Cent'anni fa

La penna di Gavroche e l'amicizia

Le notizie del 25 marzo 1923
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Nicola Bottani
Nicola Bottani
25.03.2023 06:00

La Nota
Si è molto restii a prestare un ombrello, non presta mai un cavallo; prima di prestare una somma di denaro, anche piccola, si prendono tutte le precauzioni possibili ed immaginabili; ci si assicura che colui al quale stiamo per prestare è una persona onesta, se è solvibile e se, essendo solvibile, ha la bella abitudine di pagare i debiti; siamo invece di una generosità iperbolica, di una facilità inconcepibile, a prestare al nostro prossimo ciò che vale più dell’ombrello, del cavallo e di una somma di denaro, l’amicizia.

Diamo con facilità la nostra amicizia all’individuo con il quale abbiamo fatto qualche viaggio, pranziamo al ristorante o ci troviamo a fare la partita a bigliardo o ci incontriamo nelle escursioni domenicali; quasi tutti coloro con i quali abbiamo una domestichezza o delle relazioni consuetudinarie noi li inscriviamo senz’altro, d’ufficio, si direbbe in termine burocratico, fra i nostri amici; ci si forma così una collezione di amici numerosa e banale come una collezione di francobolli comuni.

Il vecchio adagio dice: Chi trova un amico, trova un tesoro; ma noi siamo come quei parvenus i quali, a pochi gioielli veri, di valore, preferiscono la grossa, numerosa e chiassosa chincaglieria delle perle false e dei brillanti chimici. Di tanto in tanto queste amicizie improvvisate, create così a casaccio senza discernimento, senza dignità verso noi stessi, ci giuocano brutti scherzi; e si vede l’«amico» che nutrisce la sua malignità coi brandelli della nostra riputazione, o che sputa nel piatto nel quale ha mangiato o si serve della nostra amicizia per rialzare i tacchi delle sue scarpe ed elevarsi più alto, o far man salva sul nostro piccolo patrimonio morale. E così via, la filastrocca può continuare.

O mi sbaglio o mi sembra che noi dovremmo abituarci a considerare il nostro cuore come un tempio in cui non entrano che le anime buon a fare del bene e non come certe cappelle di campagna aperte a tutti, giorno e notte, in cui entrano, insieme coi pochi fedeli che ci vanno per fare un po’ di divozione, la gente che passa, i carrettieri, i vagabondi, i merciaiuoli ambulanti e magari i furfanti di passaggio.

Gavroche

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