La rivincita del calcio italiano: «Orgoglio e mosse oculate»

In sette sono partiti. E in sette, seppur con un paio di variazioni sul tema, sono ancora in viaggio. In corsa, per meglio dire, per la conquista delle tre coppe europee. Sì, i club italiani impegnati in ambito continentale stanno impressionando. Di più: solleticano sogni e fantasie dei rispettivi tifosi, danzando con la storia. Soltanto un’altra volta, infatti, era capitato che sette o più squadre di Serie A riuscissero ad accedere contemporaneamente agli ottavi di finale delle competizioni europee. Trentadue anni fa, nella stagione 1990/91, quando a farcela furono addirittura in otto. Cifre che la dicono lunga sul valore del cammino fin qui percorso al di fuori dei confini nazionali. Specie per un calcio, quello italiano, che negli ultimi anni, salvo alcune eccezioni estemporanee, aveva - e si era - abituato ad altro. «Eppure, per certi versi, quanto accaduto finora era quasi prevedibile. Almeno, io un po’ me l’aspettavo - ci confida il giornalista Paolo Condò, attivo per Sky Sport, Repubblica e Rivista Undici -. Magari con un paio di sfumature negative in più, ma altresì la medesima sostanza».
Spirito di rivalsa
Il perché, a suo dire, è presto spiegato. E fornisce una risposta al quesito più logico: sono i club di Serie A - Inter, Milan, Napoli, Juventus, Roma, Fiorentina e Lazio - ad aver fatto meglio del previsto, o quelli degli altri Paesi ad aver reso sotto le aspettative? «Parliamo di un’annata particolare, fortemente segnata dal Mondiale in Qatar - prosegue il nostro interlocutore -. Il quale, è lì da vedere, ha creato notevoli sconquassi nei vari campionati. Cito un esempio su tutti, quello del PSG, che in casa si ritrova tanti protagonisti della manifestazione iridata. Tre in particolare: Messi, Neymar e Mbappé. Lo stesso tecnico dei parigini Christophe Galtier, in tempi non sospetti, aveva menzionato il suo timore per le possibili ripercussioni che il torneo qatariota avrebbe potuto avere sull’avvio di 2023 della sua squadra. E in effetti, tra Champions e competizioni nazionali, i risultati sono lì da vedere. Ecco, da questo punto di vista la Serie A, in generale, ha vissuto una dinamica diametralmente opposta. L’assenza della Nazionale italiana alla Coppa del Mondo - per colpa vostra (ride, ndr) - ha permesso a tanti club di lavorare con grande serenità. In primis penso ovviamente a tutti i calciatori italiani, peraltro feriti nell’orgoglio e quindi animati da fame e spirito di rivalsa. Ma anche a quelli a loro volta non presenti alla manifestazione iridata. Cito i due trascinatori del Napoli, Kvaratskhelia e Osimhen, costretti a seguire il Mondiale dal divano di casa. Si può dire che si è creata una sorta di costellazione ideale affinché così tanti club riuscissero ad approdare agli ottavi. Resa ulteriormente appetibile da diversi sorteggi favorevoli. Per rispondere al tuo quesito iniziale, a mio avviso le squadre italiane hanno saputo approfittare del momento. E questa è una qualità».


Scelte ragionate
Onore al merito, dunque. Soprattutto a quello dei vari direttori sportivi, che nonostante delle sessioni di mercato in tono minore - nell’ultima finestra invernale la Serie A non era nemmeno tra le dieci leghe più «spendaccione» - hanno saputo individuare le soluzioni giuste per essere competitivi anche in Europa. «L’esempio virtuoso è quello del Napoli - rileva Condò -, che pur abbassando del 30% il suo tetto stipendi ha saputo pescare un fuoriclasse sconosciuto come il già citato Kvaratskhelia, spendendo poco. La via imboccata, un po’ da tutte, è dunque stata quella delle mosse oculate. Delle spese ragionate. Senza fare follie, bensì esaltando la competenza degli uomini di mercato». In chiusura, una domanda a bruciapelo: quante delle sette compagini ancora in corsa approderanno ai quarti? «Dico cinque su sette, ma non quali!» chiosa Condò ridendo.