«Lugano, ascoltaci: ecco come si segna al Besiktas»

Uno, partendo dal campetto delle Semine, è diventato tra gli attaccanti più forti della Nazionale rossocrociata. L’altro, che dal Ticino è stato adottato, ha fatto sognare una generazione di tifosi rossoblù. Kubilay Türkyilmaz ed Ercüment Şahin hanno segnato gli anni Novanta a suon di reti. In Svizzera. Ma non solo. Nel 1995 si sono sfidati anche nel massimo campionato turco, il primo da giocatore del Galatasaray, il secondo quale prima punta del Bursaspor. Entrambi, poi, hanno affrontato il Besiktas, prossimo avversario del Lugano in Conference League. Sì, gli ex attaccanti conoscono le «Aquile nere». E soprattutto l’ambiente infuocato che, domani sera, accoglierà i bianconeri.
Uno stadio? No, una bolgia
«Se è vero che si giocherà in uno degli impianti più rumorosi al mondo? Rumoroso è rumoroso» conferma Kubi, che all’epoca ebbe a che fare con il vecchio stadio BJK İnönü. Sulle sue fondamenta - tra il 2013 e il 2016 - è stato eretto il Vodafone Park. «La sua acustica può intimorire. Basti pensare al caso di Timo Werner, che nel 2017 - nella sfida di Champions tra Lipsia e Besiktas - prima chiese dei tappi per le orecchie, poi si fece sostituire alla mezzora».
Şahin conferma: «Ieri, come oggi, parliamo di uno stadio impressionate. Avvolgente. E caldissimo». Türkyilmaz, ad ogni modo, tiene a precisare: «Il pubblico fa naturalmente leva su questo fattore. Ma, dopo tutto, è solo rumore». Di più: da atout, il tifo dei sostenitori del Besiktas potrebbe trasformarsi in zavorra. Le «Aquile nere», sottolineano al proposito i nostri interlocutori, non hanno iniziato nel migliore dei modi la stagione. «L’approccio alla gara, dunque, conterà tantissimo» rileva Türkyilmaz: «Gli uomini di Mattia Croci-Torti dovranno riuscire a non farsi travolgere dal contesto. E dal ritmo intenso che la formazione di casa conferirà ai primi minuti della partita». Reggere, appunto, potrebbe cambiare l’inerzia del match. Ne è convinto Şahin: «Il Besiktas sta vivendo una mini-crisi in campionato. I punti di distacco dal Fenerbahçe, primo in classifica, sono già 8. Tantissimi dopo appena sette giornate. È vero, nel weekend è arrivata una vittoria. Ma i problemi non sono mancati. E a fronte delle aspettative elevate dei tifosi - non battersi per il titolo è inammissibile - faticare a mettere sotto pure il Lugano potrebbe far cambiare il vento al Vodafone Park». Sabbatini e compagni, suggerisce l’ex Chiasso, «devono resistere per 20-30 minuti. Dopodiché il pubblico potrebbe iniziare a rumoreggiare, spostando la pressione dagli ospiti ai propri beniamini».


Il santone in declino e il bomber
Nell’area tecnica riservata ai bianconeri si muoverà, al solito, un tarantolato Mattia-Croci Torti. Poco più in là, Şenol Güneş cercherà invece di far valere il suo ascendente. «Come Fatih Terim, è un allenatore-simbolo in Turchia» indica Türkyilmaz, rammentando il terzo posto conquistato ai Mondiali del 2002 alla guida della nazionale. «Ma, a fronte dell’avvio complicato nella Süper Lig, anche Güneş è sotto pressione. Al momento, è forse il tecnico più anziano del torneo. L’ultimo, ancora attivo, della vecchia guardia. Una nuova generazione di allenatori si sta facendo largo in Turchia». E a confermare il declino di quello che era considerato alla stregua di un santone, in fondo, c’è la seconda esperienza alla testa della nazionale, macchiata da un Euro 2020 fallimentare. Già. Della rosa a disposizione al Besiktas, tuttavia, non si può far finta di nulla. Anzi. «Vi sono individualità importanti» conferma Şahin, concentrandosi su un nome: «Vincent Aboubakar è in grande forma. Non è più giovanissimo, ma continua a segnare e incidere con regolarità. Diciamo che se la difesa del Lugano riuscisse a contenerlo, avrà fatto il 50% del lavoro». Ercüment, quasi 80 gol tra Chiasso e Zurigo, parla per esperienza. «Anche in Turchia ho segnato a quasi tutte le squadre. Mi è mancato solo il Galatasaray», afferma con un pizzico di amarezza, lui che da piccolo tifava Fenerbahçe. La rete contro il Besiktas, quella, data 14 aprile 1996. «E certo che segnare contro i club di Istanbul aveva un valore particolare. Dopo quel gol, non a caso, venni convocato dalla Turchia». L’apice, nonché il giusto premio, per un attaccante intrattabile. Dalle compagini del Bosforo, tuttavia, nessuna chiamata. «Ciò non significa che non ci furono contatti, anzi» puntualizza Şahin. «Di trattative, quando militavo nelle Zurigo, ve ne sono state ogni anno. Il presidente Sven Hotz, però, chiedeva 1 milione di franchi. E, negli anni Novanta, una cifra del genere era eccessiva anche per società come Fenerbahçe, Besiktas e Galatasaray».


Aristocrazia e popolo
Al «Gala» Türkyilmaz riuscì ad arrivare nell’agosto del 1993. Ma le sue statistiche non raccontano di reti al Besiktas. «Come no?! Il primo gol da giocatore del Galatasaray lo firmai proprio contro di loro» esclama Kubi. Urca. «Anche se, invero, si trattava di un torneo pre-campionato» ammette in seconda battuta il diretto interessato. Che l’aria e le rivalità di Istanbul, ad ogni modo, le ha respirate a pieni polmoni. «Prima parlavamo del fattore stadio. Ai miei tempi, i giocatori avversari venivano presi di mira non appena arrivati in aeroporto». Figuriamoci la tensione in occasione di un derby. «Il Galatasaray è il club aristocratico della città. Fenerbahçe e Besiktas, invece, sono ritenute le squadre del popolo». E in ballo, va da sé, non vi sono solo 3 punti. «Quando vestivo la casacca del Gala, giocare in Europa ti rendeva una sorta di ambasciatore. Del club e del Paese. Fare meglio dei cugini sul palcoscenico internazionale, inoltre, è sempre stata una questione d’orgoglio».