L'evento

Liam Gallagher è tornato a Knebworth

Doppio concerto da tutto esaurito per l'oramai ex fratello ribelle, in un luogo considerato sacro dai fan degli Oasis – E l'operazione nostalgia è perfettamente riuscita
Marcello Pelizzari
04.06.2022 21:22

È arrivato in elicottero, accompagnato dalla compagna e dalla madre. Quindi, è salito sul palco. Su quel palco. Liam Gallagher ha riabbracciato Knebworth. E viceversa. Ventisei anni dopo il doppio concerto che, di fatto, sancì la grandezza degli Oasis. La band, per quei pochi che non lo sapessero, in cui Liam è nato e cresciuto all’ombra (ma nemmeno troppo) del fratello Noel. E che allora si esibì davanti a 250 mila persone. 

«C’è qualche fan degli Oasis?» ha chiesto, non a caso, il nostro eroe. Con una buona dose di retorica, evidentemente. Seconda domanda: «Qualcuno che era qui nel 1996?». La risposta? Un boato, lungo, della folla. Come a suggerire che no, Liam Gallagher non era il solo «sopravvissuto» a fare ritorno in un luogo sacro per la cultura oasisiana. 

La scommessa vinta

In pochi allora, come hanno sottolineato i media britannici nel recensire la prima delle due serate, avrebbero scommesso sul fatto che Liam, a distanza di anni, sarebbe stato il primo dei fratelli Gallagher a far registrare nuovamente il tutto esaurito a Knebworth. E questo perché, secondo una certa narrazione, Noel era il cervello degli Oasis mentre Liam il volto sbarazzino, irriverente ma senza talento alcuno se non quella voce. 

In realtà, lo dimostra in particolare l’ultimo album da solista, C'mon You Know, in cui le influenze vanno ben al di là dei Beatles spesso citati in passato, Liam negli anni ha affinato non solo la sua comunicazione ma anche il cosiddetto songwriting. Pennellando canzoni degne del fratello, se non superiori. 

Di più, rispetto a Noel ha saputo sfruttare il passato, glorioso, degli Oasis. Nonché il rapporto, intimo e importante, che molte persone negli anni Novanta avevano instaurato con la band. Tant’è che, al netto del cinquantesimo compleanno oramai imminente, dei guai fisici e di un rapporto con il fratello oramai irrecuperabile, a Knebworth, ieri, è come se il tempo si fosse fermato. Gli occhiali da sole, la camminata dinoccolata, il parka bianco, gli insulti, il tamburello. Tutto come allora, già. Un’operazione nostalgia forse patetica vista con occhi oggettivi, ma tremendamente avvolgente per chi, a suo tempo, parafrasando Don’t Look Back In Anger aveva davvero affidato la propria vita a una rock and roll band. Per tacere dell'improvvisata sul palco di John Squire, storico chitarrista degli Stone Roses che ha prestato il suo talento per Champagne Supernova.

Cresciuti, ma…

Nel rivedere, via social, alcuni frammenti del concerto è stato interessante analizzare altresì il pubblico. Quel pubblico che, dal 1996 a oggi, ha scoperto la vita vera: matrimonio, figli, mutuo e via discorrendo. Ma che di fronte a certi pezzi si è lasciato andare, cantando a squarciagola con gli occhi al cielo. La setlist, d’altronde, era di quelle pesanti (in senso positivo): Hello, Rock ‘N Roll Star e Morning Glory volendo citare le più bastarde. Con il materiale solista capace di ritagliarsi un’accoglienza altrettanto entusiastica. 

Il tutto condito dall’impeccabile stile di Liam. Dal suo essere, nonostante l’età, ancora ragazzino nell’affrontare e sbranare il palco. C’è stato spazio altresì per le lacrime e per la commozione. Rock ‘N Roll Star è stata dedicata all’amico chitarrista Bonehead, vecchio compagno di sbronze e risse ai tempi degli Oasis. Proprio Bonehead avrebbe dovuto raggiungere Liam sul palco, ma attualmente sta combattendo contro un cancro alle tonsille. La vita vera, ancora. 

Il finale, manco a dirlo, è stato dominato da Wonderwall. L’ha cantata, con emozione altissima, Liam. L’hanno cantata le migliaia e migliaia di fans, uniti da un mare di pinte e da un abbraccio corale. Come ha fatto notare qualcuno, Knebworth 2022 è stata la cosa più vicina a una reunion degli Oasis. E ci voleva, eccome se ci voleva.