Hockey

Reto Suri: «Vogliamo scrivere la storia»

L'attaccante dello Zugo lancia la semifinale contro il Ginevra che scatta venerdì alle Vernets: «Dopo due titoli, abbiamo ancora fame»
© KEYSTONE / URS FLUEELER
Flavio Viglezio
30.03.2023 22:30

Due anni fa, quando lo Zugo festeggiava il suo primo titolo svizzero dal 1998, Reto Suri vestiva la maglia del Lugano. Dodici mesi fa è stato costretto a festeggiare il bis dei Tori dalle tribune, dopo un infortunio ad un ginocchio che lo ha tenuto a lungo lontano dal ghiaccio. Il 34.enne attaccante si augura di vivere dei playoff da protagonista dall’inizio alla fine. «Tornare in forma – spiega Suri – è stato tutt’altro che evidente. Ho faticato moltissimo – più di quanto pensassi – ha ritrovare ritmo e sensazioni. Sapevo a cosa sarei andato incontro dopo l’infortunio, ma non credevo di dover penare così tanto». Ora le cose vanno decisamente meglio: «Sì, diciamo che a partire dallo scorso mese di febbraio ho iniziato a sentirmi ogni giorno un po’ più in forma. Il molto lavoro svolto ha pagato, insomma».

Tra alti e bassi

Un po’ come lo Zugo – protagonista di una stagione regolare fatta di alti e bassi – Suri non ha mai mollato: «Ho lottato per tornare ai miei livelli e questi playoff sono una sorta di ricompensa, per me». Meno offensivo rispetto a qualche anno fa, l’attaccante si è ritagliato uno spazio importante nella linea completata da Sven Leuenberger e Justin Abdelkader: «Cerco di fare esattamente ciò che mi chiede il nostro coach e ritengo che il nostro terzetto abbia svolto un buon lavoro nei quarti di finale contro il Rapperswil. In cinque contro cinque Dan Tangnes ci ha spesso mandato in pista contro la linea di Roman Cervenka, la più pericolosa dei Lakers».

La sfida con i sangallesi non è stata una passeggiata per i campioni svizzeri in carica. Il Rapperswil ha portato lo Zugo fino alla sesta partita: «Ma sapevamo benissimo che non sarebbe stato evidente eliminare il Rappi. D’altra parte non hanno chiuso la regular season al terzo posto per caso. Eravamo coscienti che, per passare il turno, avremmo dovuto giocare il nostro miglior hockey. Ci siamo riusciti, anche se non sempre, ma alla fine ci siamo meritati l’accesso alle semifinali».

Recuperi fondamentali

E pensare che, nel corso della stagione regolare, ad un certo punto si è pensato ad uno Zugo costretto a disputare i pre-playoff: «Abbiamo vissuto un campionato di alti e bassi, in cui abbiamo faticato oltre misura a trovare la giusta costanza di rendimento. Fortunatamente, nella fase finale della regular season, abbiamo potuto recuperare alcuni elementi chiave che erano rimasti fuori a lungo a causa di infortuni: penso in particolare a Gregory Hofmann e a Niklas Hansson. Abbiamo ritrovato una certa profondità nel nostro line-up e questo ci ha aiutato a riprendere quota».

Sulle orme di Lugano e Kloten

Sbaglia, insomma, chi pensa che lo Zugo – dopo due titoli nazionali di fila – non abbia più la stessa fame di successi. Suri se la ride: «La fame, lo posso assicurare, è sempre la stessa. Anche e soprattutto perché abbiamo la possibilità di scrivere la storia dell’hockey svizzero. Dall’introduzione dei playoff, solo Lugano e Kloten sono riusciti a vincere tre campionati consecutivi. Ed è un exploit che non si verifica più dal 1996, anno dell’ultimo titolo degli ‘‘aviatori’’. Sarebbe fantastico poter alzare nuovamente la coppa al cielo, ma siamo coscienti che l’avventura in questi playoff è appena cominciata. Un eventuale nuovo trionfo è insomma ancora lontanissimo. Ora ci aspetta il Ginevra, la squadra che ha vinto la regular season: sappiamo che il compito che ci attende sarà tutt’altro che facile. Ma siamo anche consapevoli dei nostri mezzi. Ci sono squadre che, in passato, l’anno dopo aver vinto il campionato non si sono nemmeno qualificate per i playoff. Noi, quando era importante farlo, abbiamo sempre tirato fuori il carattere».

Nessuna stanchezza

Si è sempre parlato tanto degli stranieri del Ginevra, ma a fare la differenza nel quarto di finale contro il Lugano, sono stati i giocatori svizzeri: i vari Richard, Karrer, Le Coultre o Jooris. «Il Servette è una squadra solida e compatta, che può contare su quattro blocchi estremamente equilibrati. Conosciamo tutti il valore dei suoi stranieri, ma effettivamente contro il Lugano anche gli svizzeri si sono messi in particolare evidenza. C’è sempre stato qualcuno in grado di alzare il suo rendimento, da una sfida all’altra. Ed è un po’ ciò che è successo a noi contro il Rapperswil».

Il Ginevra rischia forse di pagare un po’ le energie spese nella serie con il Lugano, tra lunghissime trasferte e partite sempre molto tirate: «Non penso, o almeno non nelle prime sfide di questa semifinale. Si parla spesso di fatica, nei playoff, ma si dimentica che questo per noi giocatori è il periodo più bello della stagione. L’atmosfera sugli spalti, le emozioni e la motivazione aiutano a superare la stanchezza. Sono certo che si affronteranno due formazioni pronte a tutti i livelli, sia fisico sia mentale».

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