L'editoriale

Abbonati allo streaming e alla pigrizia

Perché accettiamo, senza discutere, i continui aumenti di prezzo degli abbonamenti alle piattaforme?
Paolo Galli
03.02.2024 06:00

«Devi assolutamente vederla. Ti piacerà di sicuro». Non è solo una questione di algoritmi. Le cosiddette «bolle» vengono definite anche da chi frequentiamo. C’è un «cosa» e c’è un «chi». E noi siamo la risultanza di questi fattori. Ciò che cerchiamo nel nostro tempo libero rientra in questo discorso. E allora ogni momento è segnato da una serie «da vedere», da quel particolare film che proprio non possiamo perderci.

Le piattaforme di streaming ci danno il ritmo da seguire, sembrano dettare ormai il nostro modo di usufruire non solo del vettore televisivo, ma anche del nostro tempo libero. Il «binge watching» – l’atto di perderci nelle serie tv per ore – ha rotto il fascino dell’attesa, ma ha anche cancellato il pudore, o per meglio dire l’educazione, nell’utilizzo del mezzo. Non c’è nessun obbligo di abbonamento. Nessuno ci mette spalle al muro. Ma in alcuni ambienti, in alcune «bolle» – interessante Baricco da Fazio, domenica scorsa, sul tema –, sembra quasi non esserci scelta.

In realtà, stringi stringi, è una questione di accidia, che si manifesta anche nei confronti dei continui aumenti di prezzo. Li accettiamo senza discutere. La rinuncia arriva in rarissimi casi. L’analisi di Moneyland.ch ha messo in luce tutta la serie di aumenti a cui siamo stati sottoposti negli ultimi anni. Un abbonamento a Netflix ci costa 24,90 franchi. Ma quanti di noi fanno un calcolo per stimare la spesa mensile in abbonamenti multimediali? Secondo lo studio, Netflix, nella sua forma standard, è cresciuto, in questi anni, del 47%. Disney Plus dell’81%. Ma osservando più da vicino gli abbonamenti «made in Switzerland», ci si accorge che il servizio di Swisscom Blue Sport è cresciuto del 67%, MySports del 20%. Gli appassionati di calcio o di hockey difficilmente rinunceranno a questi prodotti. Difficilmente diremo basta. E ciò anche se tali rincari surclassano inflazione e buon senso e, in alcuni casi, vanno ben al di là della qualità dei prodotti offerti.

È una forma sottovalutata di dipendenza, una pigrizia che rappresenta al meglio l’uomo e la donna moderni.

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