Serie A

Le giravolte di Lukaku e Cuadrado: ma tradire è ancora possibile?

La trattativa dell’ex nerazzurro con la Juventus e il passaggio del bianconero all’Inter stanno accedendo il mercato e infiammando i tifosi - Aldo Serena passò a sua volta da un club all’altro, vestendo pure le maglie di Milan e Torino: «Le promesse d’amore, nel calcio, non hanno senso»
Ci eravamo tanto amati. © REUTERS/Marco Alpozzi
Massimo Solari
17.07.2023 19:30

Sono diverse le attività sconsigliate in queste ore canicolari. Della serie: occhio a scaldarsi inutilmente. Già. Peccato che per i tifosi di Inter e Juventus la situazione sia oramai irreversibile. Giornali, portali e soprattutto social media, sono vettori infiammabili. Dei quali non si riesce a fare a meno. E così, a ogni articolo o post la temperatura sale. Ci si scotta. Ci si arrabbia. Perché no, Romelu Lukaku (forse) in bianconero e Juan Cuadrado in nerazzurro (veramente) proprio non hanno ragione d’esistere. Poco importa se quello in corso sia il mercato estivo dell’opportunismo. Dell’immoralità, anche, di fronte alle vagonate di milioni offerte dell’Arabia Saudita. Nel caso dell’attaccante belga e dell’esterno colombiano i limiti della decenza sarebbero stati in qualche modo superati. Sulle spiagge e al bar non si parla d’altro. E, per certi versi, fa sorridere.

«Il belga non è stato chiaro»

«Ma il tifoso è irrazionale per sua natura. E il suo risentimento, per quello che viene ritenuto un tradimento, è naturale. Quasi comprensibile, oserei dire». A sostenerlo, da noi contattato, è Aldo Serena, a cui la veste di «doppio ex» va decisamente stretta. Di trasferimenti ad alto rischio, negli anni Ottanta e Novanta, l’attaccante italiano ne conobbe a ripetizione: dall’Inter al Milan e viceversa. E poi i gol al servizio del Torino, persino contro la Juventus, prima di abbracciare la Vecchia signora e, tra le tante, trafiggere la porta granata. «A differenza di quanto successo con Lukaku, però, io ho sempre giocato a carte scoperte. Insomma, non sono mai stato ambiguo» tiene a sottolineare il 63.enne di Montebelluna, 85 reti in 255 apparizioni in Serie A. «Le parole - dice - hanno ancora un valore. E nel calcio moderno, soprattutto nel calcio moderno, determinate affermazioni andrebbero bandite. Affermare “io alla Juve non andrò mai” è stato un errore. Ed è il principio da cui la discussione su Lukaku deve prendere le mosse». Nella vita di un giocatore, detto altrimenti, le porte girevoli sono - o possono essere - una costante. «Tutto va molto in fretta e questi tentativi di aggraziarsi i tifosi lasciano il tempo che trovano» insiste Serena. Per poi affrontare la questione da un’altra prospettiva: «Per il belga, la panchina nella finale di Champions League ha costituito una delusione enorme. E, tra l’altro, sono fra quelli che avrebbe puntato su di lui e non su Dzeko dal primo minuto. Che il rapporto con l’Inter e Simone Inzaghi non fosse più ottimale, o che Lukaku fosse aperto ad altre soluzioni una volta rientrato al Chelsea, erano quindi scenari da mettere in conto. O meglio, il giocatore doveva metterli in conto e chiarirlo con la dirigenza nerazzurra. Ecco: se fosse stato trasparente, a Romelu non si sarebbe potuto imputare nulla. Non in questo universo volubile e segnato da cambiamenti repentini». Non è andata così, anzi. «Nonostante il legame di lunga data, Lukaku è sparito per una settimana. Capite che dal profilo umano e relazionale si è trattato di un autogol clamoroso».

A Torino non mi hanno ancora perdonato il passaggio alla Juve: io, però, non sono mai stato ambiguo
Aldo Serena, ex attaccante italiano

Il privilegio degli attaccanti

Serena, suggerivamo, ha dovuto gestire diversi cambi di maglia delicati. «I tifosi del Torino non mi hanno ancora perdonato il passaggio alla Juventus. E sono trascorsi quasi 40 anni. Io, però, ho sempre cercato di comportarmi bene. Di dare tutto per qualsiasi club. Seppur, in determinate circostanze, non è stato semplice. All’epoca, il mio cartellino era in mano all’Inter. Che in quell’occasione, una volta terminato il prestito in granata, decise di consegnarmi ai bianconeri per avere in cambio Tardelli. Non potevo dire di no. Non avrebbe avuto senso. L’importante, e lo sottolineo, era muoversi con rispetto. Verso ciascun interlocutore». L’andata e ritorno tra San Siro e Olimpico, al contrario, non generò particolari scossoni. «Noi attaccanti abbiamo un piccolo privilegio» rileva al proposito l’ex nazionale azzurro. «Segnando a inizio stagione, possiamo conquistare immediatamente i tifosi. E al contempo far scordare il passato». Forse succederà anche con Romelu alla Juve, malgrado gli ululati razzisti d’inizio aprile allo Stadium o i cori «noi Lukaku non lo vogliamo» intonati in queste ore.

Lo specchio del campionato

L’avventura all’Inter di Cuadrado, invece, appare bollata in partenza. Vuoi per la rissa con Handanovic nella finale di Coppa, vuoi per i tanti comportamenti truffaldini nei derby d’Italia. «L’accesa diatriba che avvolge il caso di Cuadrado, 35 anni, e Lukaku, reduce non esattamente dalla migliore stagione, è un po’ lo specchio della Serie A» osserva Serena. «Ai miei tempi, le discussioni di mercato relative alla Serie A interessavano quantomeno i migliori giocatori al mondo. Oggi la forza economica e l’attrattività di altri campionati, Premier, Liga e ora pure Saudi Pro League, impone invece altri temi». Che scaldano. Fanno arrabbiare. «E se il cuore del calcio continua a battere, in fondo, è anche per questo motivo» conclude.

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