il calcio è un gioco semplice... e alla fine vince la Germania».

Nein Gary. La Germania che «muore» contro il Giappone, che rinasce contro Spagna e Costa Rica, per affondare definitivamente a seguito della vittoria grazie al «fotofinish» del Giappone sulla Spagna per 2 a 1. A decidere la contesa, il VAR, che ha stabilito in 3D «dentro» per pochi millimetri un pallone che nel 1990 probabilmente sarebbe stato valutato «fuori». Luogo comune kaputt, con la Mannschaft che si porta a casa in valigia un nuovo incubo, il Giappone.

Venerdì 2 dicembre 2022. Gruppo H. In contemporanea alle 16 si giocano le sfide decisive (non per il Portogallo) Ghana-Uruguay e Corea del Sud-Portogallo. Gli uruguagi giocano, segnano 2 reti, stanno vincendo. Una vittoria che li qualificherebbe. Senonché al 90’ + 1’ accade quello che in pochi avrebbero previsto. La rete del 2 a 1 della Corea. Il capitano della Celeste Suarez in panchina che piange. Cavani sul campo che cade e invoca un rigore inesistente. Il VAR che non interviene. Quello stesso VAR (gli arbitri nella stanza dei bottoni) che Edinson Cavani colpirà mica tanto metaforicamente con un pugno, facendo cadere lo schermo non utilizzato a suo favore dall’arbitro sul campo. Altro luogo comune adios. La storica squadra sudamericana eliminata a sorpresa dai «pivelli» coreani.

Che dire allora di quanto accaduto la sera stessa di venerdì 2 dicembre tra la squadra del fenomenale Brasile e il Camerun all’ultima spiaggia? Per prima cosa che il Brasile ha lasciato in panchina la sua storica «toda joia, toda beleza», per mettere in campo il calcolo. Scelta del resto messa in pratica anche da Francia, Spagna e Portogallo, la cui qualifica anticipata ha portato gli allenatori a operare scelte al risparmio in ottica ottavi. Risparmio che il Camerun non si poteva permettere, obbligato a vincere e sperare in un risultato a lui «favorevole» tra Svizzera e Serbia. Al risparmio non ha giocato nemmeno il camerunense Vincent Aboubakar, che dopo aver segnato la rete che avrebbe sancito la storica vittoria della squadra africana su quella brasiliana, si è tolto la maglia per festeggiare, noncurante dell’inevitabile espulsione che sarebbe seguita per doppia ammonizione. Luogo comune adieu. La gioia di una rete storica che prevale sul calcio-calcolo.

Il colpo di tacco spettacolare di Ruben Vargas, servito da Xherdan Shaqiri, che ha liberato il campo a Remo Freuler per la rete del 3 a 2 della Svizzera contro la Serbia ha «ucciso» un altro luogo comune: «Chi sbaglia paga». Protagonisti involontari dell’uno-due momentaneo della Serbia nel primo tempo, caduti in disgrazia agli occhi di commentatori TV e spettatori, nella ripresa Vargas e Freuler hanno piazzato a loro volta un uno-due da capogiro. Se poi aggiungiamo il terzo «incomodo», Shaqiri, ecco che il quadro si completa. Un giocatore che non avrebbe dovuto giocare che segna dapprima il gol dell’1 a 0 e pennella poi un assist sfruttato da due giocatori che per quasi tutti avrebbero dovuto guardare il secondo tempo dalla panchina. E che gol, Shaqiri che non calcia in porta ma passa, Vargas che andando in una direzione col tacco manda il pallone dall’altra e Freuler che incrocia il tiro spiazzando il portiere serbo Milinkovic-Savic ingannato dal movimento del rossocrociato. Eh sì, Diego, hai proprio ragione: «Il calcio è un inganno, tutto sta nel far credere all’avversario che stai andando in una direzione, per poi cambiarla all’improvviso».