Hockey

Ora Kienzle gioca con cuffie e microfono: «Mi aspettavo un derby più intenso»

Intervista all'ex difensore di Lugano e Ambrì Piotta, nuovo commentatore tecnico per MySports: «Un ruolo che mi diverte moltissimo»
Fernando Lavezzo
28.09.2022 16:40

Chi ha seguito il derby di ieri su TeleTicino o su MySports, ha potuto apprezzare un nuovo commentatore tecnico: Lorenz Kienzle. L’ex difensore di Lugano e Ambrì Piotta ci racconta le sue sensazioni.

Lorenz, come sei diventato commentatore televisivo? E come ti sei trovato in questo ruolo?

«È stato Angelo Chiello, telecronista e responsabile di MySports per la lingua italiana, a chiedermi di fargli da spalla durante i quattro derby stagionali. Diceva che ero la persona giusta, visti i miei trascorsi in entrambe le squadre ticinesi. All’inizio non ero molto convinto: avevo un po’ di timore, soprattutto perché l’italiano non è la mia lingua madre. Dopo averci pensato, però, ho deciso di buttarmi. Sabato sera ho fatto una sorta di riscaldamento, commentando la sfida della Cornèr Arena tra Lugano e Losanna. Nel primo tempo mi sono sentito un po’ impacciato, timido, poi mi sono sciolto. Ieri alla Gottardo Arena è andata molto meglio. Confesso che questo ruolo mi sta piacendo tantissimo, mi sono divertito. A volte mi è mancata la parola giusta, quella che in tedesco avrei sparato al volo, ma me la sono cavata. Ho ricevuto tanti riscontri positivi, alcuni amici mi dicono che ho un futuro. Vedremo, non mi monto la testa».

Quanto è difficile giudicare gli ex colleghi, molti dei quali sono stati tuoi compagni di squadra?

«Ho cercato di essere sempre positivo, costruttivo e corretto, sottolineando le cose belle ed evitando di criticare apertamente un singolo individuo. Mi sembra un modo più sano di vivere e raccontare lo sport».

Che derby hai visto?

«A livello di intensità è stato deludente. Mi aspettavo più emozioni, sia in pista, sia sugli spalti. Ripensando alla mia esperienza, ricordo dei derby molto più tesi, più accesi. Martedì era tutto un po’ moscio. Chissà, forse la vecchia Valascia contribuiva maggiormente a creare la giusta atmosfera. O forse l’aumento degli stranieri ha tolto un po’ di tensione e di coinvolgimento. Anche il gioco sta cambiando, con sempre più possesso del disco e meno battaglie negli angoli. Ho visto pochissimi check e quasi nessuna scaramuccia davanti alle due porte. Una volta ci si provocava praticamente ad ogni cambio. Peccato, perché il derby ticinese si nutre di emozioni forti. Confido nel prossimo».

Il Lugano si giocava già tantissimo dopo un inizio di stagione da dimenticare. Come lo hai visto?

«Nonostante la grande pressione, i bianconeri hanno risposto nel migliore dei modi. Non sono stati perfetti, però hanno giocato bene. Sicuramente meglio rispetto alle uscite precedenti. Hanno zittito le critiche, almeno per qualche giorno».

Chi ti ha colpito maggiormente nel Lugano?

«Sono rimasto impressionato da Mikko Koskinen. Un acquisto fantastico. Nella storia moderna, ritengo che sia il miglior portiere ad aver indossato la maglia bianconera. In proiezione, Merzlikins diventerà probabilmente più forte del finlandese, ma ai tempi di Lugano Elvis era ancora molto giovane e non era sui livelli attuali di Koskinen. Mi è piaciuto anche Marco Müller, un ragazzo che conosco bene anche personalmente. Con due belle intuizioni, ha propiziato le prime due reti. Oltre ad avere talento, Mullo è anche un gran lavoratore. Sa fare bene tutte le piccole cose che servono per vincere. In questo primo scorcio di stagione, è stato tra i migliori dell’HCL».

Che dire, invece, dell’Ambrì Piotta? Cosa non ha funzionato?

«Ho visto una squadra sottotono rispetto alle prime partite di campionato. Hanno tutti giocato con una marcia in meno rispetto al loro potenziale. Mi sento di spendere una buona parola per Rocco Pezzullo: il giovane difensore ticinese ha avuto un inizio di partita difficile, ma è cresciuto sull’arco del match. Tra i più positivi metto anche il topscorer André Heim: si è confermato un trascinatore. Gli stranieri, per contro, si sono visti pochissimo».

I leventinesi hanno perso dodici degli ultimi tredici derby. Possiamo parlare di blocco mentale?

«So perfettamente cosa significa prepararsi per un derby. I giocatori conoscono bene queste statistiche e sono sicuro che ne hanno parlato tra di loro, in spogliatoio, prima e dopo la gara. Non so se si possa definire un vero blocco mentale, ma da qualche parte nel cervello tutte queste sconfitte rimangono registrate».

Torniamo a parlare di te. Sei ufficialmente un ex giocatore o ci stai ancora pensando?

«Basta, ho smesso. Avevo ancora due anni di contratto con il Visp, ma ho dato le dimissioni. Volevo tornare in Ticino, stare con la mia famiglia. Appena rientrato, ho cominciato a lavorare in banca al 50%, una percentuale che spero di poter aumentare prossimamente. In estate ho anche avuto la possibilità di allenarmi con i Ticino Rockets: mi sarebbe piaciuto giocare con loro ancora un annetto o due, per poter uscire più gradualmente dal mondo dell’hockey. Purtroppo, però, il club vallesano non ha accettato di liberare la mia licenza. Preferisco non entrare nei dettagli della questione, ma è una decisione che proprio non capisco. Il Biasca non è in concorrenza diretta con il Visp, né a livello economico, né a livello sportivo. Peccato, ma in fin dei conti va bene anche così».

Quindi sei sereno?

«Serenissimo. Mi sono ritirato senza grandi proclami, proprio come mi sono sempre ripromesso di fare. All’inizio è stato un po’ strano, non ero abituato ad avere tutti i weekend liberi. È bellissimo poterli trascorrere a casa, con i miei affetti. Mi sforzo per mantenermi in forma, faccio esercizio fisico tre o quattro volte alla settimana. L’unica cosa negativa è che in cantina ho quindici bastoni e due paia di pattini nuovissimi. Mi rode, perché ho speso tanti soldi e adesso sono lì fermi a prendere polvere. Se qualcuno volesse comprare due o tre bastoni right me lo faccia sapere... (ride.)».

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