Calcio

Il campanello e la rivalsa: «Una questione di attitudine»

Il pari in extremis contro il Grasshopper ha soddisfatto solo a metà il Lugano – Sabbatini: «Una lezione per il resto della stagione» – Aliseda: «Ora ho il futuro tra le mie mani»
Super «Nacho» indica la testa, a sottolineare il cambio di mentalità sul quale ha lavorato molto negli ultimi mesi, anche con uno psicologo sportivo. © Keystone/Samuel Golay
Nicola Martinetti
29.01.2023 21:22

Fissato nel gelo di Cornaredo, oltre al pareggio in extremis contro il Grasshopper, è rimasto pure un termine: «attitudine». A citarlo, nell’analisi bianconera della sfida contro le Cavallette, sono stati in diversi, e con più accezioni. Tra questi anche capitan Sabbatini: «No, l’esito del confronto, a conti fatti, non mi ha deluso. L’attitudine proposta nel primo tempo invece, quella in parte sì».

L’importanza di spingersi oltre

Già. Da calciatore navigato ed esperto qual è, «Sabba» è andato subito al punto, senza giri di parole. Rilevando, al termine di una partita che ha visto il suo Lugano meno ispirato del solito, la lezione più importante da trarre. «Questo è un club che punta in alto, che ambisce a fare bene - l’analisi del 34.enne -. Di conseguenza, in campo noi giocatori siamo chiamati a fare un passo in più. A spingerci oltre. Non credo che il pareggio con il GC, né tantomeno la prestazione offerta, rappresentino un campanello d’allarme. Al massimo mezzo, considerando la prova dell’avversario e la nostra reazione nel secondo tempo. I primi 45’ dovranno però fungere da insegnamento per il futuro, per il resto della stagione: se non diamo quel qualcosina in più, diventiamo una squadra normale». Tradotto: per concludere il campionato ai vertici, altri mezzi scivoloni come quello proposto contro gli zurighesi saranno difficilmente ammessi. Un concetto, questo, che il gruppo ha chiarito al suo interno già nell’intervallo di sabato. «Ne abbiamo parlato durante la pausa, non servirà dunque tornarci su. Ripeto, abbiamo comunque smosso la classifica con un punticino prezioso, mostrando una buona reazione. Sfruttando peraltro nuovamente la profondità della nostra rosa. C’è insomma anche del positivo da ritenere» chiosa il centrocampista bianconero.

La metamorfosi di «Nacho»

Il rovescio della medaglia rispetto alla precedente riflessione del capitano è il volto sorridente di Ignacio Aliseda, capace di distinguersi proprio per l’atteggiamento invocato da Sabbatini. Con la sua rete allo scadere Super «Nacho», ottimamente subentrato ad Amoura nella pausa, ha di fatto salvato un punto, diventando l’eroe della serata bianconera. «Un gol la cui valenza, al netto del contributo alla causa della squadra, è per me enorme soprattutto sul piano personale - racconta l’argentino -. Suggella infatti un lungo percorso che ho intrapreso come persona, oltre che come calciatore. Sì, negli ultimi mesi ho cambiato molto di me. In primis l’attitudine». Rieccola, la parola chiave. Questa volta però in ottica positiva. «Ho vissuto una fase delicata. A livello fisico ho accusato tanti problemi, ma è soprattutto sul piano mentale che ho sofferto. La cifra sborsata da Chicago per acquistarmi e le successive attese mi hanno destabilizzato. Invertire la rotta non è stato semplice, ma con l’aiuto di molte persone sento di esserci riuscito. In primis grazie alla mia famiglia, ma anche al lavoro svolto con un psicologo sportivo e con lo staff del Lugano». Ora, a suo dire, si è aperto un nuovo capitolo: «Per tutto questo tempo non ho mai pensato di andare via da Lugano, perché volevo dimostrare il mio valore. Attualmente siamo in due o tre a lottare per un posto sulla fascia e voglio giocarmi tutto. Anche perché finalmente, dopo tanto tempo, sento che il futuro è ora nelle mie mani».

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