Diodato pigliatutto a Sanremo

Ogni tanto i pronostici della vigilia si avverano, anche a Sanremo dove, normalmente, «chi entra al conclave papa ne esce vescovo». Invece quest’anno, in quella che è stata un’edizione da record sia in fatto di ascolti che di lunghezza (non c’è stata serata conclusasi prima delle due di notte e anche sabato sera i verdetti sono giunti ben oltre lo scoccare dei due rintocchi) colui che negli ultimi giorni veniva dato come favorito, alla fine ha prevalso.

È il 39.enne cantautore pugliese Antonio Diodato che con la sua «Fai rumore» ha messo in fila in un serratissimo finale l’altro grande favorito, Francesco Gabbani con «Viceversa» e i debuttanti Pinguini Tattici Nucleari, sorprendentemente terzi con la divertente «Ringo Starr». Ma c’è di più, la romantica ballata di Diodato ha fatto il pieno di consensi anche tra la critica, portandosi a casa anche gli altri due premi più importanti: quello assegnato dalla sala stampa dell’Ariston e intitolato a Mia Martini e quello assegnato dalle Radio-Tv e intitolato a Lucio Dalla. A tutti gli altri 22 concorrenti in gara sono rimaste solo le briciole, raccolte da Tosca (cui è andato il premio per la miglior composizione musicale), al rapper Rancore (miglior testo) e a Francesco Gabbani (brano più suonato in Rete).
Grandi sconfitti della kermesse i milanesi Le Vibrazioni, rimasti per parecchi giorni al comando della classifica provvisoria ma che nel finale si sono ritrovati quarti, con la scomoda «medaglia di legno». Solo diciassettesima è finita ticinese Rita Pavone.

I verdetti del 70. Festival di Sanremo sono arrivati, come detto, a conclusione di una serata davvero interminabile che ha avuto i suoi punti salienti soprattutto negli sketch che hanno avuto quali protagonisti il direttore artistico e presentatore Amadeus e il suo «pard» Fiorello, confermatasi coppia inossidabile e affiatatissima anche quando, nel finale, si sono ritrovati a dover «cazzeggiare» a lungo in attesa dei risultati. Operazione che da consumati «diggei» hanno portato a termine brillantemente.

Una menzione particolare, infine, la merita Achille Lauro, autentico vincitore morale della rassegna: i suoi travestimenti e le sue performance sceniche (tutte curatissime e zeppe di riferimenti musicali, storici e letterari) hanno lasciato tutti a bocca aperta e rappresentato alcuni dei momenti che maggiormente resteranno di questo festival.