Ticino

Paritetiche e Pamini, i tanti colori della limpidezza

La proposta del deputato UDC divide la politica: non sull’obiettivo, ma sui tempi e la provenienza della proposta
Con un'iniziativa parlamentare il deputato UDC, Paolo Pamini chiede più trasparenza per i conti delle commissioni paritetiche che applicano i contratti collettivi di lavoro © CdT/Archivio
Davide Illarietti
Andrea Bertagni
Davide IllariettieAndrea Bertagni
29.01.2023 07:00

La trasparenza va bene, ma... Sette giorni dopo l’annuncio del deputato dell’UDC Paolo Pamini di presentare un’iniziativa elaborata per chiedere più trasparenza per i conti delle Commissioni paritetiche la politica si spacca. Non sull’obiettivo, ma sui tempi e sulla provenienza della proposta. Proposta che Pamini insieme al gruppo UDC ha messo nero su bianco lunedì 23 gennaio. Con lo scopo di introdurre una nuova legge «per migliorare il governo delle commissioni paritetiche responsabili della supervisione e attuazione dei Contratti collettivi di lavoro». Per Pamini i conti delle Paritetiche dovrebbero inoltre essere approvati, con doppia maggioranza, da parte dei rappresentanti delle aziende e dei sindacati. Senza la possibilità di riversare ai sindacati stessi parte del prelievo in busta paga.

Sirica (PS): «Un attacco in malafede»

La proposta non farà in tempo a essere discussa dal Gran Consiglio in carica, ma dal prossimo. Tuttavia le reazioni non si fanno attendere. «Questa iniziativa si è rivelata per quello che è, ossia un attacco in malafede da parte della destra nei confronti della contrattazione collettiva» commenta il co-presidente del partito socialista, Fabrizio Sirica. «Non abbiamo niente in contrario alla trasparenza, anzi è una battaglia socialista da tempo e dovrebbero applicarla anche i promotori di questa iniziativa. Niente in contrario ad applicarla alle Paritetiche, ma attenzione ad indebolire uno strumento fondamentale nella lotta contro il dumping salariale, in un mercato del lavoro fragile come quello ticinese».

Passalia (Centro): «Il problema non c’è»

Nel Centro l’iniziativa fa storcere il naso in particolare a Marco Passalia, deputato e presidente dell’Associazione dei trader di materie prime di Lugano (Lcta). «I contratti collettivi sono frutto di una contrattazione tra privati, da una parte i sindacati e dall’altra le aziende, ognuna a difesa dei propri interessi contrapposti - fa notare -. Fa specie che un liberista come Pamini invochi una simile intromissione dello Stato nel libero mercato». Quanto alla trasparenza «personalmente non ho niente in contrario ma non vedo dove sia il problema: i lavoratori sono già rappresentati dai sindacalisti, e hanno la libertà di cambiare sindacato se non sono soddisfatti del loro lavoro. Anche in questo, valgono le regole del libero mercato sempre difese da Pamini».

Pronzini (MPS): «Sparata elettorale»

Un tentativo di intervento pubblico nella «giungla» del lavoro, a dire il vero, ci fu già nel 2016, con la proposta del Movimento per il socialismo (MPS) di demandare al Cantone la maggior parte dei controlli (tramite l’Ispettorato del lavoro) togliendoli alle paritetiche. Proposta bocciata, «anche con i voti dell’UDC e di Pamini» ricorda Matteo Pronzini (Mps). «Alla luce di ciò, siamo evidentemente di fronte a una sparata da campagna elettorale. Io sono per la trasparenza sempre e ovunque, fa sempre bene. Ma ma non si può sfruttarla in modo demagogico per attaccare le tutele dei lavoratori», chiarisce il granconsigliere.

Ceruso: «Sono soldi dei lavoratori»

A chiedere maggiore trasparenza è stato in tempi non sospetti anche l’ex sindacalista OCST, oggi sindacalista indipendente, Nando Ceruso. «L’iniziativa di Pamini è più che opportuna e giustificata - dice - anche perché va nell’interesse e nella tutela dei lavoratori che devono avere il diritto di sapere come sono usati i loro soldi. Perché, non dimentichiamolo, stiamo parlando dei loro soldi. Ai lavoratori dell’edilizia vengono ad esempio trattenuti 600 franchi l’anno, che rappresenta l’1% del loro stipendio. Non proprio noccioline, se si pensa che oltre a ciò pagano anche la quota di affiliazione al sindacato». È però vero che le Paritetiche hanno il dovere di ritornare queste trattenute ai sindacati. «Certamente, ma proprio per mancanza di trasparenza non tutti i lavoratori capiscono come e quando gli viene resitutita la trattenuta».

Quadranti (PLR): «Proposta simil-leghista»

Chiedere più trasparenza ha una sua ragione d’essere, secondo Matteo Quadranti, deputato PLR in Parlamento. Anche perché «i CCL sono richiesti per partecipare a diversi concorsi pubblici e a enti in qualche modo collegati con il pubblico. Certo, fa strano che un’iniziativa del genere venga da Pamini, perché sembra una richiesta simil-leghista».

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