L’editoriale

L’alternativa americana

C’è sempre il dubbio se un campus universitario debba essere immerso nel centro storico o più defilato in periferia, soprattutto in relazione alla mobilità. Gli americani hanno il loro modello: mini-città univeritarie
Immagine da pexels.com
Francesco Bernasconi
Francesco Bernasconi
16.12.2021 08:00

Stiamo vivendo in un’era in cui abbiamo tutto a portata di mano. I devices tecnologici ci connettono con persone all’altro capo del mondo, i trasporti vengono costantemente migliorati e persino Marte sembra più vicino. Eppure, quando si tratta di lavoro e/o studio la popolazione segue ancora le ondate della rivoluzione industriale, riversandosi verso le grandi città – anche se nella vicina Italia si stanno registrando fenomeni di «restanza» e «ritornanza» (ndr. Corriere della Sera) in seguito alla pandemia da Coronavirus –. Va ammesso che non è sempre facile riuscire ad abitare nei grandi centri urbani, a causa di spazi e prezzi, portando lavoratori e studenti ad accettare compromessi come il trasferirsi in periferia e usare i mezzi di trasporto pubblici. Questo capita quando l’università si trova nel centro cittadino fin dalla sua nascita (ad esempio l’Università di Zurigo). La formazione dell’ateneo, in casi come questo, è pensata proprio per dare lustro a quelli che – già allora – risultavano essere importanti metropoli ante litteram.

Ciò può avere diversi problemi, perché è vero che le grandi città vivono un continuo cambiamento, ma più ci si avvicina al centro e più gli edifici rimangono immutati nel tempo. Così facendo si rischia di avere un campus universitario difficile da raggiungere perché isolato nel centro; altrimenti lo avremmo facilmente raggiungibile - perché posizionato vicino ad un punto di snodo - ma troppo lontano dal centro. Ovviamente, la migliore cambia in base agli occhi dell’osservatore: c’è chi preferirebbe avere il luogo di studio in centro per poter ammirare la città e la storia intorno all’ateneo; mentre altri preferiscono la praticità di scendere dal treno e ritrovarsi già in aula. Si potrebbe dire che in questo caso è impossibile accontentare tutti, anche perché la disposizione degli edifici universitari ha seguito logiche diversissime nel corso del tempo. Quindi in alcuni casi ritroviamo edifici riconvertiti in spazi universitari per la loro importanza storica, in altri vediamo sorgere nuove strutture per aumentare il numero delle aule. Di certo queste due situazioni hanno delle premesse e quindi anche delle esigenze diverse tra loro.

Una possibile alternativa potrebbe essere data dalla creazione di campus universitari in stile americano: un piccolo paese che circonda il centro di studio e che dispone di tutte le strutture e comodità che potrebbero servire agli studenti. Questa soluzione risulta essere valida perché permette di sfruttare l’efficienza dei mezzi di trasporto pubblici – sempre che ci sia – per creare una «mini-città» accanto alla capitale della nazione oppure alla metropoli di importanza storica. Così facendo, si hanno a disposizione ampi spazi per l’università ed un nuovo snodo di importanza sociale in prossimità del grande centro urbano.

Ma alla fine dei conti, non importa se l’università si trovi nella metropoli o in periferia, la cosa fondamentale è avere tutti i punti culturali, sociali e/o di lavoro a «portata di mano» all’interno di una rete di trasporti pubblici importante ed efficiente.