Il caso

«Noi giocatori abbiamo paura e preferiremmo non andare in Israele»

Nemmeno il tempo di digerire il 2-1 incassato contro il Lucerna ed è già tempo di Conference League – Ma Reto Ziegler non ci sta: «Spero che la partita venga spostata altrove»
Nicola Martinetti
07.08.2022 22:45

Il 21 aprile scorso, nella magica notte della semifinale di Coppa Svizzera, Zan Celar aveva segnato due rigori al cospetto di Marius Müller. Oggi, in una sorta di rinnovato duello tra i due, lo sloveno si è invece fatto ipnotizzare dal portierone tedesco. E il suo Lugano ha finito con l’uscire nuovamente sconfitto dal campo. «In quell’occasione mi era andata bene, stavolta invece non sono riuscito a sorprenderlo. Peccato» ha commentato il numero nove al termine del confronto. E in fondo, racchiusa nelle sue parole, c’è la fotografia del difficile inizio di stagione dei bianconeri.

Crescere un passo alla volta

Già. Volendo sintetizzare, le certezze che fino a qualche mese fa hanno spinto il Lugano fino alla conquista della Coppa Svizzera, oggi non sono più necessariamente tali. E il gruppo, parzialmente rifondato dopo i significativi addii al termine dello scorso campionato, rimane tuttora alla ricerca della sua nuova identità. Un processo che, complice un avvio di stagione ricco di impegni, è fin qui parso inconcludente. Condito da quattro sconfitte in cinque partite e una sfilza di reti concesse per errori evitabili, anomali rispetto al recente passato. «Sono d’accordo in parte - rileva al proposito Mattia Croci-Torti, commentando il 2-1 incassato al cospetto del Lucerna -. Effettivamente stiamo concedendo diverse reti per disattenzioni che non dovremmo commettere, figlie a mio avviso di una normale mancanza di sinergie all’interno di un gruppo che sta imparando a conoscersi. Nel caso specifico della sfida contro la squadra di Frick, penso ad esempio all’1-0 di Dorn nato da un nostro appoggio sbagliato. Ma in queste settimane ho visto una squadra che ha pian piano iniziato a registrare alcuni aspetti del suo gioco. Mi riferisco alle palle ferme e ai cross, che ci avevano fatto male in occasione delle prime uscite. Vedo insomma dei progressi, dei piccoli passi avanti che riusciamo a compiere di partita in partita, al netto della stanchezza che inevitabilmente si sta accumulando in questo tour de force di due settimane».

Incerta la trasferta in Israele

Resta il fatto che dopo quattro turni di campionato, i bianconeri sono sempre fermi al successo ottenuto a Winterthur, nell’unico match che ha fruttato dei punti. E dopo il 2-0 incassato a Cornaredo nella sfida d’andata, anche il terzo turno preliminare di Conference League contro il Be’er Sheva rischia di non regalare soddisfazioni a Ziegler e compagni. «Non è però il momento di puntare il dito contro qualcuno - ha rilevato il numero tre dei sottocenerini, che oggi ha provato a prendere per mano la squadra con una splendida rete su punizione -. Anzi, dobbiamo ricompattarci e guardare avanti a testa alta. Io credo ancora nel passaggio del turno, possiamo rimontare l’Hapoel. Anche perché fisicamente, come si è visto nel secondo tempo contro il Lucerna, possiamo ancora dire la nostra».

Intanto rimane aperta la questione in merito a dove si terrà la sfida di ritorno contro gli israeliani. In seguito alla recente escalation di violenza nello Stato ebraico, l’UEFA si pronuncerà domani in merito a un possibile cambio di sede. La federazione locale ha indicato Haifa e Netanya quali possibili alternative, poiché situate nel Nord del Paese e quindi lontane dal conflitto. Ma l’ultima parola spetta alla federazione continentale. «Noi giocatori abbiamo paura e preferiremmo non andare in Israele - ha però sottolineato Ziegler -. Spero che la partita venga spostata altrove, in un luogo sicuro. È un match importante, ma la vita e la nostra incolumità lo sono molto di più. Non c’è alcun bisogno di assumersi dei rischi inutili».

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