Cent'anni fa

L'artista della propaganda

Le notizie del 23 aprile 1922
Il Bolscevico, dipinto di Boris Kustodiev (1920, Galleria Tret'jakov). ©Wikipedia ©Pro Litteris
Nicola Bottani
Nicola Bottani
23.04.2022 06:00

Ticino - La elezione d’ieri

Non essendoci stata lotta, la elezione di ieri per il nuovo consigliere di Stato in sostituzione del cons. Pometta si è svolta nella massima tranquillità; sull’unico candidato, l’on. Guglielmo Canevascini, si appoggiarono i voti dei socialisti presenti nel Cantone (l’emigrazione ha tolto molti voti al candidato socialista) e di fede sicura, poichè è noto che in tutti i partiti c’è la massa degli amorfi che votano non per fede ma per un capriccio a seconda delle simpatie o delle antipatie personali, o delle convenienze o peggio ancora. L’on. Canevascini è stato eletto con circa tremila voti.

La nota

La delegazione bolscevica Genova è molto loquace. Il signor Rakowski ha organizzato un servizio di propaganda politica da bagnare il naso ai migliori servizi di propaganda germanica durante la guerra. E fin qui non c’è nulla da dire; ognuno cura i proprî affari come meglio può; c’è il negoziante che spaccia la roba avariata come merce freschissima e di prima qualità; l’oste che vi avvelena con degli intrugli indefinibili e ci decanta il suo vino come il più genuino e squisito succo d’uva; quello che vende l’elixir di lunga vita e l’altro che spaccia l’elixir di amore. La molla d’azione della propaganda è la disinvoltura, che è poi l’arte di indorare le pillole e di far vedere lucciole per lanterne, arte difficile nella quale si riesce se non dopo un lungo tirocinio che si fa di solito nella diplomazia.

Rakowski è un artista della propaganda, questo lo riconoscono tutti, anche quelli che ridono sotto i baffi quando lo sentono ballarle grosse con l’aria di un pince sans rire. Io trovo però che in qualche punto anche l’artista esagera; forza un po’ troppo la nota, compromettendo tutto l’effetto della cavata. Quando, per esempio, il signor Rakowski parla di fallimento del regime capitalistico, di fallimento dei sistemi borghesi, carica un po’ troppo la nota della disinvoltura. Che sia proprio il bolscevismo, il quale ha dovuto consegnare i bilanci e chiedere l’apertura di fallimento del regime e liquidare tutti i principî, tutte le teorie, tutte le utopie come fondi di magazzino, che, pur mantenendo la vecchia ragione sociale «Al Paradiso comunista», ha dovuto per poter tirare avanti, e non essere costretto a chiudere completamente bottega, cambiare tutta la merce, riempiendo gli scaffali di teorie borghesi e di sistemi capitalistici.

Che sia proprio il bolscevismo che viene a parlar di fallimento borghese e a gridare sulla debacle capitalistica, questo è davvero un colmo di disinvoltura da parte del signor Rakowski, il quale finge di dimenticare (è forse il mestiere che lo esige) che mentre egli declama contro la borghesia e contro il capitalismo, dietro la tenda i suoi compagni stendono la mano alla borghesia e al capitalismo raccomandando abbondante elemosina. Gavroche

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