Diritti tv

Apple e Amazon all'assalto dello sport

Nella prossima stagione le Big Tech faranno sul serio anche in questo campo
Stefano Olivari
31.07.2022 16:29

Nell’immaginario collettivo del 2022 Apple e Amazon hanno poco a che fare con lo sport in diretta. Ma è anche vero che Apple e Amazon hanno sempre dimostrato di poterlo cambiare, l’immaginario collettivo. Per non parlare di Google e Facebook. Comunque nella prossima stagione le Big Tech faranno sul serio anche in questo campo: nuova vita per le grandi leghe sportive, possibile morte per le pay-tv tradizionali che sullo sport si sono sempre basate. 

La NFL

Apple e Amazon proprio in questi giorni si stanno contendendo il futuro del cosiddetto Sunday Ticket del football americano, che esiste dal 1994 ed ancora per questa stagione andrà in onda via satellite su DirecTV, di proprietà di AT&T. La storia è interessante perché il Sunday Ticket (in pratica tutte le partite NFL della domenica pomeriggio non disponibili sulle emittenti locali) al suo prezzo attuale, 1,5 miliardi di dollari all’anno, è un prodotto in forte perdita ma nonostante questo la lega vuole trarne per il futuro almeno 2,5 miliardi a stagione. Una pretesa che mette fuori gioco le televisioni tradizionali, free o pay che siano, ma che non sconvolge le Big Tech, che possiedono una liquidità tale da poter finanziare attività disastrose solo per buttare fuori dal mercato la concorrenza. Da ricordare che per la sola partita NFL del giovedì sera, quindi in totale 17 partite di stagione regolare, Amazon paga un miliardo all’anno. 

Soldi buttati

Per Roger Goodell, il commissioner della NFL, non è stato difficile scatenare un’asta, a cui per il momento stanno partecipando Apple, Amazon ed anche ESPN, la televisione sportiva di proprietà della Walt Disney che gioca su due tavoli (satellite e streaming) mentre Apple e Amazon sarebbero soltanto streaming. ESPN è un colosso, ma la televisione è la sua attività principale e non può operare in perdita, mentre Apple e Amazon sì. La favorita pare Apple, senza dimenticare che rischia di strapagare quasi il nulla visto che pochi giorni fa è stato lanciato NFL+, controllato direttamente dalla lega, che trasmette le partite in streaming ma solo su smartphone e tablet. I 2,5 miliardi all’anno sarebbero quindi soltanto per lo streaming di alcune partite domenicali in televisione, smart o non smart che sia, per tifosi di squadre non locali (coperte da altri contratti). Soldi buttati, a prima vista e anche alla seconda. In ogni caso la strategia di Apple ed ancora di più quella di Amazon è posizionarsi nel mercato dello streaming non per un utile nel breve periodo ma per poter diventare un riferimento e vendere così anche i servizi di altri, con una commissione del 15%. Lo sport diventa così un mezzo per coinvolgere persone ‘nuove’ nel proprio mondo, a qualsiasi costo. Tanto i soldi veri Apple li fa con gli smartphone e Amazon con il cloud. 

Il calcio

Uscendo dal football, discorso americanissimo anche se la NFL ha appassionati in tutto il mondo, bisogna dire che anche gli altri sport stanno mettendo in pratica lo stesso gioco: sfilare qualche miliardo alle Big Tech ma tenendosi gran parte degli introiti delle vecchie televisioni, non ancora fallite. Apple paga 250 milioni di dollari all’anno per i diritti del calcio MLS, oltre a 85 per due partite di baseball MLB il venerdì sera. Amazon ha offerto addirittura 100 milioni annuali per i diritti della Formula 1 negli USA, dove la Formula 1, fra l’altro controllata dagli americani di Liberty, è sempre interessata a pochissimi: 20 volte più del precedente contratto, soldi che non sono bastati perché alla fine i diritti sono andati a ESPN che aveva offerto poco meno. Alcune partite di Champions League si possono vedere su Amazon Prime in Italia e in Germania, dal 2024 anche nel Regno Unito, dove dal 2019 è stato abbattuto un altro muro con qualche partita di Premier League (nell’ultima stagione sono state 20) in diretta. L’azienda fondata da Jeff Bezos propone anche le partite di Ligue 1: 8 partite per turno, mentre le altre 2 sono su Canal+. Fuori dagli Stati Uniti il calcio è sempre stata quella che i dirigenti televisivi chiamano killer application, il prodotto che da solo genera abbonamenti e fa arrivare la gente sul canale facendole scoprire (in teoria) anche altri programmi, ed è proprio sul calcio che Amazon andrà con più forza, mentre la filosofia di Apple, anche nello sport, sembra più americana come gusti e pubblico target. 

Gli avanzi

Diciamolo: al momento le big tech si stanno accontentando degli avanzi, perché le leghe sportive per il loro streaming preferiscono affidarsi a broadcaster per così dire puri, come ad esempio DAZN, o a vecchi operatori televisivi che puntano sullo streaming, come Comcast (con Sky e Peacock) ed ESPN (con ESPN+), che ad Apple ed Amazon. Un po’ perché vogliono certezze sulla qualità del prodotto e molto perché in prospettiva tutte sognando di venderlo direttamente, il loro prodotto: meglio quindi invitare Apple e Amazon soltanto come ospiti a pagamento, senza però fargli occupare tutta la casa. Anche la NBA per il 2025, quando scadranno gli attuali contratti, è di questa idea. Per nulla toccata dalle grandi manovre è la televisione in chiaro, anzi, quasi tutti considerano fondamentale mantenere uno sbocco di questo tipo per aumentare il proprio pubblico potenziale: non ci si può appassionare a qualcosa che nemmeno si intravvede. 

I contenuti

Apple, Amazon, Google o Facebook. Sì, perché è impossibile non fare i conti anche con Google e Facebook: che nel mercato dei diritti sportivi hanno fatto poche incursioni, preferendo fornire partnership tecnologica a federazioni e leghe per ospitare gratuitamente le loro partite (quelle fuori diritti, ovviamente) e highlights. Certo quando ci sarà da guadagnarcie entreranno in gioco anche loro, così come magari una Netflix che non può ogni mese inventarsi uno Stranger Things o uno Squid Game. Di certo in un mondo con mille piattaforme il potere sarà sempre di più in mano a chi ha i contenuti.

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